L’Ultima Profezia

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Thomas Dagget ha abbandonato la strada del sacerdozio pochi istanti prima di prendere i voti. Questo per colpa di una visione: angeli del Signore in guerra tra loro.
Anni dopo Dagget è diventato un detective, a Los Angeles. Tuttavia la stirpe angelica fa ancora parte del suo destino. Due di loro cadono sulla Terra, Uziel e Simon. Il secondo uccide il primo, che tentava a sua volta di eliminarlo. Quello che a prima vista sembra uno strano delitto diventa il nuovo caso di Thomas Dagget. Le indagini autoptiche rivelano che il corpo di Uziel ha caratteristiche davvero singolari, tra cui l’ermafroditismo e la mancanza di crescita ossea.
Le indagini portano Thomas a scoprire che le due creature – angeli, appunto – rappresentano due fazioni del Paradiso in guerra tra loro. I nuovi ribelli, capeggiati nientemeno che da Gabriel in persona, non accettano più il fatto che Dio abbia creato gli esseri umani a sua immagine, elevandoli sopra le altre creature viventi. Gabriel intende quindi seguire un’oscura profezia e recuperare un’anima nera, appartenuta a un uomo meschino e crudele, che potrà utilizzare nella sua battaglia per stravolgere le gerarchie del paradiso.
L’anima è quella del recentemente scomparso Arnold Hawthorne, un generale veterano della Guerra di Corea, dove compì innominabili crimini contro l’umanità.
Compito di Simon – con l’aiuto di un incredulo Thomas – è quello di impedire che Gabriel si impossessi dell’anima di Hawthorne…

L'Ultima Profezia 2

Quando gli angeli non erano ancora gli abusati personaggi di romanzetti paranormal romance, scritti per adolescenti in fregola, capitava di trovarli protagonisti di film come questo.
L’Ultima Profezia (1995, regia di Gregory Widen) è il primo film di una saga urban fantasy/horror poco conosciuta, nonché il capitolo migliore in assoluto. Gli altri capitoli sono L’Angelo del Male (1998), La Profezia (2000), The Prophecy: Uprising (2005) e La Profezia prima della fine (2005).

Il film capostipite, di cui vi parlo oggi, è senz’altro un piccolo cult. Molto del merito va a Christopher Walken, interprete dell’arcangelo Gabriel ribelle e bellicoso. Un angelo sarcastico e sprezzante, che non esita a usare gli esseri umani come utili schiavi, come “scimmie” (così li definisce).
Ma è tutto l’impianto del film a funzionare, giocando sul sottile limite tra thriller soprannaturale, urban fantasy e horror. Le visioni riguardanti una seconda guerra in paradiso sono brevi ma affascinanti, così come il modo in cui vengono caratterizzati gli angeli, partendo dalla loro biologia “aliena”.

L'Ultima Profezia

Ci sono poi delle trovate decisamente azzeccate, come per esempio l’anima del malvagio generale Hawthorne, “parcheggiata” nel corpo di una bambina innocente, Mary, che da quel momento diventa l’oggetto della caccia di Gabriel.
Ma lo stratagemma narrativo più riuscito riguarda il coinvolgimento di Lucifero, che diventa un pericoloso e insolito alleato di Thomas e degli angeli fedeli al Signore, per il solo scopo di intralciare un probabile, futuro concorrente nella monarchia infernale. Lucifero pensa infatti che Gabriel perderà la sua guerra e verrà spedito a occuparsi di anime dannate, come è accaduto a lui all’inizio dei tempi.

Ottima pellicola, dunque, oserei dire di un genere che non fanno più, o che realizzano con attori giovanissimi, fuori target per noi quarantenni.
Ma Christopher Walken vale almeno un centinaio di bellocci palestrati sulla falsariga di Taylor Lautner.

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