Il figlio di Odino

Thor

Quest’anno mi sono regalato un sacco di bellissime cose inutili.
Minifigures LEGO, dinosauri e grandi felini della Schleich e della Papo, portachiavi e magliette degli Avengers, un paio di tazze dedicate ai vecchi film horror della Hammer, un paio di orologi militari (repliche di modelli degli anni ’40), un giubbetto in pelle di Batman etc etc.
Oggetti estremamente affascinanti e del tutto superflui, che vanno a riempire una bacheca acquistata proprio per ospitare questi gadget da geek (io che da sempre rifuggo a termini quali geek e nerd).
Che ci crediate o meno, fino a un paio di anni fa non ero un collezionista compulsivo. Mi concedevo al massimo agende e agendine, magari qualche penna.
E ora, eccomi qua.

Saranno gli effetti dei 40 anni, esorcizzati a colpi di modellini e action figures?
Questi giocattoli serviranno a riempire un qualche vuoto esistenziale?
Forse la risposta è “sì” a entrambe le domande, ma magari c’è anche dell’altro.
Non chiedetemi cosa, perché la butterei sul semplicistico: è voglia di leggerezza.

Di leggerezza e di fuga, quantomeno virtuale.
Che poi tanto dai problemi del mondo reale non si scappa. Non ci si nasconde dai debiti e dalle malattie, dal lavoro (che se c’è è uno schifo, e se non c’è son cavoli amari) e dagli amori che finiscono (o che manco iniziano), ma quantomeno si può provare a spurgare un po’ il sangue dalle tossine e dal veleno.
Ciascuno lo fa a modo suo e nessuno ha diritto a giudicarci o a psicanalizzarci.
Siamo ancora quelli che a Natale vogliono i “pupazzetti”. Ok, e allora?
Che sia più maturo ambire a un mutuo decennale per comprarsi un SUV da cinquantamila euro, da usare per fare la tratta casa-lavoro, magari dieci chilometri al giorno in tutto?

Quindi…
Quindi nulla, io mi sono appena portato a casa la figure del figlio di Odino, il biondo Thor.

E buon Natale a tutti.


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