Viviamo tempi frenetici.
No, non sto per attaccare con un pippone generalista su quanto un tempo qui era tutta campagna, e ci si divertiva a giocare a mosca cieca in cortile.
Voglio invece parlarvi di come la vita media di un qualunque prodotto di intrattenimento e/o cultura si sia drammaticamente abbassato.
Prima di tutto, i fatti: vendo ebook da oramai quattro anni (ne scrivo da almeno otto, ma questa è un’altra storia). Grazie alla pagina statistica di Amazon mi è possibile monitorare in tempo reale vendite e prese in prestito (tramite Kindle Unlimited) dei miei ebook. Non posso quindi che constatare che ogni mia nuova uscita vive un picco di vendite di 48-72 ore, salvo poi arrivare a un livellamento al ribasso, come se si trattasse di un ebook pubblicato molti mesi prima.
Prendiamo Jubilaeum Jihad, il mio ultimo nato. Pubblicato il 13 gennaio, ha venduto una quarantina di copie tra il giorno di release e il 15 gennaio. Una media di tredici copie quotidiane, che non è male, considerando che ho fatto una promozione tutto sommato di basso profilo. Poi, dal 16/01, le vendite sono scese a due/tre copie al giorno. Che è, per inciso, quanto vendono i miei titoli più datati.
Ma questo non accade solo per Jubilaeum Jihad, bensì per molti altri miei ebook pubblicati da inizio 2014 in poi.
Non è sempre andata così. Quando iniziai a vendere su Amazon avevo meno lettori, ma ogni nuova pubblicazione vendeva più copie per un periodo costante di giorni. I Robot di La Marmora, per esempio, vendette all’incirca nove/dieci copie al giorno, per almeno venti giorni filati.
Da quel che mi risulta da chiacchierate con colleghi e amici, non sono di certo l’unico a subire questo strano fenomeno.
Anzi, allargando il discorso, so che per la musica va alla stessa maniera. Un singolo – a eccezione di quelli pompati dai grandi media – vive un periodo di gloria di qualche giorno, salvo poi essere seppellito da uno tsunami di nuove uscite.
Ma perché accade ciò?
In primis perché l’offerta sta raggiungendo il rapporto di 1:1 con la richiesta.
Basta frequentare una qualunque delle millemila community dedicata a scrittura/editoria: ogni giorno escono nuovi ebook, indie o con casa editrice. Questo a fronte del diminuire del pubblico di lettori, cosa di cui abbiamo già discusso altre volte.
Aggiungiamoci che – in proporzione con l’aumentare dell’offerta – sta diminuendo la qualità media della medesima. Non c’è da stupirsi, è solo una questione matematica.
Pare che quei maledetti cassetti in cui i wannabe scribacchini tenevano chiusi i loro racconti scritti in terza liceo non siano più capaci di rimanere chiusi. No, ora diventano tutti ebook e libri di print on demand. Molti sono ben oltre la soglia media di decenza.
C’è poi il problema dell’accumulo, di cui abbiamo già parlato.
Ebook ed mp3, prodotti di costo relativamente ridotto, inducono all’acquisto compulsivo, salvo poi essere lasciati in stasi negli hard disc e nei ereader (o ipod) per mesi. In tal modo i lettori (o ascoltatori) forti fanno subito incetta di ciò che desta loro curiosità, andando così a creare le vendite “eccezionali” dei primi giorni. Allo stesso modo, il loro precipitarsi all’acquisto, che è cosa buona e giusta, esaurisce in fretta il potenziale bacino di pubblico acquirente di uno scrittore.
Ci sono modi per arginare questo fenomeno?
No. Esso è figlio dei tempi che viviamo, dove gli acquisti digitali avvengono in un nanosecondo, magari da cellulare, mentre siamo in metropolitana per andare al lavoro (vi svelo un segreto: non pochi ebook li acquisto proprio così!).
Se volessi essere polemico, accennerei a un certo senso di smarrimento davanti a tanta offerta, ma soprattutto alla mancanza crescente di discernimento e di capacità critica. Non a caso gli ebook più venduti sono quelli che costano meno, che non necessariamente sono i più curati, professionali e “belli”.
C’è comunque da aggiungere, a costo di essere noiosi e antipatici, che il passaparola positivo è l’unica arma in possesso a scrittori, musicisti (etc etc) in grado di allungare la vita di un prodotto artistico. L’autopromozione, anche quella fatta bene, ha un raggio d’azione molto limitato. Una buona e onesta recensione, viceversa, può allargare il pubblico potenziale di un qualunque artista/intrattenitore.
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