Benvenuti a New York! Sono passati cinque anni dalla comparsa dei primi zombi, ma la Grande Mela sembra aver assorbito il colpo. Mentre il sindaco Chandrake mantiene le strade sicure grazie a una spietata politica militarista, i cittadini si svagano assistendo ai combattimenti tra non morti che si svolgono a Central Park. Peccato che i ritornanti non siano gli unici mostri a infestare la metropoli…
Questa breve sinossi introduce L’Impero dei Morti, una saga a fumetti firmata da Alex Maleev e nientemeno che dal papà degli zombie moderni, George Romero. Proprio il vecchio Giorgione, che ultimamente le sta toppando tutte, come se dovesse pagare il contrappasso per gli incredibili film realizzati tra i ’60 e gli ’80.
In questa sua nuova avventura nel mondo dei fumetti, Romero si aggancia alla prima trilogia sugli zombie e sviluppa un proseguo alternativo, che non considera quanto narrato ne La Terra dei Morti Viventi.
Entrano infatti in gioco… i vampiri.
No dai, non fate così.
Non è una balordaggine dettata dalla senilità. Non completamente, almeno.
L’idea di una New York post-pandemica, in cui gli zombie sono stati in parte eliminati e in parte confinati nelle periferie estreme, ricorda lo scenario del Fiddler Green, già visto proprio ne La Terra dei Morti Viventi.
Il potere di questa “nuova New York” è gestito da un consiglio comunale composto quasi interamente da vampiri.
Essi garantiscono la sopravvivenza dei cittadini (ovviamente ignari della natura di chi li comanda) e li distraggono con nuovi giochi gladiatori, in un’arena costruita in Central Park, dove ad affrontarsi sono degli zombie ammaestrati alla lotta.
Si tratta di una Grande Mela distopica, scampata all’annientamento che ha coinvolto buona parte degli Stati Uniti. C’è una stratificazione sociale assai marcata, che ricorda quella della Roma imperiale. Il livello della vita è appena sopra la soglia della mera sussistenza, tranne per le classi più agiate, per i militari e per coloro che lavorano nell’arena.
Ne L’Impero dei Morti c’è una continuity dichiarata con La Notte dei Morti Viventi. Una delle protagoniste è nientemeno che la sorella della Barbara vista nel primo film di Romero. In alcune tavole vengono rievocati gli avvenimenti della notte in cui gli zombie attaccarono i vivi. Da lì in poi la storia del fumetto va però per i fatti suoi.
Come già detto, viene introdotto l’elemento dei vampiri. Essi governano segretamente New York, si cibano spesso di sangue animale, tranne nelle occasioni in cui si nutrono di vagabondi e disperati, lasciando poi i cadaveri in pasto agli zombie che infestano i bassifondi.
I vampiri di Romero/Maleev sono di genere piuttosto classico. L’unica differenza è che anch’essi, se uccisi, risorgono come zombie.
Questo primo volume della saga introduce i personaggi, getta le basi per gli avvenimenti futuri e traccia un piccolo affresco aggiuntivo del mosaico romeriano. Abbiamo a che fare (di nuovo) col concetto dello zombie che si evolve. Non a caso una delle protagoniste è una poliziotta SWAT zombizzata, capace però di mantenere alcune minime proprietà intellettive.
Che giudizio dare all’atto d’apertura de L’Impero dei Morti?
Non abbiamo a che fare con un capolavoro. La graphic novel è godibile, e fa sempre piacere vedere nuove aggiunte del mondo zombesco di Romero. Tuttavia non abbiamo a che fare con qualcosa di imperdibile. C’è molto di già visto e alcuni passaggi narrativi appaiono piuttosto sbrigativi.
Un tempo avrei detto che Romero può fare di più.
Ma ne siamo ancora convinti?
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