Sarajevo, 1914: dopo l’attentato all’arciduca d’Austria scoppia la Prima guerra mondiale. Ma se a combattersi fossero bestie e macchine? Allora sareste nel mondo di Leviathan, Behemoth e Goliath. Sareste nel mondo di Alek e Deryn. È come una guerra tra universi differenti. Da una parte, le potenze Cigolanti e le loro macchine. Dall’altra, gli alleati Darwinisti e le loro creature di sintesi. Carburante contro cibo, metallo contro pelle. Alek contro Deryn. Aleksander è il figlio dell’arciduca assassinato, in fuga da un impero di cui nessuno lo vuole erede. Deryn è una ragazza arruolata in vesti maschili nell’Aviazione britannica, decisa a vivere come vuole. Si incontrano per caso ma si alleano per scelta e affrontano il conflitto insieme: da Istanbul a New York, tra battaglie aeree e rivoluzioni, Alek e Deryn impareranno che cosa sono il caos e l’odio, ma anche l’amicizia e la speranza – forse addirittura l’amore.
Torniamo a parlare di steampunk e dieselpunk, dopo una lunga pausa in cui non trovato granché di nuovo da dire in materia.
Lo faccio esaminando Leviathan, il gigantesco libro di Scott Westerfeld pubblicato da Einaudi, che racchiude i tre romanzi della saga: Leviathan, Behemoth e Goliath.
Cominciamo col dire che questo volumone (disponibile anche in formato digitale) rappresenta un buon affare in rapporto prezzo/qualità/quantità, con un prezzo che va dai 28 euro della versione cartacea ai 9.99 di quella ebook. Tenete presente che parliamo di oltre mille pagine di romanzo.
Westerfeld è un buon scrittore, forse privo di guizzi di genio, ma senz’altro ottimo come mestierante e artigiano.
In questa saga si è preso la briga di riscrivere la storia della Grande Guerra, allargando però il “ponte ucronico” all’intero contesto in cui la guerra scoppia.
Il mondo in cui si muovono i personaggi di Leviathan è solo in parte come lo conosciamo. Gli equilibri politici sono i medesimi, ma non quelli scientifici. Le grandi potenze hanno infatti sviluppato due forme diverse di società e di industrializzazione: da una parte abbiamo i Darwinisti, che fanno uso di creature geneticamente programmate e modificate, dall’altra i Cigolanti, il cui prestigio è basato su un’utilizzo massiccio di macchine e dell’ingegneria meccanica.
I Cigolanti sono gli Imperi Centrali, i Darwinisti i britannici e molti dei loro alleati (tra cui i russi).
Allo scoppio della guerra le due fazioni si trovano a collidere sempre più violentemente, dando modo a Westerfeld di presentare al lettore una serie di trovate spettacolari, soprattutto per quel che riguarda i Darwinisti. La loro scienza genetica permette loro infatti di creare strani animali da combattimento, che vanno dalle “taglie piccole” (lupotigri, meduse mongolfiere) a intere navi viventi utilizzate sia come dirigibili che come vascelli marini.
Il Leviathan del titolo, per esempio, è un dirigibile ricavato dal DNA di una balena. Bell’idea, vero?
Per contro i Cigolanti oppongono ai nemici dei massicci e primordiali mecha (robot) e altri macchinari di morte basati su cingoli, cannoni e ingranaggi.
La saga è dunque un tripudio della fantasia e del divertimento, con la storia che spazia tra ucronia, steampunk, dieselpuk e biopunk.
Il tono della trilogia è orientato verso lo Young Adult, il che toglie forse qualcosa alla piena consacrazione di questi libri a nuove pietre miliari del genere “-punk”. Si tratta tuttavia di uno YA ben scritto, privo di eccessive banalità e di scene strappalacrime.
Qualche sempliciotto, su Amazon, descrive Leviathan come una saga adatta a un pubblico di “ragazzini”. Ovviamente non è così, fosse soltanto per l’intricata elaborazione (o rielaborazione) di un mondo zeppo di intrecci geo-politici che sicuramente richiedono un livello di attenzione e comprensione superiore a quella dei bambini.
Mancano alcuni passaggi “logici” nel giustificare l’ascesa del Darwinismo negli stati in cui questa disciplina la fa da padrona. Il gap scientifico viene dato per colmato senza spiegare come e perché, visto che ci troviamo comunque a che fare con un’epoca post-vittoriana non dissimile, per disponibilità economiche e tecnologiche a quelle del nostro primo ‘900.
Nulla che però su cui non si possa chiudere un occhio per godersi la storia, ammesso che divertirsi leggendo sia ancora di moda (a consultare certi blog direi proprio di no).
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