Nel 2017, tra ottobre e novembre, ricorrerà il centenario della Battaglia di Caporetto, ricordata ancora oggi come la più grande disfatta militare italiana di sempre.
Il contesto è quello della Grande Guerra. In Russia era appena scoppiata la rivoluzione (altro centenario che si celebra quest’anno), disimpegnando il paese dal conflitto. In tal modo tedeschi e austriaci poterono inviare ulteriori truppe sul fronte orientale e su quello italiano.
Le armate italiane, provate da innumerevoli battaglie sull’Isonzo, prive di rifornimenti significativi (le fabbriche regie stavano sì producendo un buon numero di mitragliatrici e di cannoni, ma i pezzi arrivavano troppo lentamente al fronte), e guidate da ufficiali impreparati, vennero travolte dal nemico. Gli austro-tedeschi avevano anche preparato dei gruppi di incursori, veri e propri precursori dei moderni corpi speciali. Questi commando oltrepassavano le statiche linee italiane, per azioni di sabotaggio e di contrattacco.
Inoltre, e questo è paradigmatico della mentalità italiana, la struttura burocratica del Regio Esercito complicava terribilmente la trasmissione degli ordini, percorrendo all’ingiù ogni singolo gradino gerarchico. Ciò rallentava tutto, al contrario di quanto avveniva per gli austro-ungarici, i cui ordini passavano solo attraverso i comandi di divisione e di battaglione.
Tutti questi fattori concorsero al disastro militare che rischiò di far capitolare definitivamente gli italiani davanti ai nemici austriaci.
Soltanto nel primo giorno di battaglia il Regio Esercito perse circa 40.000 soldati (tra morti e feriti), e altrettanti si trovarono intrappolati sul Monte Nero.
Anche nei giorni seguenti le sorti dell’avanzata austro-tedesca furono totalmente a favore dei nostri avversari. Basti pensare che, il 27 ottobre (tre giorni dopo l’inizio della battaglia) l’allora giovane tenente Erwin Rommel, a comando di un solo distaccamento, riuscì a catturare centinaia di italiani, a conquistare diverse importanti cime montuose e a catturare oltre 80 pezzi d’artiglieria del Regio Esercito.
Il susseguirsi di sconfisse si protrasse per giorni, su tutta la linea del fronte. Le armate italiane erano in rotta, tempestate da diserzioni e da fughe scomposte. Non mancarono gli episodi di eroismo e di coraggio, quasi sempre svincolati dalle strategie studiate da un alto comando sempre più incapace di comprendere le nuove tattiche del nemico.
In questa situazione disastrosa, che ovviamente si rifletteva anche sulla situazione politica interna, gli italiani riuscirono infine a riorganizzarsi lungo la linea del Piave, dove l’avanzata austro-tedesca rallentò, dando modo agli alleati del Regno d’Italia di inviare truppe di supporto, e alle nostre fabbriche di rifornire le armate di munizioni e di pezzi d’artiglieria.
Come è noto, la linea del Piave tenne, impedendo ai nemici di dilagare verso il resto del nostro paese.
Tuttavia non è possibile definire in altro modo, se non col termine “disfatta”, la perdita di oltre 300.000 uomini (13.000 morti, 30.000 feriti e circa 265.000 prigionieri) e di 1350 tra cannoni, mortai e obici, da parte del Regio Esercito Italiano.
Ancora oggi con l’espressione “è stata una Caporetto” si identifica una sconfitta clamorosa, in campo sportivo, politico, sociale (etc etc).
E ora veniamo a noi, o meglio a me.
Otto anni fa scrissi un racconto ambientato nei giorni precedenti alla battaglia di Caporetto. Si trattava di Antiqua Gens, che a quei tempi distribuii gratuitamente sul mio vecchio e defunto blog. Non ero ancora uno scrittore indie, bensì un semplice self (la differenza, se mi conoscete, c’è, ed è notevole), perciò non mi ritenevo ancora degno di vendere i miei ebook su Amazon.
Antiqua Gens era un dark fantasy contemporaneo. Un racconto del fantastico, pienamente nei miei canoni.
Ora, otto anni dopo, ho pensato che quella novelette meritasse una nuova vita. Ovvero una seconda pubblicazione, riveduta, corretta, ampliata in alcuni dettagli e con una cover adeguata, anch’essa nuova fiammante.
Del resto la storia, da tempo non più disponibile in formato beta, è una delle mie preferite, tra quelle scritte in quegli anni. Non a caso non ho mai smesso di studiare quel periodo storico, la Grande Guerra, e di utilizzarlo come ambientazione per dei racconti del fantastico. So che questo è vezzo tutto mio, visto che solitamente i colleghi preferiscono ricorrere al “fascino” della Seconda Guerra Mondiale.
Dunque, facendola breve, ecco Antiqua Gens, ora disponibile su Amazon.
Ottobre 1917
Fronte Giulio-CarnicoLa Grande Guerra: italiani e austriaci si affrontano in una serie di battaglie tra le vette alpine, in attesa della reciproca offensiva, che potrebbe far capitolare definitivamente una delle due potenze.
Una delle teleferiche in Val Raccolana non funziona più, lasciando senza rifornimenti le batterie d’artiglieria del Regio Esercito, in altura. Probabilmente si tratta di un sabotaggio di qualche incursore austriaco, ma in ogni caso il danno deve essere riparato.
Il plotone di alpini del tenente Brighenti viene inviato alla stazione della teleferica, per indagare sull’accaduto.
Ben presto gli uomini di Brighenti si accorgono che gli odiati soldati asburgici non sono gli unici nemici presenti tra i monti e le foreste della valle.
Qualcosa di antico e di minaccioso li attende alla stazione.
Qualcosa che non appartiene al mondo di superficie.
Antiqua Gens è una storia di guerra, ma anche un survival horror che pesca nelle leggende e nel folklore delle terre in cui è ambientato, vale a dire la Carnia friulana e delle vicine Alpi Giulie.
Questa riedizione è impreziosita da alcuni easter egg che potrebbero – e dico potrebbero – presagire un sequel, ambientato ben 25 anni dopo i fatti narrati in Antiqua Gens.
Una nota finale
Ieri, tramite il canale Telegram di Plutonia ho messo anticipatamente a disposizione questo ebook al prezzo di lancio di 0,99 euro. Lo ritengo un piccolo premio per chi ha la costanza di seguirmi tramite questo media, che di fatto costituisce la newsletter delle mie pubblicazioni autoriali.
Mentre state leggendo questo articolo, il prezzo dovrebbe essersi assestato sulla cifra definitiva. La promozione di lancio è finita.
Il mio consiglio è dunque quello di seguire Plutonia Telegram, per non perdere altre iniziative del genere. Alternativamente, anche su Twitter e sulla pagina FB di Plutonia lancio spesso delle promozioni di questo tipo.
La mia idea, col tempo, è quella di utilizzare il meno possibile il mio profilo Facebook personale (e i gruppi) per annunciare i miei nuovi lavori.
Magari ne riparleremo.
“Soldat und Tod” (Il Soldato e la Morte) – Hans Larwin, 1917.
(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)
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