Guerra Santa

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Algeria, regione della Cabilia, inizio del XXI secolo. La guerra civile infiamma il paese. I ribelli sono presi tra i due fuochi dell’Esercito Nazionale Islamico e della fazioni integraliste che soffocano ogni libertà. Il villaggio di Ait-Idja viene attaccato, la giovane Fatima, la sorella del ribelle Djamal subisce le violenze di un mercenario francese, Max Tannart. Francia, un anno dopo. Il Partito Nazionale è al potere, e impone con le sue milizie l’ordine “ultraliberale”, facendo la guerra a gli immigrati che sbarcano clandestinamente sul territorio. Infiltrato in questa Francia protetta da una frontiera elettronica, Djamal è venuto per vendicare la sorella e uccidere l’uomo che l’ha violata.

Premessa importante: il libro in questione, Guerra Santa (Jihad, nella versione originale in francese) è del 1998.
Prima delle Torri delle Gemelle, prima della guerra asimmetrica in cui Occidente e Islam – moderato ed estremista – sono ingaggiati da oramai 15 anni.

In Italia Guerra Santa è arrivato grazie a Fanucci editore che, prima della decadenza che oramai contraddistingue questa CE, ha fatto cose interessanti.
Jean-Marc Ligny è uno scrittore parigino, nato nel ’56. Sconosciuto in Italia, è prolifico come pochi, soprattutto nel campo del fantastico, in molte sue declinazioni (dalla space opera al distopico). Spesso attento alle tematiche sociali e geopolitiche, Ligny si è occupato di conflitto di civiltà, di neocolonialismo, di riscaldamento globale e diseguaglianze sociali.
Probabilmente non abbraccio molte delle posizioni di Ligny, ma apprezzo il suo utilizzo dell’immaginazione per parlare di attualità, senza essere didascalico o demagogico.

jihad ligny

Guerra Santa – che ricordo ancora essere del 1998 – appare oggi come uno dei più azzeccati romanzi di fantascienza distopica.
Azzeccato nel senso che l’autore ha indovinato buona parte dello scenario futuristico in cui è ambientata la sua storia.
La Francia di Guerra Santa è governata da un governo di destra estrema, che controlla la popolazione in modo capillare, con la promessa di proteggere la gente dalla minaccia del fondamentalismo islamico. Quest’ultimo combatte riunito in un’entità terroristica extra-statale, sia in Medio Oriente che su altri fronti (si accenna in più occasioni a un “fronte turco”), compreso quello europeo.
Se i paesi arabi si spaccano in guerre intestine tra identità nazionali moderate e folli jihadisti, alcuni gruppi di potere occidentale (economico, militare, politico) approfittano di questo scacchiere per sostenere l’una o l’altra parte, a secondo della convenienza.

Il protagonista di Guerra Santa è il classico eroe (o meglio, antieroe) solitario. Djamal è algerino ma nutre un profondo odio per i jihadisti, così come per i mercenari francesi che li hanno aiutati a distruggere il suo villaggio. Attacco in cui la sua amata sorella è stata violentata.
Mosso dal desiderio di vendetta, Djamal sbarca in Francia come clandestino, toccando così con mano il nuovo regime che governa il paese, una semi-democrazia in cui gruppi paramilitari si occupano di schedare e spesso deportare gli immigrati di origine araba o africana.
Djamal sarà implacabile nella sua ricerca di Max Tannart, l’uomo che ha violato tutto ciò che ha di più caro. Nella sua quasi impossibile missione punitiva, l’algerino scoprirà che non tutti i francesi si sono piegati al nuovo governo simil-fascista e che anzi molti anelano al ritorno dei principi di Liberté, Égalité, Fraternité.

Guerra Santa è un buon romanzo d’azione e di fantapolitica, ma colpisce soprattutto per il suo essere involontariamente profetico.
È anche la prova che molto spesso la cosiddetta “fantascienza” non è altro che un complesso studio di futurologia, basato su solide documentazioni sociologiche, geopolitiche ed economiche, ma proiettato verso il possibile e il probabile grazie a un ardito esercizio di immaginazione.

Fuori catalogo da anni, Guerra Santa è facilmente recuperabile su Amazon oppure su Ebay.
Se volete spaventarvi un po’, sapete cosa leggere.

PS: Il romanzo di cui vi ho appena parlato è ambientato in parte in Algeria. Uno dei pochi paesi islamici che, nella nostra realtà, è ancora sotto controllo da parte delle forze politiche laiche. Per il momento

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