Lettere stupende, telefonavo a una cara persona gliene parlavo, ne discutevamo, e tornavo a leggere. Mi incuriosiva di questo legame di cui sapevo poco il peso che i due amanti dovevano sentire, una specie di senso di colpa perché in comune avevano un buon amico: Giovanni Boine.
Lei l'aveva avuto come amante e ne era uscita abbastanza bruciata, un amore breve ma intenso, una pausa in mezzo all'amore per Cascella. Dino Campana doveva invece a Boine la prima vera e immensa recensione apparsa su La Riviera Ligure, quella stupenda rivista curata allora da Mario Novaro e che esce ancora, grazie a Maria Novaro e dalla Fondazione Mario Novaro Onlus. E in un mondo in cui si perdevano i manoscritti di Campana e lo si prendeva poco sul serio, Boine aveva saputo intuirne il genio.
Ora, nel 1916, Boine era prossimo alla fine, malato a fondo, giovane, disperato. E disperato dovevano esserlo anche loro, Campana e Sibilla. Le ultime lettere di Dino sono dal manicomio, lei non gli risponde più. Ricordo bene che leggendo, non mi sentivo di giudicarla, peraltro non giudico in questi casi, ne ho abbastanza dei miei di casi.
Ma lui non era riuscito a contenere le sue furie e non doveva essere stato facile per lei. La sera, dopo un pomeriggio di letture, raggiunsi Paolo Ciampi alla libreria On the road. Non credo che parlammo di quel carteggio e di quell'amore o forse sì. Ma ora mi ritrovo a leggere L'ARIA RIDE (Aska edizioni), e torno in quel caffè, e passeggio per boschi e attraverso torrenti e tocco il muschio e i licheni che hanno toccato loro, Sibilla e Dino, durante quelle loro passeggiate.
E lo raccomando a tutti, è bello, questo libro, pieno di luce e verdura e rumori di frasca e acqua e poesia e baci. E poi, consentitemi, è così bello pensare che non sia stato Dino a raggiungere Sibilla ma dopo averle appunto assicurato che viaggiava lui, ha cambiato idea e ha chiesto a lei di raggiungerlo.
Hai capito, Dino?
Marino Magliani