Powers (il fumetto e la serie TV)

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Pensate che io leggo i fumetti della collana Powers da anni – apprezzandoli per la loro complessità – ma ho scoperto solo per caso che ne hanno tratto una serie TV, prodotta da PlayStation Network e arrivata in Italia sulla pay TV Infinity.
Facciamo un passo indietro: cos’è il fumetto Powers, nato nel lontano 2000, a opera di Brian Michael Bendis e di Michael Avon Oeming?
Citiamo Wikipedia, per inquadrare il contesto:

La serie è ambientata in un mondo in cui i supereroi esistono ma non sono sempre presenti. I protagonisti sono due detective, Christian Walker e Deena Pilgrim, agenti di polizia in un dipartimento della omicidi che si occupa di casi riguardanti i “poteri”: Walker era anche lui un supereroe, chiamato Diamond, ma divenne un agente di polizia dopo aver perso i propri poteri.

Non è una gran sinossi, ma rende l’idea.
In pratica Powers è il nostro mondo, che ha accettato l’idea di un tot di individui dotati di superpoteri. Alcuni di questi fanno i vigilantes, altri semplicemente i VIP. I punti di forza di Powers (fumetto) sono essenzialmente due:

  • Il taglio delle storie è molto realistico, partendo dai dialoghi, fino ad arrivare a come i “poteri” (i super) vengono contestualizzati nel tessuto sociale e nella quotidianità.
  • Le storie sono soprattutto di stampo poliziesco, salvo la forte componente supereroistica nelle indagini del dipartimento del LAPD.

Powers è un’ottima collana a fumetti che, grazie a Dio, è disponibile integralmente anche in italiano, grazie a Panini Comics. Qui trovate l’elenco dei volumi (tutti in qualche modo collegati, ma godibili anche come stand-alone).
Dimenticate i comics di supereroi a cui siete abituati, i vari albi della DC e della Marvel: in Powers c’è tutt’altra atmosfera, anche se non mancano i rimandi a una certa iconografia di questo settore. Essi sono tuttavia pensati per un pubblico maturo e desideroso di dialoghi più credibili e disincantati. In sostanza i super di questa saga sono sempre più spesso succubi e drogati della loro stessa fama, mentre i poteri più giovani e imberbi non desiderano altro che emulare i membri più noti e chiacchierati di questo esclusivo jet-set.

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Veniamo ora al serial.
Deludente, per molti aspetti. Anzi, soprattutto sotto un aspetto: sembra una produzione dei primi anni ‘2000, con effetti speciali un po’ più scarsi di quelli di un qualunque episodio di Smallville, e una fotografia moscia e insignificante, che non ha mai un solo guizzo di originalità o di genio.
E dire che esistono web-serie realizzate con quattro soldi che sono tecnicamente più curate e in grado di trasmettere un sense of wonder che in Powers (serial) latita totalmente.

Però ci sono anche delle buone cose.
Il livello dei dialoghi è piuttosto alto, fedele al fumetto. Alcuni personaggi sono brillanti, le conversazioni caustiche (quando occorre), scurrili (come accade nella realtà). Non ci sono soggetti al 100% positivi o del tutto negativi. I cattivi hanno delle motivazioni credibili e i “buoni” non sono affatto esenti da egoismi e da mitomanie, quando si tratta di super.
L’attore che interpreta Christian Walker, Sharlto Copley, non somiglia granché alla sua controparte a fumetti, ma è un bravo professionista e fa il suo lavoro in maniera godibile. Mi è piaciuta anche Michelle Forbes nel ruolo di Retro Girl, la supereroina più famosa d’America, con una bellezza sciupata e una carriera probabilmente in declino. La sorpresa vera e propria è la giovanissima Olesya Rulin, che interpreta Calista, la ragazzina che desidera diventare un potere (e che, andando avanti, avrà un ruolo sempre più centrale).

Retro Girl

Retro Girl

Il resto del cast – purtroppo – è molto più piatto.
I due “villain” principali (chiamiamoli così per comodità) sono perfino un po’ ridicoli. Il boss della mala nonché super, Johnny Royalle, sembra il sosia americano di Giovanni del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Eddie Izard, nei panni del potente Wolfe, convince assai poco.

E allora perché vedere Powers?
Perché è un prodotto effettivamente originale nel filone dei supereroi. In questo senso ha mantenuto (o almeno ci ha provato) le suggestioni innovatrici del fumetto da cui è tratto.
Non ho ancora visto la stagione 2, ma se mi capiterà l’occasione lo farò sicuramente.

Johnny Royalle

Johnny Royalle


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