Per fare il paio col recente articolo sul clockpunk, mi è venuta voglia di scriverne uno sull’ancora meno noto sandalpunk.
Tra l’altro l’occasione capita nel periodo giusto, visto che da prima di Natale sto scrivendo Gladiatori contro Kaiju, che senz’altro può essere considerato un romanzo sandalpunk.
Partiamo innanzitutto con una definizione chiarificatrice:
Il sandalpunk è un sottogenere dello steampunk. Esso si riferisce all’alterazione ucronico/fantascientifica di epoche storiche che vanno indicativamente dall’Antica Grecia all’Antica Roma, fino al periodo tardo-imperiale, e comunque prima del medioevo.
Come in tutti i filoni del “-punk”, le storie sandalpunk presentano tecnologie ed elementi anacronistici che alterano – parzialmente o totalmente – lo scenario storico in questione, così come noi lo conosciamo.
Abbastanza semplice da capire, no?
Tuttavia è più difficile da sviluppare, rispetto a steampunk, dieselpunk e clockpunk.
Pensare, per esempio, alla Roma Imperiale dotata di treni a vapore può essere intrigante, ma di difficile realizzazione.
Tuttavia c’è chi ha provato a farlo.
Senza andare troppo lontano, l’italianissimo Davide Del Popolo Riolo ha pubblicato il De Bello Alieno, che immagina proprio un’ucronia di questo genere.
44 avanti Cristo. Roma è la capitale del mondo civilizzato, la sua egemonia si estende dall’Oceano all’Asia, dalle Gallie all’Egitto. Non c’è esercito in grado di opporsi alla forza delle legioni romane e dei loro fucili. Bighe a motore sfrecciano per le strade, treni a vapore collegano le più remote province alla Città Eterna. L’artefice di queste conquiste ha un nome: Caio Giulio Cesare, il geniale scienziato e imprenditore che, costretto da Silla ad abbandonare la carriera politica e militare, ha dedicato tutto il suo ingegno alla scienza e alla sua applicazione tecnica. Ma lontano, oltre la notte buia e senza confini dello spazio, una Razza anziana e morente scruta, con muta ostilità ed invidia, il pianeta Terra, scruta Roma e le sue conquiste. Dal loro mondo spoglio e arido, battuto da venti e tempeste e scosso dai terremoti, esseri alieni osservano, con immoto odio, chi ha ciò che non possono più avere. Vedono gli uomini crescere e moltiplicarsi, domare gli animali e coltivare la terra. E poi estrarre il carbone, solcare i mari con navi a motore e la terra con veicoli meccanici. E prendono una decisione: occorre fermare i terrestri prima che diventino troppo pericolosi. Occorre distruggere Roma.
Il romanzo non è perfetto, ma è ben pensato e ben scritto. Merita sicuramente una lettura.
Nel 1986 ci aveva già pensato qualcun’altro, a rivedere l’Impero Romano in ottica ucronico/fantastica. Mi riferisco a Somtow Sucharitkul e al suo Aquiliade, uscito in Italia per la collana Urania Speciale.
Una storia di carri a motore, a soli cento anni dalla morte di Giulio Cesare, ma anche di invasioni aliene e di improbabilissimi incontri tra le legioni di Roma e… i pellerossa!
Un secolo è trascorso dalla morte di Giulio Cesare, e Roma non ha certo dormito sui passati allori: i confini del suo impero vanno ora dall’Asia alle Americhe, le sue strade ospitano i primi scoppiettanti carri a motore, le sue prime incredibili navi solcano l’oceano portando meraviglie dal Nuovo Mondo. E’ sullo sfondo di questo universo parallelo che il buon Tito Papiniano, duce della XXXIV Legione inviata contro i Parti, fa il suo primo incontro con Aquila, l’indomito capo pellerossa giunto a dare un amichevole aiuto al Grande Padre Bianco di Roma. Un incontro dalle imprevedibili conseguenze, questo è certo, poichè finirà col coinvolgere fra le altre cose una sperduta tribù di Olmechi, un malefico viaggiatore nel tempo e un’apparente invasione di dischi volanti. Quanto basta, insomma, perchè questo giovane autore meriti un prestigioso Numero Argento.
Altro romanzo che fitta bene in questo filone è La Legione Occulta dell’Impero Romano, del bravo Roberto Genovesi, una sorta – perdonatemi il parallelismo grezzo – di Avengers di Roma Antica. Ricostruzione storica impeccabile, impreziosita però da un’abbondante dose di elementi fantasy e “-punk”. Lettura piacevole, con possibili sviluppi, sequel e prequel.
Disponibile anche in formato ebook, ovviamente consigliato ai curiosi e agli appassionati.
Si muovono sui campi di battaglia come spettri, inarrestabili e letali. Sono i soldati della Legio Occulta
Per la storia non sono mai esistiti ma l’Impero Romano ha nei loro confronti un inestimabile debito di riconoscenza. Il loro intervento ha permesso di realizzare strategie impensabili, di vincere battaglie impossibili. Non sono addestrati a combattere, ma a leggere e interpretare i segni degli dèi, spianando la strada alle daghe romane, o a intervenire quando la forza delle armi lascia il posto al potere del trascendente. Indossano armature bianche come la neve e tuniche nere come la notte. Veggenti, auguri, negromanti, aruspici raccolti da bambini nelle arene, nei mercati degli schiavi e nei villaggi in fiamme. Le storie che corrono sulla bocca degli ubriachi nelle bettole di confine raccontano che siano guidati da un generale padrone di un misterioso linguaggio dei gesti. Si muovono sui campi di battaglia come spettri, inarrestabili e letali. Giulio Cesare ne ha fatto un manipolo di eroi, Ottaviano Augusto li ha resi leggenda. Vigiles in tenebris è il loro motto e il nero destriero di Plutone il loro simbolo. Sono i soldati della Legio Occulta.
Nel campo dei giochi di ruolo, sempre molto vivo e pionieristico, non si può non citare due ambientazioni per il noto GdR GURPS. Mi riferisco rispettivamente a Bronzepunk e a Ironpunk.
Entrambi furono creati dal magazine Pyramid e si riferiscono rispettivamente alle versioni alternative della Grecia Antica (Bronzepunk) e di Roma (Ironpunk).
Sono inserti praticamente introvabili, a differenza dei (seppur rari) boxed set ufficiali, sempre per GURPS, che permettevano di giocare campagne in Grecia e nell’Impero, anche se in versione assai più classica, e senza elementi tipici del “-punk”.
Sempre in ambito dei giochi di ruolo, è impossibile non citare l’italianissimo Lex Arcana, pubblicato nell’oramai lontano 1993 da Del Negro editore. Trattasi di un solido scenario sandalpunk, con la magia, reale e funzionante, a sostituire però gli elementi scientifico-anacronistici che meglio si adatterebbero alla vasta e complessa categoria delle storie “-punk”.
L’intera storia di Roma viene rivista, sin dalla sua fondazione: Romolo, primo re-augure, istituì la Pax Deorum ovvero il patto con cui tutti gli imperatori di Roma sapevano di godere del favore degli Dèi. Egli decise di istituire altresì il Collegio degli Auguri, un consiglio di saggi edotti all’arte magica della divinazione. Le conquiste ottenute da Roma come regno, come repubblica e infine come impero costituirono, assieme alla decuplicazione della capacità e della potenza economica, politica e militare, anche un lungo e attento studio all’espletazione e al conseguimento dello scibile magico.
Ottaviano Augusto, imperatore e quindi Pontifex Maximus, raccolse tali conoscenze nel Codex Augusteus, il primo vero testo di magia divinatoria. Un secolo e mezzo dopo Adriano il Grande, sulla scorta di responsi oracolari particolarmente negativi, diede una svolta decisiva alla politica dell’Impero, ordinando un arresto dell’espansione e dello studio divinatorio, la costruzione di imponenti difese ai confini delle terre controllate da Roma (tra cui il Vallo di Adriano) e la redazione del Codex Hadrianeus, un ulteriore e più ampio compendio sulla magia imperiale a conclusione delle ricerche sul mosaico di conoscenze alle quali i suoi predecessori avevano lavorato per più di un millennio.
I secoli che seguirono, di relativa pace e di mutamenti minimi al disegno dei confini di Roma, furono contraddistinti dall’agiatezza e dai miglioramenti sociali, da una revisione del concetto di schiavismo e da un furoreggiante sviluppo economico, in gran parte favorito dalla relativa sicurezza delle strade e delle vie marine dell’Impero. La classe dominante, i cives romani, adottavano un culto religioso e magico ufficiale, ancora ricalcato sulla mitologia romana e basato sul Favore degli Dèi, ma nella moltitudine di etnie e di culture che l’Impero ricopre e protegge molte religioni vennero riconosciute e accettate, quali ebraismo, Cristianesimo, mitraismo, zoroastrismo e una serie di culti minori.
Questa appena riportata è un’ampia e precisa descrizione del setting di Lex Arcana, preso da Wikipedia.
Il gioco ebbe un buon successo in patria e generò diversi supplementi, tra cui Germania – I misteri degli Agri Decumates (ambientata nelle terre dei barbari germani) e la riuscita Chartago (che, come si intuisce, fa riferimento a Cartagine).
Sicuramente esistono molti altri prodotti – libri, fumetti, film – che hanno un retrogusto sandalpunk.
Mi viene per esempio da citare l’ottima pellicola Titus, del 1999 (regia di Julie Taymor), che ripropone la tragedia shakespeariana Tito Andronico in chiave post-moderna, mischiando elementi classici del periodo imperiale romano a un’estetica che richiama molto a certe atmosfere dieselpunk.
Se vi capita di recuperarlo dategli una chance, perché è un film particolare, che vale la pena di essere visto almeno una volta.
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