Come post partirà un po’ romantico, forse per stemperare la tensione lavorativa che si fa più attiva. Tutto più calmo, rispetto ai primi giorni, ma più veloce: è appena iniziata la nuova settimana, quella finale, e quindi il ticchettio degli attrezzi si fa più assiduo e il lavorìo delle mani e delle menti più rumoroso. E domani vorrei delineare un percorso che svilupperemo con il pubblico questa domenica, quando mostreremo le opere a qualcuno di esterno, per la prima volta.
Questo percorso non sarà facile: ogni artista è diversissimo dall’altro, per personalità, cultura e stile. Ogni artefatto sarà accattivante e incuriosirà. Come incuriosiranno tutte le storie che ogni oggetto, ogni dettaglio e traccia, nascondono.
Ma la mia partenza voleva essere un’altra. Volevo raccontare la situazione di quando stavo tornando da Milano, una pausa obbligata di 24 ore per lavoro, verso Malonno. Mi sono ritrovata a scrivere tanto. Scrivere a mano tutto quello che volevo ricordarmi – non appunti, come ogni giorno, ma pensieri sotto forma di diario personale – una volta arrivata qui. Dettagli, sensazioni e cose da fare che non volevo dimenticare. Appena arrivata tra le montagne ho chiuso il quaderno e mi sono sentita a casa. Avevo paura di perdermi qualcosa, ma non è accaduto. Tutto è andato avanti perfettamente. Tutti sono stanchi dalla ricerca e dalla produzione, ma sembrano felici. E quindi andiamo avanti, di lavoro in lavoro.
ph. Emiliano Milanesi