MANDELA //// attore protagonista del MONDO

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Capita tutti i giorni di vedere, prima dello otto del mattino un gruppo di ragazzi che stanno andando a scuola. Ridono, scherzano, qualcuno è serio forse per la probabile interrogazione. Fra di loro alcuni sono di colore. Sono, come si dice, integrati. Davvero non c’è nessuna differenza, di tono, di gesto, di tutto. Per tutti noi, salvo qualche idiota, è così e basta. Non occorre neppure dire che è giusto, è legittimo, era necessario, è persino bello. Tutto superato. È così e basta. Ma una volta, fino a non tanto tempo fa non era così. I pensieri, i discorsi e i comportamenti erano filtrati dalla differenza. Perché, fino ad allora, la differenza era notata, rilevata, valutata e magari censurata, ma rimaneva, era viva. Se adesso i gruppi sono misti, se una nero e una bianca girano per mano: ribadisco è così e basta. Lo si deva soprattutto a un uomo, Nelson Mandela. Che in quel senso ha fatto molto, ha fatto tutto. Quando scrivi di uno così occorre molta attenzione, perché devi vedertela con un qualcosa che è incombente e fastidioso, che spesso prevale sulla verità e sulla sostanza, i media. Le immagini di Mandela sono milioni, le conosciamo, distribuite durante la sua lunga vita. Il ragazzo all’università di sudafricana di Alice, dove studia Gandhi. In prigione, dove rimane ventisette anni, con l’accusa di aver tentato di rovesciare il governo. La scarcerazione, trionfale, del 1990. Il premio Nobel del 1993, e l’anno dopo l’elezione a Presidente. Dicevo “immagini”. Ecco, ci stanno, sono utili, ma vanno gestite. Soprattutto occorre ricordare che alle immagini Mandela ha fatto seguire una sostanza ancora maggiore. Faccio un esempio, la faccia opposta della medaglia. Ernesto Guevara de la Serna. Icona immensa, immagine presente nella memoria, diventato il Che, rivoluzionario nei paesi dell’America latina. Eroe certo attivo, ma forse persino schiacciato dalle troppe immagini, stampate su milioni di magliette. Con la “fortuna” di morire giovane, per la mitologia.

Mandela è trasversale a molte generazioni, la mia e la vostra -vado sul sicuro-. È un modello che non possiamo non avere al fianco. E certo uno modello dal quale tutti – salvo i pochi eccezionali che ho definito sopra- non possiamo non avere appreso qualcosa che ci ha reso attenti e magari migliori. Ed è stato attore grande e vincitore. Parlo di cinema. Le citazioni sono centinaia. Ne faccio due. Comincio da un nome che pochi conoscono, Dennis Haysbert, l’attore che fa Nelson ne Il colore della libertà- Goodbye Bafana (2007), di Bille August. È la storia della detenzione del leader e del suo rapporto con la guardia James Gregory, un sudafricano “bianco” in tutti i sensi -siamo ancora nel 1968-. La convivenza porta Gregory e prendere coscienza della grandezza delle idee del suo prigioniero. Quel singolo rappresenta la nazione. E poi Invictus, di Clint Eastwood con Morgan Freeman protagonista. Mandela si rese conto dell’importanza popolare dello sport. La nazionale di rugby del Sudafrica diventa il simbolo della spaccatura razziale. È formata da bianchi salvo un nero. Mandela decide che la squadra debba vincere il mondiale. E grazie al nuovo spirito trasmesso dal Presidente, i sudafricani vincono. Nelson Mandela, politico, eroe, attore, allenatore di popolo e … di rugby. Tutto. (Pino Farinotti, Mymovies.it 06/12/13).

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