Bremen lasciò l’ospedale e la moglie morente, e prese verso est, in direzione del mare. Le strade erano intasate dalla gente di Filadelfia che fuggiva la città per quell’insolitamente caldo weekend pasquale, e lui fu costretto a concentrarsi sul traffico lasciando nella mente della moglie solo un esile contatto.
Gail stava dormendo. Aveva sogni agitati, indotti dai medicinali. Stava cercando sua madre attraverso una serie infinita di stanze comunicanti, arredate con mobili vittoriani. Immagini di quei sogni scivolavano fra le ombre serotine della realtà mentre Bremen attraversava Pine Barrens. Lei si svegliò nel momento in cui Bremen stava lasciando l’autostrada, e nei pochi istanti in cui il dolore le diede tregua lui riuscì a condividere la luminosità del sole sulla coperta azzurra stesa ai piedi del letto.
L’estratto, anzi, l’incipit che avete appena letto è tratto da Gli Uomini Vuoti (The Hollow Man, 1992), di Dan Simmons.
Romanzo tra i più difficili di Simmons, appartiene alla categoria dei libri che si amano o si odiano.
A me è piaciuto.
È una storia complessa che parla di telepatia, di fisica quantistica, di poteri della mente in grado di influire sul tessuto stesso della realtà.
Ma è soprattutto un romanzo sull’amore, sul senso di perdita, sulla solitudine improvvisa e dolorosa.
Jeremy e Gail sono marito e moglie e sono entrambi telepati.
Nascosti (anzi, mimetizzati) nella società normale – la nostra – i due vivono una vita complementare e serena. Quando però Gail viene a mancare, Jeremy si trova privo di difese, privo ciò di quello “scudo” telepatico che Gail gli aveva costruito attorno, e che lo proteggeva dal brusio mentale di un mondo intero.
Ricco di spunti, di lirismo, ma anche di azzardi scientifici sulla telepatia e sulla meccanica della realtà in cui siamo immersi, Gli Uomini Vuoti non è certo un romanzo che viene letto per cercare distrazione o svago.
Reperibile nel mercato dell’usato per pochi spiccioli, è un titolo che vi consiglio. Magari non iniziate subito a leggerlo, se non siete in vena di storie complesse, ma tenetelo lì.
Verrà il momento giusto…
Alex Girola – follow me on Twitter
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