Artisti nello spazio |La Fondazione Rocco Guglielmo di Catanzaro prosegue il ciclo espositivo iniziato con la rassegna sul cinema d’artista dal titolo Lo sguardo espanso. Questa volta i tre curatori Marco Meneguzzo, Bruno di Marino e Andrea La Porta mettono in mostra – fino al 29 dicembre – Artisti nello spazio. Da Lucio Fontana a oggi: gli ambienti nell’arte italiana. Quaranta artisti in quaranta stanze all’interno del Complesso monumentale di S. Giovanni con un tributo iniziale di video e fotografie a Mimmo Rotella, nato a Catanzaro.
Con un’ampia selezione, da Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè, 1899) a Manfredi Beninati (Palermo, 1970), “Artisti nello spazio” propone un fitto percorso cronologico di ambienti d’artista costituiti da luce, buio, colori, fotografie, rumori, suoni, materiali diversi e video. In mostra artisti italiani che, dagli anni Sessanta a oggi, hanno lavorato sul concetto di “ambiente”, creando spazi diversi ma in relazione tra loro all’interno del percorso espositivo, attraverso materiale fotografico di documentazione per alcuni, e di rielaborazione dello spazio per altri. Immagini di repertorio per Giulio Paolini, dove è possibile ripercorrere opere come Lo spazio, e poi per Pino Pascali, Piero Gilardi, Alik Cavaliere. Una stanza è dedicata a Claudio Abate, unico fotografo in mostra, con immagini a partire dal ‘69 che rappresentano opere di artisti come De Dominicis e Kounellis. La rielaborazione di un progetto e la creazione in loco di installazioni inedite si devono ad artisti come Alberto Biasi con Grande tuffo nell’arcobaleno, che propone ex novo un ambiente che, grazie a un movimento di prismi, esalta un’esplosione di luci colorate, o come Gianni Colombo, Cesare Berlingeri e Fabio Mauri che, con La luna – opera del ‘68 – elaborò un ambiente dove il pubblico, entrando da due oblò e camminando al buio, interagiva con un paesaggio lunare in polistirolo. Anche Ambiente stroboscopico n. 5 di Davide Boriani, un’opera storica del Gruppo T, è in mostra: una struttura a parallelepipedo chiuso dove l’ambiente d’impatto è nero, finché il pubblico, toccando dei pannelli specchianti che si muovono sul pavimento, lo illumina di luce rossa e verde. Ambienti racchiusi come quello di Flavio Favelli, o la ricostruzione della stanza di Massimo Bartolini, tra le più recenti in mostra, creata per l’Auditorium di Roma nel 2012, fatta di campiture di colore e dalla voce di sottofondo di Nicholas Isherwood, che sovrasta il rumore stridente di un disco verniciato. Liliana Moro rielabora Terraaria, un’opera del ’99, con elementi riadattati per lo spazio di Catanzaro, costruendo un ambiente personale ed evocativo con poster di paesaggi esotici e tappeti a terra. Importante la documentazione fotografica che descrive ambienti di artisti del Gruppo T come Giovanni Anceschi e Gabriele Devecchi. Alcuni scatti riproducono le spirali di luce di Paolo Scirpa e gli elementi minimali di Luciano Fabro. Ambienti creati ad hoc da Carlo Bernardini e Chiara Dynys, il primo con una geometrica distribuzione spaziale di neon, la seconda attraverso un contesto emotivamente intenso per la presenza di un video e grazie a dei burka appesi, fluttuanti sopra ventilatori che li muovono come fossero fantasmi.
“Artisti nello spazio” richiede la partecipazione diretta dello spettatore. Una partecipazione che, come dichiara Marco Meneguzzo, fa “dividere gli ambienti in due filoni: il primo indica dove siamo, il secondo chi siamo. Alcuni artisti, come Paolini, Biasi, Boriani o Colombo ricreano uno spazio fisico in cui stare attraverso nuove coordinate spaziali. Altri, come Beninati, Liliana Moro e Fabio Mauri, creano un luogo narrativo”. La mostra di Catanzaro ha due chiavi di lettura: quella storica e quella di interazione con l’ambiente. E non si tratta di Arte ambientale, ma di relazione tra l’opera d’arte e lo spazio architettonico. Spazio che può essere anche superato come dimostra Ugo La Pietra con Ambiente interno/esterno dove sono presenti, fotografati a grandezza naturale, dei binari del tram che sbucano da due porte. Anche Loris Cecchini lavora sulla ricostruzione di scenari diversi, utopici, come i quattro modellini (70x70cm) realizzati in passato su grande scala. La mostra è accompagnata da un catalogo di Silvana editoriale, ragionato in ordine cronologico per artista, con schede critiche, immagini e saggi dei tre curatori, e dei critici Arianna Baldoni e Gregorio Raspa. (da Arte, dicembre 2013 | Rossella Farinotti)