Borgo Pliss (3): L'Angolo di Erodoto

18 settembre

La cosa è tanto bizzarra da meritare la sua attenzione. A mezzanotte e trentacinque ha trovato una libreria aperta.
Per ore ha battuto viale Brianza, via Macchi e tutti i vicoli trasversali, senza ovviamente trovare una minima traccia del fantomatico Borgo. Si è fermato in due bar, uno dei quali piuttosto equivoco, per riposare. Alla fine, senza nemmeno sapere che altro cercare in quella zona, si è ficcato in quella stradina buia e silenziosa.
Attorno a sé vede palazzi immersi nell'oscurità e serrande chiuse. Poche insegne, perlopiù sbiadite. Perfino il rumore del traffico filtra ovattato e distante. Soltanto la vetrina della libreria è illuminata. Una scritta scrostata ne indica il nome: L'Angolo di Erodoto. Una scelta altisonante.
Decide di entrare. Non disdegna un'altra pausa e poi, chissà, magari riuscirà a mettere le mani su qualche rarità. A vedere i libri esposti sembra essere un negozio dell'usato. Questa sensazione è confermata dall'odore di polvere e di carta vecchia che respira una volta dentro.


Il locale è più grande di quanto immaginava. Ci sono scaffali disposti un po' alla rinfusa. Tutti traboccano di volumi di ogni forma e dimensione. A terra non mancano cassette di legno ricolme di riviste ingiallite, risalenti a chissà quando. Nota anche alcuni fumetti. Dalle copertine sembrano pubblicazioni degli anni '40.
Un anziano lo fissa, seduto dietro un bancone ricolmo di altri libri. È un uomo magro, dalla faccia lunga, con una barba di tre giorni, bianca come i capelli, che gli conferisce un aspetto vagamente barbonesco.
C'è qualcosa nel suo sguardo che inquieta Massimo. Cerca di rompere il ghiaccio. «Non pensavo di trovare un negozio aperto a quest'ora. Una libreria, poi!»
Il vecchio si scuote, strabuzza gli occhi. «Che vuole? Che cerca?» Non un capolavoro di cordialità.
«Posso dare un'occhiata in giro?»
«Oramai è entrato. Faccia pure.»
Massimo si stringe nelle spalle. Non gli importa fare conversazione, vuole riposare un po' e curiosare. Inizia a sbirciare tra gli scaffali, ignorando il proprietario. Sarà pure un po' toccato, ma non sembra un tizio pericoloso.
I libri sono tutte edizioni molto datate. Ci sono classici greci, poesie ottocentesche, pamphlet e feuilleton. Gli spiace avere in tasca solo ottanta euro, perché ha idea che si tratti di copie molto costose. Fruga anche alcune casse di riviste ingiallite. Ce ne sono alcune risalenti perfino al 1920. All'improvviso gli viene un'idea. Cerca a lungo, finché trova una pigna di copie di Grandi Firme datate 1939. Possibile che...?
Continua a cercare per altri venti minuti, riempiendosi di polvere, ma poi trova qualcosa che fa al caso suo. Una rivista del '37 riporta un titolo, in piccolo, tra i tanti in copertina:
Il conte architetto e la sua sposa cirenaica.
Uno sferragliare improvviso lo fa sobbalzare. Alle sue spalle il vecchio ha abbassato la serranda alla porta d'ingresso. Non l'ha nemmeno visto muoversi.
«La faccio uscire dal retro.» Indica una porta dietro il bancone.
«Compro questa.» Massimo mostra la rivista, ansioso di andarsene.
«Sono dieci euro.»
Lo scrittore paga. Il negoziante gli fa cenno che può andare, senza aggiungere altro. Mentre attraversa la porta un brivido gli corre lungo la schiena, senza capire il perché.

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