Il fascino degli spettacoli nelle arene dell’Antica Roma si è tramandato fino ai giorni nostri, tra saggi, ricostruzioni storiche molto accurate, film e serial TV che ricatturano l’atmosfera dei giochi sanguinari e spettacolari che contribuirono a rendere Roma famosa nel mondo.
I gladiatori hanno un fascino assoluto, qualcosa a metà tra epica e tragedia. Tuttavia non furono solo loro a calcare i terreni delle arene. Esistevano infatti vari tipi di spettacoli, suddivisi in veri e propri generi, ciascuno coi suoi protagonisti, le sue scuole, i suoi impresari.
Tanto per fare un esempio, per molti anni furono i ludi circenses (le corse coi carri, che avevano luogo nel cosiddetto circo) a essere i preferiti degli spettatori. Anche i meno conosciuti (e assai meno violenti) ludi scaenici (le rappresentazioni teatrali drammatiche) avevano i loro fan, e non erano nemmeno molto numerosi rispetto agli appassionati dei munera (i duelli tra gladiatori).
Oggi però mi occuperò, brevemente e senza pretese di completezza, delle venationes, ossia i combattimenti che coinvolgevano animali feroci, che in brevissimo tempo si imposero nell’immaginario dei frequentatori delle arene…
I primi spettacoli di venationes si svolsero attorno al 300 a.C. e coinvolgevano degli elefanti importati dalla Sicilia. Forse si trattava però di semplici sfilate di animali esotici, come avvenne spesso fino al 190 a.C. circa.
Bisogna aspettare il 186 a.C. per avere i primi veri e propri combattimenti tra leoni e pantere.
Da allora gli impresari delle fosse gladiatorie si sbizzarrirono nel personalizzare quanto più possibile le venationes.
Abbiamo quindi resoconti di spettacoli di vario genere:
- Ricostruzioni di cacce tra predatori carnivori e grossi erbivori (per esempio leoni contro elefanti).
- Scontri tra animali di differenti provenienze geografiche (per esempio orsi contro ippopotami).
- Scontri tra gladiatori e animali.
- Scontri tra gladiatori e animali, ma su vasta scala (per esempio battaglie contro coccodrilli, in bacini idrici ricostruiti appositamente nelle arene).
Con la progressiva espansione dell’Impero (e in seguito della Repubblica), gli impresari furono in grado di recuperare animali sempre più rari e particolari. Così nelle arene di Roma e degli altri territori dell’Impero comparirono animali quali ippopotami, giraffe, coccodrilli, rinoceronti.
Anche se quelli che più affascinavano (ed è facile capire il perché) erano i grandi felini: tigri, leoni e pantere soprattutto.
Le cronache d’epoca ci riportano poi casi straordinari, di venationes tanto spettacolare da aver fatto storia.
Il poeta Calpurnio Siculo ci ha lasciato il ricordo di uno splendido spettacolo, tradizionalmente datato all’epoca di Nerone, nel quale si videro emergere da una voragine spalancatasi nell’arena lepri bianche, babirussa, un alce, zebù, uri, bisonti, foche che combatterono contro orsi, ippopotami ; e persino alberi. Per uno spettacolo d’un solo giorno, Nerone fece decorare l’anfiteatro addirittura con ambra in quantità, appositamente procurata.
Straordinari furono i giochi offerti da Tito per l’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio, nell’80, che si protrassero per ben 100 giorni ed inclusero vari spettacoli : combattimenti gladiatorii, venationes, esecuzioni capitali per le quali si allestirono scenari mitologici (vd. infra), e due naumachie : una più modesta nel Colosseo stesso, una seconda più grandiosa nel bacino fatto scavare da Augusto nel nemus Caesarum. Si uccisero in un sol giorno 5.000 bestie ; in tutto gli animali uccisi furono, a quanto pare, 9.000 fra erbivori e carnivori. Si assistette a numeri con tori, cavalli o altri animali addestrati e persino a combattimenti di donne, evidentemente di basso rango, contro fiere. Nonostante le possibili esagerazioni delle fonti, i numeri dovevano essere molto alti.
Si può immaginare l’effetto spettacolare della contemporanea ascesa sull’arena di così grandi quantità di animali, grazie ad un sistema di ascensori e piani inclinati manovrati dai sotterranei. Anche per le semplici cacce si usava allestire ricche ambientazioni, riproducendo elementi paesaggistici. Durante una prima venatio offerta da Domiziano si vide un rinoceronte combattere contro un toro ; in un altro spettacolo, nell’85-86, si assistette a numeri con leoni addestrati, che presero alcune lepri nelle fauci e le restituirono integre, con gran meraviglia del pubblico : i numerosi epigrammi che Marziale dedicò all’evento ne sono testimonianza ; forse leoni combatterono contro tori. Di Domiziano si ricorda anche la passione per gli spettacoli notturni. (Fonte: Italies)
Altri imperatori, tra cui Gordiano III, utilizzò animali meno esotici, ma in spettacoli di massa che colpirono molto l’immaginario popolare: cervi, equini selvatici, ovini selvatici, struzzi, alci, cinghiali, camosci e daini.
Si parla di un giorno di venationes in cui vennero coinvolti oltre 1300 animali dei generi appena elencati,
Altri imperatori, come per esempio Aureliano, ebbero la geniale pensata di ricostruire veri e propri ecosistemi nelle arene. Nel caso di Aureliano si parla di un bosco di vere piante, popolato da cinghiali, struzzi, onagri, orsi, cervi. Tale bosco fu concesso come territorio di caccia a un numero selezionato di spettatori, che così sostituirono di fatto i gladiatori o gli scontri tra animali.
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