Propaganda Due

loggia P2

Oggi vi offro un sontuoso guest post a opera di Alessandro Mana, il gestore del blog Redjack, il più completo database italiano (ma credo che sia anche uno tra i migliori tout-court) sul mistero di Jack lo Squartatore. Fatevi un favore e visitatelo, e magari mettete un like sulla pagina Facebook, così da non perdere alcun aggiornamento.
Ma Alessandro per misteri, enigmi e cosiddetto “cospirazionismo” ha una cultura infinita, come vedrete oggi in questo articolo spettacolare, di oltre 1300 parole, sulla P2.
Sperando che Plutonia Experiment non attiri attenzioni… indesiderate.
Inoltre, se l’argomento vi interessa, ho una mezza idea di darvi modo, sempre con la collaborazione di Alessandro, di scaricare la versione extended di questo articolo.

La Loggia P2 (di Alessandro Mana)

Ci sono misteri che gettano ombre sulla storia italiana. Ci sono segreti che servono lo Stato ed altri che servono allo Stato per cambiare forma. Per creare un nuovo Stato, parallelo ed inquietante. Creare un nuovo Stato Democratico, autoritarista e legale. Per far ciò occorrono uomini nei posti giusti dell’organigramma dello Stato, dell’esercito, dei mass media e della società civile.

Il 17 marzo 1981, accadde qualcosa che portò quest’ombra alla luce scuotendo l’intero sistema italiano. I giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell’ambito di un’inchiesta sul finto rapimento del finanziere Michele Sindona, fecero perquisire Villa Wanda e la fabbrica Giole a Castiglion Fibocchi (AR) e l’Hotel Excelsior di Roma. L’operazione venne svolta con la massima segretezza e riservatezza per evitare fughe di notizie che permettessero la trafugazione di eventuali prove. La Guardia di Finanza, che controllava anche le linee telefoniche dei luoghi sospetti, ritrovò dei documenti in una cassaforte nella fabbrica Giole. L’operazione, eseguita dalla sezione del colonnello Bianchi, scoprì una lista di quasi mille iscritti alla loggia massonica P2, fra i quali il comandante generale dello stesso corpo, Orazio Giannini. Lo stesso Michele Sindona comparve nella lista degli iscritti alla P2, confermando le intuizioni dei giudici istruttori. Il colonnello Bianchi resistette a vari tentativi di intimidazione e trasmise la lista agli organi competenti.

Villa Wanda

Villa Wanda

Ma che cosa è la loggia massonica P2?

Con la proclamazione dello Stato unitario, sorse l’esigenza, da parte del “Grande Oriente d’Italia”, cioè la più importante e numerosa comunione massonica d’Italia, di salvaguardare l’identità degli affiliati più in vista, anche all’interno dell’organizzazione. Per tale motivo, l’adesione di questi ultimi non figurava in nessun elenco ufficiale, ma era nota al solo Gran maestro, risultandogli come iniziazione “all’orecchio”. Fu solo nel 1877 che il Gran maestro Giuseppe Mazzoni, iniziò a stilarne un elenco denominato propaganda massonica, costituendo ufficialmente la loggia in questione.

Anche dopo la Gran maestranza di Adriano Lemmi (Gran maestro dal 1885 al 1895), la loggia “propaganda” continuò a rappresentare un riferimento importante nell’organizzazione del Grande Oriente massonico.

Nel 1925, su impulso del Governo fascista, fu promulgata la legge sulla “Regolamentazione dell’attività delle associazioni e l’appartenenza alle medesime del personale dipendente dallo Stato” (cosiddetta “legge contro la massoneria”), costringendo il Gran maestro, Domizio Torrigiani, a firmare il decreto di scioglimento di tutte le logge (26 novembre 1925). La massoneria italiana si ricostituì in esilio, a Parigi, il 12 gennaio 1930.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, e con il rientro in Italia del Grande Oriente, il Gran maestro Ugo Lenzi (1949-1953) ricostituì la loggia “Propaganda”, che prese il nome “Propaganda 2” per ragioni di numerazione delle logge italiane imposte da necessità organizzative.

Il 15 giugno 1970, Lino Salvini (succeduto da poco a Giordano Gamberini come Gran maestro del Grande Oriente d’Italia), delegò ad una persona la gestione della loggia P2, conferendogli la facoltà di iniziare nuovi iscritti anche “all’orecchio” – funzione che tradizionalmente fino ad allora era prerogativa esclusiva del Gran maestro – e nominandolo altresì “segretario organizzativo” (19 giugno1971). Questa persona era Licio Gelli, un piccolo imprenditore toscano e faccendiere italiano.

Licio Gelli

Il Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani attese il 21 maggio 1981, prima di rendere pubblica la lista degli appartenenti alla P2, che comprendeva i nominativi di 2 ministri allora in carica (Enrico Manca, PSI e Franco Foschi, DC) e n. 5 sottosegretari (Costantino Belluscio, PSDI; Pasquale Bandiera, PRI; Franco Fossa, PSI ; Rolando Picchioni, DC e Anselmo Martoni, PSDI).

Una volta diffusa, la lista divenne presto memorabile. Tra i 962 iscritti (molti dei quali negheranno il loro coinvolgimento nella loggia), spiccavano i nomi di 44 parlamentari, un segretario nazionale di partito (PSDI), 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell’esercito italiano, 4 dell’aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, ma anche di giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori come Silvio Berlusconi (a quel tempo non ancora in politica), Vittorio Emanuele di SavoiaMaurizio CostanzoAlighiero Noschese (morto suicida più di due anni prima della scoperta della lista), Claudio VillaPaolo Mosca e il personaggio televisivo professor Fabrizio Trecca (capo gruppo); in compagnia di Michele Sindona e Roberto CalviUmberto Ortolani, Leonardo Di Donna (presidente dell’ENI) e Duilio Poggiolini, insieme a tutti i capi dei servizi segreti italiani e ai loro principali collaboratori.

Negli anni successivi fu istituita, per volontà del Presidente della Camera Nilde Iotti, una commissione parlamentare d’inchiesta, guidata dalla deputata democristiana Tina Anselmi, ex partigiana “bianca” e prima donna a diventare ministro nella storia della Repubblica Italiana. La commissione affrontò un lungo lavoro di analisi per far luce sulla Loggia, considerata un punto di riferimento in Italia per ambienti dei servizi segreti americani intenzionati a tenere sotto controllo la vita politica italiana fino al punto, se necessario, di promuovere riforme costituzionali apposite o di organizzare un colpo di Stato.

p2-tessera-berlusconi

Il 31 ottobre 1981, la corte centrale del Grande Oriente d’Italia espulse Gelli dal consesso massonico. Pur tuttavia il Grande Oriente ritenne di non poter procedere allo scioglimento della “Loggia Propaganda 2”, essendo la sua attività all’interno del GOI ufficialmente sospesa sin dal 1976. In tale contesto, per il GOI, tutte le attività gestite dal Gelli dal 1976 sino a quel momento, eccedenti la normale amministrazione della loggia da lui diretta in regime transitorio, erano state adottate autonomamente, e non dovevano essere ricondotte alla responsabilità dell’Ordine massonico. Nulla si disponeva nei confronti degli altri 961 iscritti alla loggia, che – di conseguenza – restavano a far parte della massoneria italiana.

Nonostante le successive inchieste giudiziarie abbiano (non senza ricevere critiche da più parti) in parte rinnegato le conclusioni della commissione di inchiesta, tendendo a ridimensionare l’influenza della loggia, la scoperta del caso della P2 fece conoscere in Italia l’esistenza, in altri sistemi ed in altri Paesi, del lobbismo, cioè di un’azione di pressione politica sulle cariche detenenti il potere affinché orienti le scelte di conduzione della nazione di appartenenza in direzione favorevole ai lobbisti.

Il caso P2 ha certamente sensibilizzato la società italiana sui meccanismi attraverso i quali le scelte ed il potere politico possono venir influenzati dagli interessi di gruppi di potere non eletti, e quindi non pienamente legittimati a prender parte al dialogo politico.

Altrettanta attenzione è stata posta, nel tempo, al destino dei piduisti, qualcuno dei quali ha avuto pubblico successo, in politica o nello spettacolo, mentre altri sono tornati nell’anonimato; ad alcuni è stato revocato lo stigma sociale (Silvio Berlusconi è sceso in politica con successo, conseguendo quattro volte la Presidenza del Consiglio nel corso di quindici anni; Fabrizio Cicchitto rientrò in politica; Maurizio Costanzo pronunciò un autodafé e mantenne la sua carriera giornalistica).

Nel periodo della maestranza di Gelli, la P2 riuscì a riunire in segreto almeno un migliaio di personalità di primo piano, principalmente della politica e dell’Amministrazione dello Stato, a fini di sovversione dell’assetto socio-politico-istituzionale italiano e suscitando uno dei più gravi scandali politici nella storia della Repubblica Italiana.

La strage dell'Italicus

La strage dell’Italicus

Tra i vari crimini attribuiti alla P2, oltre al cospirazionismo politico per assumere il controllo dell’Italia, si possono citare il presunto coinvolgimento nella strage dell’Italicus, il depistaggio sulla strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l’assassinio di Roberto Calvi, l’ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l’assassinio di Carmine Pecorelli, velleità golpiste (es. il cosiddetto golpe bianco) e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli.

Ma con tutto questo la loggia P2 svanisce per sempre dalla storia italiana?
Assolutamente no!! Sicuramente qualcuno è stato frainteso.

A trent’anni di distanza, alcuni punti del piano hanno trovato parziale attuazione a livello istituzionale e di assetto economico nel mondo imprenditoriale e soprattutto a livello mediatico. Altri sono stati riproposti dalle forze politiche, anche di tendenza opposta. Licio Gelli sostiene che la coincidenza di talune parti del Piano di rinascita democratica con i programmi dei partiti attuali non sarebbe casuale. In un’intervista dell’ottobre 2008 ha successivamente affermato che, sebbene tutte le forze politiche abbiano preso spunto dal Piano (tanto da indurlo a reclamare ironicamente i diritti d’autore), Silvio Berlusconiè l’unico che può attuarlo. Dello stesso avviso Mario GuarinoSergio Flamigni e Umberto Bossi. Nel maggio 2010 iniziano le inchieste sulla P3 e l’anno successivo quelle sulla P4 (nome frutto di immaginazione giornalistica, ma si deve anche al fatto che il nome di Luigi Bisignani comparisse negli elenchi della loggia P2.

Luigi Bisignani.

Luigi Bisignani.


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