Diversi miei lettori mi chiedono insistentemente di tornare a scrivere horror.
In effetti ho un paio di idee in testa che mi piacerebbe sviluppare, tempo permettendo*. Si tratta di racconti riconducibili al ciclo narrativo di Italia Doppelganger (horror basato sul folklore locale italiano, oppure sul cosiddetto gotico rurale). Non saprei dirvi bene il perché, ma ho sempre trovato queste storie particolarmente adatte alle stagioni calde, sia come ambientazione ma anche come periodo in cui scriverle. Chissà, forse credo più al demone del meriggio che a quello dell’inverno…
C’è però un altro problema, oltre al tempo a disposizione (che è sempre poco), ed è una mia questione irrisolta col genere horror. Il dilemma è semplice: ma l’horror mi piace ancora?
La risposta è sì, ma non è poi così scontata come sembra.
Guardando le classifiche dei film e dei romanzi horror che sembrano andare per la maggiore mi riconosco poco. Diciamo pure che guarderei un 5% dei film nella top 20, e leggerei un 10% dei film nella relativa classifica.
Guardiamo alcuni titoli degli ebook horror più venduti, per esempio:
Breaking Dawn (Twilight)
Il Diavolo e la Strega
Mezzo Vampiro
New Moon (Twlight)
Puzzle: Thriller norvegese
Crimson Moon: La nostra eternità
Persa nel tuo ricordo
Signora di mezzanotte
Eccetera eccetera.
Ma non è il solito problema col paranormal romance che oramai deborda in qualunque classifica di vendite (fra un po’ ce la troveremo anche nel fai-da-te e nel bricolage).
Anche quando si incontrano titoli più identificabili con la vera letteratura dell’orrore, essi mi lasciano abbastanza perplessi.
Nella migliore delle ipotesi si tratta di “classici moderni”, come per esempio i romanzi di Richard Matheson e quelli dell’immancabile Stephen King.
C’è poi un sottobosco di autoproduzioni riguardanti zombie e simil-zombie, ebook che dall’inizio della serie tv di The Walking Dead vendono abbastanza benino.
Ma che, in linea di massima, sono scritti col culo.
A metà strada tra il paranormal romance e l’horror vero ci sono poi tutte quelle infinite saghe su confraternite di vampiri, streghe, assassini e chi più ne ha più ne metta. Roba alla Anne Rice, ma scritte molto peggio.
Dopo aver spulciato un centinaio di posizioni della suddetta classifica, trovando essenzialmente quanto ho appena elencato, mi chiedo: e i bravi autori horror italiani che seguo quotidianamente su Facebook e Twitter, dove sono? Da nessuna parte. Il che vuol dire che i loro libri vendono ahimè poco, oppure per un limitato periodo di tempo.
Trovare un pubblico di riferimento che apprezzi l’horror vero, e ancor di più quello meno riconducibile a un singolo filone, è dunque difficile.
Anche perché le storie da brivido a mio parere non devono essere necessariamente catalogabili in questo o quel sottogenere. La paura è un sentimento più strisciante, poco definibile. Non a caso alcuni tra i migliori racconti horror che ho letto in questi ultimi anni ci sono quelli di Luigi Musolino, che affondano nelle tradizioni italiane, e quelle del duo sudafricano che si firma con lo pseudonimo S.L. Grey (per esempio Il Manichino). Storie di realtà parallele o percepite in senso distorto, di incubi e di misteriose entità senza nome che vivono accanto a noi, mimetizzandosi in quella che chiamiamo normalità.
Ecco, questo è l’horror che mi piace e quello che continuerò a scrivere.
Ma quanti di voi all’ascolto gradiscono le medesime atmosfere? O forse vi siete anche voi stancati di un genere che, soprattutto da noi, tende a banalizzarsi e a proporsi a un pubblico di età piuttosto bassa?
* A essere sinceri, uno di questi racconti è attualmente in fase di scrittura. Dal momento in cui ho programmato questo post a quello attuale, in cui lo state leggendo, ho trovato l’ispirazione giusta. Ma di questo ne riparleremo nei giorni a venire.
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