Alberto GARUTTI //// l’arte pubblica a MILANO, la città fatta di RELAZIONI e SCAMBI

backstage alberto garutti

Alberto Garutti è un artista visivo che rappresenta Milano da diversi anni e che, nel 2012, in vista di Expo2015, ha realizzato un’opera per la piazza Gae Aulenti come tributo alla città. La sua prima grande opera pubblica per Milano. Ma da tempo, per chi arrivava da fuori città, l’impatto con Garutti era immediato: sulle banchine della stazione di Cadorna si trova infatti, impressa su cemento, una scrit“Every step I have taken in my life has led me here, now”ta Every step I have taken in my life has led me here, now”Every step I have taken in my life has led me here, now / Ogni passo che ho fatto nella vita mi ha portato qui, adesso.
R.F. “Alberto, le didascalie sono parte fondamentale del tuo lavoro. I tuoi titoli, infatti, raccontano già l’opera. E’ una chiave di lettura?”
A.G. “I miei titoli sono narrazione dell’immagine, o rappresentano la narrazione di qualcosa che c’è stato, una storia accaduta. Una didascalia come “Quest’opera è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che in questo piccolo teatro si innamorarono” che feci a Peccioli, in Toscana nel 1997, racchiude già molto: è un’azione all’interno del contesto storico e culturale di una piccola città per rivalutare un luogo abbandonato e che ha ripreso vita attraverso una dedica. L’importanza della didascalia è ironicamente presente nel titolo della mia personale al Pac di Milano nel 2012, Didascalia/Caption. Io voglio che sia sempre presente”.
R.F. “E’ un modo per spiegare le opere d’arte?”
A.G. “Le opere d’arte non si spiegano. Ciò che più conta nell’arte è la misteriosità dell’evento visivo”.
R.F. “Tu hai sempre interagito con tematiche diciamo popolari confrontandoti con il contesto in cui lavoravi. A Milano l’opera in piazza Gae Aulenti nella zona di Porta Nuova, ne è un esempio?”
A.G. “Certo. Già il titolo è chiaro: Questi tubi collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città”.
R.F. “Che cosa racconta quest’opera?”
A.G. “E’ un lavoro sul tema del pettegolezzo. Sulle chiacchiere. Le città hanno un’anima e questi tubi penetrano nella piazza come le vene di un corpo, in questo caso di un corpo architettonico. E si diramano sotto l’architettura. Le città sono fatte, come sappiamo, di strade e di piazze, ma soprattutto di sistemi di relazioni”.
(da Mi-Tomorrow, 27 maggio 2015)

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