Dopo qualche mese torno a gran richiesta (si dice così?) sulla questione della promozione di un ebook tramite il Web.
L’argomento l’ho già trattato diverse volte:
– Dieci consigli per lo scrittore autoprodotto
– Dieci consigli per vendere il tuo ebook
– L’email come strumento di marketing
– Come gestire una community con successo
– Dieci strumenti indispensabili per un autore autoprodotto
– Cosa può imparare uno scrittore autopubblicato da una band indie
… e molti altri ancora.
Nel mentre il mercato si è evoluto, anzi, è stato sovraccaricato. Oramai ci sono più scrittori che lettori, perciò anche le dinamiche del marketing stanno cambiando loro malgrado.
Io, operando nel settore da tempo, vedo che…
Piaccia o meno il gran carico di pubblicità passa attraverso il social blu di Zuckenberg. I gruppi FB dedicati agli ebook e alla scrittura si sprecano, ma solo pochissimi favoriscono una qualche discussione tra i membri. Gli altri sono unicamente enormi discariche di spam invasivo e spesso poco elegante. Tuttavia pare sia ancora impossibile fare a meno di Facebook, che qualche copia ce la fa sempre vendere. Il mio proposito per questo 2015 è quello di cancellarmi da tutti i gruppi inutili, che non favoriscono alcun dialogo, e di fare un uso intelligente di quelli che rimarranno nella mia lista dei buoni.
Twitter, in Italia, fa cagare. Il social cinguettante è diventata la patria dei polemici, dei sarcastici, dei rancorosi. E’ un non-luogo dove gli utenti commentano (in maniera acida) le trasmissioni televisive, dove fanno battute al vetriolo sui morti VIP, o dove sproloquiano sulle cazzate anti-casta e anti-politica. Fare una campagna promozionale su Twitter – in Italia! – è complicatissimo. Ci si può provare. Nei paesi anglofoni funziona, tanto che esistono vere e proprie hashtag dedicate al mondo della scrittura e dell’editoria. Qui ogni tentativo di creare qualcosa del genere è naufragato in un mare di indifferenza.
- Google +
Il social di casa Google ha ancora grandi potenzialità inespresse. La gente che usa questo strumento per parlare sta aumentando in numero. Il social appare un poco più ordinato rispetto a Facebook, anche se molto meno frequentato. Il mio consiglio è però di insistere a usarlo, e di utilizzare anche le community (l’equivalente di gruppi di Facebook), anche se in Italia non sono numerosissime. Però condividete sempre i vostri ebook su G+: il noto motore di ricerca ve ne sarà grato.
Personalmente ho creato due community: la +1 Society, dedicata al blogging, e Dime Novel Italia, dedicata alla narrativa di genere in formato digitale. Sono ancora in “fase diesel”, ma iniziano a essere piuttosto frequentate e utilizzate. Ovviamente siete liberi di unirvi a esse.
- Tumblr
Tumblr è diventato un luogo incasinatissimo e anarchico, con una deriva sempre più marcata verso i contenuti per adulti. Se pubblicate ebook erotici potrebbe fare la vostra fortuna, viceversa potete anche non usarlo.
Ottimo social specializzato in foto e immagini di qualunque tipo, ha un grande potenziale anche come strumento promozionale, ma ovviamente in Italia se lo filano quattro gatti (negli USA spopola, soprattutto tra le donne.) Io ci sono e lo trovo divertente. Se volete, seguite le mie bacheche. Molte di esse sono dedicate ai progetti letterari a puntate che porto avanti da anni.
- YouTube
Pare sia ottimo per fare pubblicità. A patto di avere una buona parlantina e di saper montare un video quantomeno dignitoso. Non avendo mai provato a farlo, non posso fornirvi dati utili in merito al suo impatto promozionale.
- Blog
L’ho lasciato per ultimo, ma un blog è ancora necessario per vendere ebook. Funziona meno di una volta e occorre bilanciare il numero di parole di ogni singolo articolo, le immagine postate, i link usati etc. Bloggare sta diventando un grande casino, ma per il momento non se ne può fare a meno. Per fortuna: Dio ci scampi dalla crescente stringatezza dei social network.
Questo è quanto. Non parlo di Instagram, perché non molto tempo fa ho dedicato un intero articolo a questo social.
Una considerazione finale, senza girarci troppo intorno, è che da qui in poi sarà sempre più dura vendere ebook, se non riuscirete ad attivare il famoso “passaparola”.
Che è poi ciò che dovrebbe innestare una condivisione fatta sui social, o tramite blog.
Purtroppo pare che per molte persone cliccare sul tasto “condividi” sia uno sforzo troppo grande, quindi di solito il lancio di un ebook (ma anche di altri prodotti) si ferma soltanto due passi più in là.
Ossia muore.
La colpa è in primis del pubblico apatico, ma probabilmente anche di chi crea dei contenuti poco “furbi”, che non sempre riescono a diventare virali.
C’è ancora molto da imparare.
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