Genialità e pazzia si alternarono tra gli scienziati tedeschi durante gli anni di governo nazista. Le più note scoperte scientifiche dell’epoca e gli studi all’avanguardia (come quelli sui razzi) sono oramai parte del patrimonio culturale di tutti. Esistono tuttavia degli esperimenti ancora più bizzarri e stravaganti, di cui solo pochi storici del Nazismo sono a conoscenza.
Uno di questi riguarda la la Tiersprechschule Asra (scuola di lingue per animali), un complesso gestito dalle SS, situato dalle parti di Hannover, rimasto in funzione per tutti gli anni della guerra. La scuola nacque su intuizione di un anonimo ufficiale, che suggerì ai suoi superiori l’eventualità di addestrare i cani dei reparti cinofili al fine di trasformarli in armi da guerra parlanti.
Esatto: le SS ritenevano di essere in grado di poter insegnare la lingua umana ai cani, di modo da poterli gestire al meglio durante le operazioni di prima linea, specialmente in quelle di commando. Un’idea partorita dalla stima per l’intelligenza canina, considerata dagli scienziati nazisti seconda solo a quella umana. Di certo al finanziamento della Tiersprechschule Asra fu favorevole lo stesso Hitler, notoriamente un amante degli amici a quattro zampe. Basti ricordare Blondi, il pastore tedesco che lo accompagnò fino alla fine, morendo con lui nel bunker di Berlino.
A quanto pare la scuola registrò alcuni successi. Taluni cani appresero a rispondere ai loro padroni battendo la zampa per terra ed esprimendosi in un vero e proprio linguaggio Morse. Altri ancora, a voler dar credito ai registri degli ufficiali responsabili di Tiersprechschule, riuscirono addirittura a imitare la voce umana, tanto che i migliori impararono anche a rivolegersi a Hitler sillabando “Mein Führer!”
Si tratta tuttavia di un’ipotesi esclusa da zoologi e veterinari, i quali ritengono tali rapporti mera e becera propaganda intesa a sottolineare l’aura messianica di Hitler.
Sempre ascrivibile alla propaganda è la storia di Rolf, il terrier considerato il campione della scuola. Oltre a riuscire a esprimersi in modo articolati a “colpi di zampa”, Rolf fu spedito sul fronte francese in quanto, secondo la leggenda metropolitana, esprimette a più riprese il suo odio per i nemici transalpini.
Un altro fenomeno del Tiersprechschule era il bassotto di nome Kurwenal, dotato di straordinarie doti espressive, questa volta grazie ai latrati modulati secondo le lettere dell’alfabeto. Il dotato botolo ricevette perfino gli onori di una parata organizzata dalla Lega Nazista per la Protezione Animali.
Del resto la Germania era ricca di psicologi esperti nell’interpretare gli umori e le menti canine. Con Hitler al potere questi ricercatori ricevettero sempre più sovvezioni e finanziamenti, tanto da sospettare che, in fondo, qualche risultato lo ottennero per davvero.
La bizzarra passione dei nazisti per il mondo animale stride fortemente col disprezzo che invece nutrivano per una varietà quasi infinita di etnie e razze.
Le loro ricerche zoologiche non si limitarono soltanto all’addestramento canino. Durante la campagna nel Caucaso le SS formarono il Sonderkommando K, composto da scienziati e studiosi. Di esso faceva parte anche una variopinta compagnia di botanici, zoologi, antropologi e paleontologi. Il suo compito era quello di battere i villaggi e le montagne caucasiche in cerca di alcuni animali ritenuti “leggendari”, come per esempio i Mi-Go (vi ricorda qualcosa?), ossia i temibili orsi blu a cui si faceva risalire perfino l’origine dei terribili guerrieri berserkers vichinghi.
Oltre al Sonderkommando K altre unità delle SS e in particolare dell’Ahnenerbe vennero incaricate di compiere ricerche zoologiche molto strane. In Tibet, per esempio, i nazisti cercarono a lungo le tracce dell’orso tibetano, della pecora bharal (la pecora azzurra) e della leggendaria tigre del Fujian.
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