Ma a me che me ne fotte a me

netflix

La notizia è nuova, ma già vecchia secondo le dinamiche del Web.
In Italia arriva Netflix che, per chi non lo sapesse ancora (magari qualcuno vive su Marte, oppure per i novantenni che leggono Plutonia Experiment) è più o meno questo:

Nata nel 1997 come servizio di noleggio di film e videogiochi, nel 2008 la statunitense Netflix ha dato vita alla più grande piattaforma di streaming on demand esistente. Oggi Netflix conta quasi 50 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui più di 30 nei soli Stati Uniti, e offre un catalgo pressoché illimitato di film e serie tv visibili su smartphone, tablet, televisori, console e altre decine di dispositivi. (…)
Con € 7,99 al mese ognuno di noi può così entrare in un mondo nuovo fatto di serie tv, film originali o contenuti in un catalogo davvero sterminato e sempre in rinnovamento. (Fonti: Wired e La Stampa)

Figo, fighissimo, anche per uno come me che, per ragioni strettamente personali – non ideologiche o altro – non riesce più a seguire alcun serial televisivo e vede i film quasi unicamente al cinema.
Eppure c’è chi protesta.
Illuminati filosofi? Puristi della pellicola e nostalgici delle vecchie bobine a 8 mm? Direi di no.

Su diversi forum e gruppi Facebook ho letto dei commenti che possono essere riassunti con questo (lo lascerò anonimo, il nome di chi l’ha scritto conta davvero poco):

Tutti in fissa con sto Netflix, ma la gente lo sa che con Torrent, o strumenti di questo tipo, si può scaricare qualsiasi cosa in superHD (e sottolineo veramente QUALSIASI COSA senza vincoli), in qualsiasi lingua e pure molto velocemente?
Per carità non metto in dubbio sia un buon servizio, magari per la gente che viaggia con tablet e internet a disposizione, però i miei amici ne parlano come di un servizio rivoluzionario.

Il sospetto è che la differenza tra l’usufrutto legale di un servizio e il download illegale del medesimo non abbia nemmeno sfiorato questa giovane mente.
Per onestà devo dire che qualcuno glielo ha fatto notare nei commenti, che la discriminante sta tutta lì, ma la risposta del virgulto è stata altrettanto serafica:

Non so se sia questione di legalità o meno. Alla fine chi non scarica vede in streaming, che lo stesso non è legale penso.

Proprio non ci arrivano.
Oramai la pratica di scaricare la qualunque senza spendere un centesimo è talmente radicata nell’essere umano che la sola idea di avere un servizio migliore, più organizzato, più veloce ed eticamente corretto non riesce nemmeno a concretizzarsi nella “mente comune” dell’internauta medio.

Quando gli si fa notare che così facendo contribuiscono ad ammazzare ogni attività artistica o di intrattenimento degna di questo nome, la replica è solitamente un’alzata di spalle. Il famoso “ma a che me ne fotte a me!

ma a me

Una battuta che ha fatto scuola.
Che poi tutti noi ogni tanto ci guardiamo un film in streaming o scarichiamo un MP3 senza passare da iTunes o da Google Play, ammettiamolo. Però, nell’utente consapevole, esiste una sorta di senso della misura che lo porta a spendere dei soldi quantomeno per gli artisti che ci piacciono di più, che siano essi cantanti, registi o scrittori.

Ecco, appunto, scrittori.
Un paio di settimane fa un mio collega mi ha segnalato l’esistenza di un sito in cui sono disponibili molti nostri ebook piratati. “Nostri” nel senso miei e di molti amici con cui collaboro da anni: Davide Mana, Germano, Marco Siena… dai, i nomi li conoscete.

Certo che piratare ebook il cui costo va da un minimo di 0,99 euro a un massimo di 3,99 euro è davvero una cosa che va oltre la mia comprensione.
Non mi fa arrabbiare, quello no (credo di essere sopra certe reazioni, oramai), bensì mi avvilisce moltissimo.
Tra l’altro così si spiega perché alcuni miei titoli hanno improvvisamente avuto un calo di vendite.
Viene voglia davvero di smettere di fare qualunque cosa.

that's all folks


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