Z Nation è un serie televisiva post-apocalittica horror statunitense creata da Karl Schaefer e Craig Engler. La serie è prodotta da The Asylum per la rete via cavo Syfy. (cit. da Wikipedia).
Dal 10 giugno arriverà anche in Italia, sul canale 134 di Sky. C’è da dire che molti appassionati di zombie e affini si sono già gustati il serial in streaming.
Cosa che ho fatto anch’io (anzi, che sto facendo, visto che non ho finito di vedere laprima stagione sottotitolata).
Leggo in giro, sui blog generalisti che parlano di TV, che Z Nation è considerato il The Walking Dead dei poveri. Divertente ma grossolano, spassoso ma realizzato con pochezza d’intenti.
Questa è l’ulteriore dimostrazione che in Italia gli esperti di fantastico sono stati soppiantati da degli egocentrici coglioni.
Z Nation è in realtà un prodotto che funziona assai meglio rispetto a TWD.
Quest’ultimo serial, come è noto, è tratto da un fumetto molto più crudo, spietato e cupo rispetto alla sua trasposizione in carne e ossa. Che, per inciso, è una palla micidiale. Brian Keene, uno dei miei autori preferiti, ha soprannominato The Walking Dead “The Talking Dead”. Mai battuta fu più azzeccata.
Tra i due serial ci sono differenze abissali, pur partendo dal medesimo spunto narrativo (la zombie apocalypse).
Mentre TWD approfondisce gli aspetti caratteriali e umani dei protagonisti, facendolo però in maniera insistita, ripetuta e spesso stucchevole, Z Nation predilige una narrazione basata sull’azione, sui combattimenti, sull’avventura.
Gli zombie sono bestiacce da sterminare, i superstiti sono dei truci individui induriti dalla sopravvivenza in un mondo che non conserva più nulla delle vecchie comodità, i “cattivi” sono spesso esagerati, quasi fumettistici.
Il bello è che Z Nation funziona.
A differenza di quanto dicono altri recensori, non la trovo nemmeno una serie così trash come potrebbe apparire a prima vista.
Ci sono senz’altro degli elementi esagerati, delle iperboli scenografiche e di sceneggiatura, che spostano l’asse del realismo verso il basso. Aggiungerei anche: ma chi se ne frega. Quando si produce un prodotto del genere non ci si concentra certo sulla verosimiglianza.
Che poi è tutto da vedere se il ciarlare infinito di TWD, le insistite paturnie morali di Rick e soci, avrebbero senso e spazio in un vero post-apocalisse.
Quando devi essere pronto a sparare in testa al tuo migliore amico, o uccidere un vicino di casa per una scatoletta di carne in conserva, non puoi permetterti il lusso di essere una persona a modo e piena di dubbi esistenziali.
Il mio consiglio è quello di dare una chance a Z Nation. Potrebbe farvi orrendamente c*gare, sappiatelo, oppure potrebbe divertirvi e spingervi a guardare una puntata dopo l’altra.
In un periodo storico in cui la figura archetipa dello zombie è abusata e congelata in imbarazzanti cliché (e in metafore che sanno di muffa), ben vengano idee quantomeno coraggiose, e al contempo leggere, coinvolgenti, virali.
Vi lascio con la guida completa, episodio per episodio a Z Nation, a opera di Giordano Efrodini e di Germano M. (per trovarla scorrete l’indice in basso, ovviamente alle lettera zeta).
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