In un futuro non troppo lontano, a Londra, un’epidemia sta facendo tornare i morti dalle tombe, ovviamente affamati di carne umana. In questo scenario si muove un Dylan Dog di mezza età che, smessi da tempo i panni dell’indagatore dell’Incubo e diventato ispettore di polizia, si trova a dover fare i conti con i propri drammi personali prima ancora che con l’emergenza che sta mettendo a ferro e fuoco il paese. Per riuscire nell’impresa, l’Old Boy, deve venire a patti con un errore del passato che lo tormenta: accettare quello che è diventato e soprattutto quello che gli riserva il presente, sullo sfondo di una campagna elettorale decisamente controversa. (Dal sito C4Comic.it)
Spendo due parole (troppe sarebbero superflue, contando che siamo in estate), per commentare questo volume cartonato fuori dalla cronistoria ufficiale di Dylan Dog, testata che non seguo più da molti anni. Il presente libro, comprendente tre storie del medesimo setting, mi è stato regalato e mi sono avvicinato a esso con una giusta dose di curiosità e di diffidenza.
Stiamo parlando di un curioso esperimento narrativo, un trittico di storie distopiche che prevedono una Londra invasa dagli zombie, tenuti però sotto controllo da un governo fascistoide. La cosa più sorprendente è trovare Dylan Dog a capo di uno speciale reparto di Scotland Yard, incaricato di tenere sotto controllo i morti viventi, affinché possano essere ammaestrati tramite speciali museruole dotate di inibitori della fame. Un’idea, come noteranno gli zombologi più esperti, che pare essere presa di peso dall’ottimo film di Andrew Currie, Fido (2006).
Il DD di questo arco narrativo è tornato a essere un alcolista e un poliziotto, ma ovviamente diffida delle autorità e del governo, che tra l’altro pare essere prossimo a eliminare anche quegli zombie innocui che sono stati ammansiti grazie alle museruole.
Come se non bastasse DD è anche colui che ha dato il via alla zombie apocalypse, visto che il famigerato paziente zero, a cui non ha avuto il coraggio di sparare, è un suo carissimo amico (sì: indovinare l’identità è semplice).
Il risultato di questo esperimento narrativo è altalenante. Da una parte applaudo il coraggio di aver voluto dare un taglio diverso al solito, vecchio, noioso DD. Ci sono eco degli “what if” di casa Marvel, in Cronache dal Pianeta dei Morti. Il realismo e il pessimismo citati nell’introduzione al volume funzionano a tratti, ma di sicuro mostrano un certo sviluppo del personaggio. Non è cattiveria se dico che è stato bello vederlo sconfitto, alcolista e in (parziale) accordo col potere, con la burocrazia che tanto odia.
Per contro Cronache dal Pianeta dei Morti è sviluppato poco e a tratti male. C’è molta carne al fuoco, ma solo poca di essa viene cotta. Gli autori, Bilotta, Di Giandomenico, Vetra e Martinello, pare che abbiano fretta nell’accumulare fatti e suggestioni, senza costruire adeguatamente il contorno, lo scenario.
Che sappiamo di questa Londra distopica, che ha costruito muri per tenere fuori gli zombie?
Che sappiamo delle multinazionali governative che commercializzano morti viventi ammaestrati alla stregua di schiavi?
Poco, quasi nulla. Ed è un peccato, un’occasione persa. Qualcuno dirà che è colpa dell’economia di spazio, necessaria nel mondo del fumetto, eppure io sono convinto che le colpe siano ben altre.
Pare – ma non ne sono certo – che questa mini-saga avrà ulteriori sviluppi. Mi auguro che sia così, perché potrebbe essere una via d’uscita interessante per un personaggio oramai bonelliano al 100%: vecchio, prevedibile e un po’ troppo noioso.
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