Fucilare gli YouTuber dovrebbe essere considerato un gesto nobile e meritorio.
In alternativa scagliarli giù da una rupe potrebbe risultare ancora più interessante, come soluzione.
Progettare un pogrom potrebbe suonare eccessivo, ma non non lo escluderei a priori.
Ho la vostra attenzione?
Ok, allora possiamo cominciare.
Il titolo di questo è chiaramente una provocazione. Per me ciascuno può esprimersi attraverso i media che preferisce e, come al solito, sarà il pubblico a decretare il successo o il fallimento di ogni esperimento di comunicazione.
Non posso però negare una mia radicata antipatia per la categoria dei vlogger e degli youtuber.
Ovviamente ci sono moltissimi distinguo da fare.
Da mesi studio diversi interpreti italiani di queste categorie. Nove su dieci li ritengo immondi, privi di ogni interesse e assolutamente incapaci di generare i famosi contenuti di cui tanto parlano gli esperti di nuovi media.
Questi pessimi youtuber e vlogger reggono le loro attività sostanzialmente su quattro fattori:
- Sarcasmo (spesso inutile e mal gestito);
- Polemiche con altri youtuber (dei veri e propri dissing in stile rap);
- Auto-nomina a #massimoesperto di uno specifico settore (cinema, musica pop, gossip, make up etc, le possibilità sono infinite);
- Egocentrismo (basato sul nulla).
Vola, youtuber, vola!
Il fatto che l’editoria e – in parte minore ma importante – la TV stiano dando crescente spazio a questi fenomeni da baraccone spinge sempre più gente a provare il grande salto.
Sicché, armati di webcam o di telefonini, reggimenti di improvvisati tuttologi sbarcano in Rete, cercando di vendere un personaggio (il loro), piuttosto che dei contenuti.
C’è da dire che il mercato, viziato com’è, ogni tanto li appaga.
Esistono però degli youtuber che si comportano in modo molto più professionale. Non sono molti, ma a loro va la mia stima. Li potete riconoscere più o meno da questi elementi:
- Hanno una certa spigliatezza nel rivolgersi al pubblico attraverso il media del video;
- I loro filmati migliorano costantemente a livello grafico e tecnico;
- Argomentano, propongono discussioni sensate, offrono contenuti.
L’unica cosa che li accomuna ai cialtroni citati in precedenza è l’egocentrismo, che pare essere una peculiarità dell’intera categoria.
Ma qui occorre essere onesti: i blogger non sono/erano forse egocentrici? Le Instagram Celebrities non sono egocentriche? E i vari aspiranti vip che usano Twitter per i loro show personali non sono egocentrici? Certo che sì.
L’elemento video aggiunge semmai l’effetto “faccia da schiaffi”.
Molti youtuber che si sentono divinità in terra sono assolutamente lombrosiani, individui che nella società pre-social verrebbero bullizzati ferocemente.
In altre parole (scusate l’espressione): se hai la faccia come il culo non dovresti metterti a girare dei video, spacciandoti per il nuovo Jimmy Fallon.
Un minimo di autocritica serve, credetemi (così come serve, per esempio, a chi non conosce la grammatica e vuole fare lo scrittore).
Come dici? C’è un nuovo youtuber di successo il circolazione?
Ma – dicevamo – ci sono anche quelli bravi.
La differenza tra gli improvvisati minchioni che infestano la rete è talmente grande, che i bravi svettano come titani.
Vi faccio un paio di nomi di youtuber che vale la pena seguire:
- Angelo Cavallaro, che gestisce sia il One Piece Report che #TotaleTombale, un canale più “generalista”, che si occupa sia di fumetti che di narrativa in senso più ampio.
- Dellimellow, che gestisce l’omonimo canale YouTube, e ha una verve provocatoria molto… ficcante, ma non fine a se stessa.
- Terzo Segreto di Satira, un gruppo di ottimi youtuber che si occupano – appunto – di satira, fatta bene, che fa ridere e sferza, senza mai arrivare ai livelli vomitevoli di Charlie Hebdo (lunga vita, eh, ma a me fanno cagare lamette).
E qui mi fermo, perché questo post non vuole diventare una lista di canali da seguire. Magari tale elenco lo faremo in un’altra occasione.
Domani andrò anch’io alla presentazione del nuovo libro di quel giovane youtuber.
La qualità, al solito, va cercata, ma non è detto che paghi, anche se a volte capita.
Purtroppo siamo in un periodo in cui essere dei gran paraculi a volte paga di più, o quantomeno più in fretta.
Questo privilegiare la paraculaggine permette a personaggi come Frank Matano, che in un mondo normale potrebbe al massimo sminare campi da battaglia in Bosnia, di guadagnare soldi partendo proprio da YouTube.
Ecco, ciò che meno apprezzo del vasto mondo degli youtuber e dei vlogger è proprio la sua peculiare capacità di favorire la diffusione di minchioni, di incapaci, di stronzi autoriferiti, di cialtroni. Che poi è solo la versione 2.0 di ciò che accade sui social media tradizionali e, se vogliamo dirla tutta, non è nemmeno diverso da quando è successo con self publishing.
Io rimango strenuamente fedele alla parola scritta, perché mi trovo meglio a esprimersi attraverso questo media. Sarò vecchio – probabilmente antico – ma non mi piace l’idea che uno scrittore, perché in questo momento vi parlo in quanto tale, debba costantemente uniformarsi a un pubblico sempre più distratto e frettoloso.
Dapprima il pubblico – che sarà anche sovrano, ma non per questo ha sempre ragione – ha smesso di commentare i blog, esprimendo le opinioni su articoli e post direttamente su Facebook.
Il passo successivo è stato quello di penalizzare gli articoli lunghi e documentati, perché il lettore va di fretta e non ha tempo per ragionare troppo. Meglio un articolo leggero sulla diarrea, un post sui cinque migliori cartoni animati degli anni ’80, o una top 10 su come conquistare una ragazza che se la tira.
Poi molti sono passati a leggere unicamente i titoli degli articoli, senza cliccare i link. Questo ha portato al proliferare di titoli-civetta, con una ricerca del sensazionalismo da far schifo perfino ai tabloid britannici.
Quindi il pubblico si è spostato sui video, perché leggere (anche poche parole) è un gran sbattimento, mentre un filmato lo puoi ascoltare in cuffia mentre sei in metropolitana, o mentre mandi un tweet, fingendo di lavorare.
La cosa più disarmante è che anche voci molto più autorevoli si sono adeguate a questa idiocracy imperante. Basta guardare la homepage di un quotidiano nazionale per rendersene conto.
Io – lo ripeto – questa rincorsa al lisciare il pelo al pubblico sfaticato non la reggo più.
E quando dico “io”, intendo in senso letterale. Il mio pensiero è probabilmente sbagliato ed estremista, ma volevo esprimerlo.
Per contro capisco anche chi sostiene tesi diverse, come fa Davide Mana in questo articolo.
Ma di Davide Mana e di Angelo Cavallaro quanti ce ne sono?
Risposta: troppo pochi. Anzi: sempre meno. Per contro vedo diffondersi una ottusa imbecillità, sfruttata da comunicatori già stupidi di loro, che hanno la presunzione di guadagnare i loro cinque minuti di notorietà sfruttando un pubblico pigro, distratto e incline a seguire soltanto polemiche, cazzate e discussioni farcite di sarcasmo e di battute tristissime.
Lunga vita alla parola scritta, per quel che mi riguarda.
Anche se sta facendo la fine della cavalleria polacca contro i panzer nazisti.
Un blogger senza canale YouTube (2017)
(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)
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