Fase 1: ho iniziato a postare ebook indipendenti (self, se proprio amate questa parola) circa nove anni fa, quando gli ebook ancora non se li filava nessuno, ed erano sostanzialmente dei grezzi e monolitici file PDF da leggere sullo schermo del PC (o del portatile, quando andava bene). Non avevo nessun editor, al massimo qualche beta-lettore, ma frequentavo un paio di forum di scrittura da cui ho ricavato insegnamenti utilissimi. A volte in maniera dura, ma quasi sempre costruttiva.
Fase 2: ho trasformato i PDF in ePub e in Mobi. Dalle misere pubblicazioni sul mio blog e sui forum sono passato al diffondere gli ebook su appositi siti di condivisione, quando ancora Amazon era un territorio inesplorato e ricco d’insidie. Eppure già li vedevo, i primi colleghi “self”, che sbarcavano sul Kindle Store, il più delle volte con ebook dalle copertine improbabili.
Fase 3: ho iniziato a vendere i miei ebook. È stato un passaggio che ha richiesto molto tempo e infinite riflessioni. Mi sono deciso a fare questo passo quando un collega autore indie mi ha provocato: “se davvero credi che ciò che scrivi abbia un valore, smettila di regalare i tuoi ebook (il tuo lavoro) e vedi che succede“. E così è stato. Certo, i download degli ebook gratuiti erano sull’ordine dei mille a titolo, una cosa apparentemente esaltante, benché vacua e inutile, mentre le vendite dei primi titoli raggiungevano a stento le cento copie vendute in due o tre mesi. Però mi sono accorto quasi subito che la strada intrapresa non solo era quella giusta, bensì l’unica percorribile.
Fase 4: sono diventato professionale al 100%. No, non mi sto lodando da solo, come un poveraccio. La professionalità esula dai contenuti, che possono piacere o meno (la questione è meramente soggettiva). Con questo termine mi riferisco al fatto che non sono più un “self”, bensì un vero “indie”. Mi avvalgo della collaborazione di grafici, editor, testimonial. Investo dei soldi negli ebook che realizzo, a volte con un piacevole tornaconto, altre volte andando a fatica in pari. Però provo un senso di realizzazione ben diverso dai vecchi tempi delle Fasi 1 e 2.
Non ho bisogno di chiamare il mio profilo Facebook “Alessandro Girola scrittore”, perché quel che faccio è sotto gli occhi di tutti, non è un atteggiamento da poser.
E ora?
Contando che credo in uno sviluppo continuo di questa professione, per stare al passo coi tempi, per migliorarsi e cercare un pubblico sempre più ampio, sto meditando su come potrebbe essere la Fase 5.
Che – per essere chiari – sarà una fase sempre da indie (non cerco editori) e sempre in italiano (non voglio pubblicare in inglese, almeno per ora).
Quindi quali sono le migliorie che potrei apportare alla mia professione?
Pensavo, per quando odi il genere umano, a qualche presentazione “volante”, in stile meet and greet. Però non è che finora abbia progettato chissà che.
Continuo poi a cercare testimonial, vuoi per mera promozione, vuoi perché in alcuni casi mi è servito per ampliare il pubblico.
C’è poi la possibilità di pubblicare qualche mia opera anche in formato cartaceo, ma non sono certo che lo sforzo verrebbe in qualche modo ripagato.
Insomma, sono in un periodo di riflessione.
Ma chi si ferma troppo è perduto…
(A.G. – Follow me on Twitter)
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