Il titolo serve per far capire (soprattutto a mr. Google) che mi riferisco al Solomon Kane letterario e non alla sua trasposizione cinematografica.
Il film, tanto per capirci, mi è parso alquanto scialbo, senza particolari pregi, per quanto realizzato con una certa cura estetica. Difetto, se vogliamo ben vedere, che riguarda non poche pellicole ispirate a libri e fumetti di genere fantastico.
Perché parlo del Kane di Howard? Beh, perché in questi giorni mi è capitato di recuperare alcune raccolte di racconti in formato digitale. Il prezzo più che vantaggioso (0.49 euro) mi ha convinto a comprarne in massa.
Sto parlando per esempio de I figli di Asshur e de La Luna dei Teschi, ma ce ne sono anche altri. Gli ebook sono le riedizioni dei vecchi volumetti cartacei pubblicati anni fa da Newton Compton nelle edizioni a mille lire. Ora la collana si chiama Zeroquarantanove, ma il concetto è il medesimo. Si tratta di buoni ed economici approcci coi personaggi di Robert E. Howard (sì, c’è materiale in abbondanza anche su Conan). Sono disponibili anche per il Google Play Store, tra l’altro.
Non leggevo nulla su Kane da almeno vent’anni, lo ammetto.
I miei ricordi erano quindi fumosi, incompleti e legati alla gioventù.
Bene: ho ritrovato un personaggio molto valido, più variegato e complesso rispetto a Conan, calato in un contesto storico che però lascia ampi spazi alla fantasia e al fantastico.
Non parlo solo di tutta la struttura di mostri, magie e maledizioni attorno a cui gravitano le avventure di Kane, bensì anche delle concessioni che Howard si regalò nel descrivere alcuni degli scenari più esotici di questo ciclo narrativo.
Penso soprattutto all’Africa in cui si muove il puritano: un ambiente pressoché sconosciuto e misterioso, in cui tutto è possibile. Ed è infatti qui che Howard si inventa cittadelle millenarie, in cui sono sopravvissute caste di antichi guerrieri assiri, tumuli in cui vivono intere stirpi di vampiri, tumuli di natura sconosciuta, che celano creature che richiamano agli orrori di H.P. Lovecraft.
Solomon Kane, lo spadaccino puritano, è un personaggio figlio degli anni in cui è stato inventato. Eppure funziona ancora oggi, nel suo essere sì quasi invincibile e seriale, ma anche tormentato da dubbi e da inquietudini che non ci si aspetteremmo da un eroe così apparentemente conservatore e integralista.
Ricollegandomi in parte al discorso fatto sabato, a proposito della “Sindrome di Tex Willer”, non posso fare a meno di notare che Kane, pur essendo a sua volta caratterizzato da alcuni elementi costanti (sia nelle storie che nella costruzione del personaggio), ha una sua evoluzione, una sua complessa psicologia, una tridimensionalità.
Ora, mi si dirà che ce l’ho con gli eroi bonellidi, ma non è così. Però è inevitabile il confronto tra due diversi tipi di serialità. Solomon Kane, pur essendo protagonista di racconti dal valore altalenante (la media è comunque sempre molto buona), non stanca e lascia un certo margine all’imprevedibilità.
Se cercate qualcosa di classico da leggere, recuperate dunque i volumetti che vi ho linkato.
A fronte di una spesa irrisoria potreste scoprire un ciclo narrativo di cui si parla relativamente poco, ma che ha ancora molto da dire.
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