Col consueto ritardo che da anni accumulo nel recensire film e serial TV, spendo oggi qualche parola sul nuovo Godzilla, filmone che riporta sul grande schermo il mostro più cool della storia del cinema.
Dopo la deludente prova di Roland Emmerich nell’inutile blockbuster datato 1998, tocca a Gareth Edwards (uno sconosciuto per i più) riprovarci.
Non è una cosa facile come tutto lascerebbe intuire, innanzitutto perché Godzilla è innanzitutto un brand nipponico, con circa 30 film ufficiali prodotti, tra il 1954 e il 2004.
All’inizio della sua “carriera” Godzilla rappresentava la paura dell’atomica, che aveva devastato solo pochi anni prima Hiroshima e Nagasaki. Non a caso il mostro gigante era una bestia preistorica mutata dalle radiazioni. Quindi, pur trattandosi di sano intrattenimento, nei film giapponesi con Godzilla c’era anche un significato iconico non trascurabile, che è andato a perdersi coi decenni.
Poi sono arrivati gli americani.
Il Godzilla del 2014 è uno spettacolo a livello visivo, con effetti speciali credibili, ma capaci di suscitare grande sense of wonder, e con quello che il pubblico si aspetta da un film del genere: mazzate letali tra mostri colossali.
Tutto questo c’è, compreso uno scenario di devastazione che va dal Giappone alle Hawaii, per avere poi il suo picco di devastazione e godimento in una San Francisco letteralmente schiacciata dallo scontro tra Godzilla e i terribili MUTU (acronimo in lingua inglese per Massive Unidentified Terrestrial Organism: “organismo terrestre gigantesco non identificato”).
Se tutto ciò che riguarda l’aspetto action e fantastico del film funziona, ho delle riserve riguardo al contorno.
Ancora una volta non sfuggiamo alla “storia di famiglia” di alcuni americani qualunque, che hanno modo di consolidare i rapporti parentali – o di fare pace col proprio passato – sullo sfondo di un qualunque scenario apocalittico.
Per fortuna questa volta tale aspetto è molto meno pesante e didascalico rispetto – per esempio – a La Guerra dei Mondi nella versione con Tom Cruise. Tuttavia la storia famigliare c’è anche nel Godzilla di Edwars e tende un poco a rallentare il ritmo, conferendo al film una seriosità a volte eccessiva, visto che ogni traccia di ironia e di leggerezza è del tutto assente.
Qualche nota tecnica, per gli appassionati: Il Godzilla del 2014 risulta essere alto tra i 150 e i 180 metri, per una lunghezza di 250 metri. Il suo corpo è protetto da robuste scaglie e da placche cheloidee. Ha un muso squadrato, simile al Godzilla giapponese originale e, proprio come lui, dispone del temibile “raggio atomico”, che però risulta essere meno devastante e decisivo nella lotta contro i MUTU.
Abbiamo a che fare con un buon film di mostri, forse non imprescindibile, ma girato con mestiere e con rispetto per il mostrone originale.
Si poteva fare forse di più a livello di trama, ma forse gli spettatori ne sarebbero usciti confusi (sì, sono ironico).
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