Mi capita spesso di condividere degli status su Facebook riguardanti gli work in progress dei miei lavori di scrittura. Lo ritengo un modo carino e pratico per tenere aggiornati i miei lettori, tanti o pochi che siano.
Immancabilmente mi arrivano commenti che, riassumendo, sostengono che io “scrivo troppo“.
Pochi giorni fa un mio contatto di Facebook mi ha simpaticamente chiesto se “cago, scopo, ho una vita sociale“, visto che da almeno un paio d’anni riesco a far uscire un ebook al mese o, male che vada, uno ogni mese e mezzo.
Approfitto dell’occasione per scopiazzare l’amico (amico vero, non di Facebook) Germano, che ha cercato di riassumere in un post il suo lavoro di editor. Leggetelo, prima di tutto.
Letto? Ok. Io, dicevo, cercherò di fare una cosa simile, spiegandovi in parole molto semplici il mio metodo di scrittura.
Il formato
Oramai lo sapete: la specialità della casa sono le novelette (o al limite le novella, all’inglese). Vale a dire romanzi brevi e/o racconti lunghi. Difficilmente mi capita di scegliere soluzioni diverse, come è accaduto per esempio con Grexit Apocalypse (forse la mia opera più apprezzata).
Un mio ebook medio si attesta sulle 17.000 parole. Oltre a trovarmi a mio agio con questa lunghezza, la trovo anche economicamente vantaggiosa, mettendo a confronto le risorse spese per la scrittura e il guadagno ottenuto, mantenendo un prezzo oramai standard di 1,99 euro.
Scrivere roba più lunga divorerebbe molto più tempo, dovrei alzare il prezzo del prodotto finale, ottenendo così una netta flessione nelle vendite.
Può non piacere ma è pura matematica.
Quindi ben venga il formato novelette, che riesco a governare esattamente nel tempo che dedico alla scrittura quotidiana.
Il tempo (quanto scrivi?)
Eccolo qui, il fattore più discusso.
Cerco di scrivere almeno un’ora al giorno, ogni giorno, lavorativi compresi. Ma in realtà riesco spesso a scrivere due ore al giorno.
Nota: per “scrittura” intendo tutte quelle fasi che la compongono, compresa la fase di documentazione e tutto il resto.
Scrivo ogni giorno, comprese le feste (Natale etc). Fanno eccezione quei momenti in cui sono in viaggio. Spesso e volentieri scrivo anche quando mi regalo un weekend in montagna con la mia compagna. E, no, la cosa non mi pesa più di tanto.
Non è facile mantenere questo ritmo, ma ci si arriva con l’allenamento.
Occupandomi, da qualche anno a questa parte, anche di allenamento fisico, so cosa vuol dire la costanza.
Il tempo (quando scrivi?)
Non ho dei periodi fissi della giornata che dedico alla scrittura.
Sicuramente capita più spesso prima di cena (dopo il lavoro) o immediatamente dopo cena (diciamo nel cosiddetto “preserale”). La domenica, giornata particolarmente fruttuosa, scrivo di mattina, anche per tre ore filate, a volte. Devo ringraziare i miei ritmi di sonno, particolarmente bassi. Ovvero: non dormo molto.
Inorridite pure, ma scrivo anche in ufficio. Quando sono solo e ci sono dei momenti morti – cosa che spesso capita, specialmente nel primo pomeriggio – alterno un po’ di svago su Facebook a un po’ di produttiva scrittura.
Come vedete non è poi tanto complicato mettere insieme 1-2 ore di scrittura al giorno.
Vita sociale
Ho eliminato le uscite inutili, quelle fatte controvoglia, le serate in cui ci si trova tra amici soltanto a bere e a ciondolare da un locale all’altro. Il fatto di essere un po’ orso mi ha senz’altro aiutato in questa evoluzione nel mio stile di vita.
Faccio vita sociale con la mia compagna, coi miei cani. Viaggio tre-quattro volte all’anno, quasi sempre in città europee, per dei weekend di svago e di “acculturamento”.
Vado ai concerti che mi interessa davvero vedere.
Vado – come già detto – spesso in montagna (Valsassina).
Faccio del blando ma piacevole trekking.
Faccio attività fisica. Mezz’ora al giorno, più volte a settimana.
Vado a qualche mostra.
Bella vita? No: scelte oculate. Esco oramai raramente a mangiare (fino a 6-7 anni fa capitava spessissimo), non vado a ballare, non vado per locali, non frequento posti “in”, non faccio più vita milanese. Risparmio soldi (un mucchio) e tempo.
Una buona squadra
Da quando collaboro con degli ottimi colleghi – grafici, editor, beta reader – ottimizzo al meglio il tempo dedicato al lavoro di scrivere. Se prima dovevo editare tutto da solo, leggendo e rileggendo un racconto per decine di volte (senza mai perfezionarlo al 100%), ora so di poter contare su dei validi professionisti, che mi permettono di passare il prodotto sgrezzato a chi lo trasformerà in una novelette impeccabile, pronta a essere venduta.
Nel mentre posso già dedicarmi al prossimo racconto.
Questo è quanto.
Niente magie, niente trucchi, niente vita da eremita.
Solo metodo.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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