La funzione critica dell'arte, il magnetismo intrinseco del dualismo, la provocazione attuata con leggerezza, la critica ironica alla mistificazione consumistica. E' questo l'architrave tematico che caratterizza il percorso creativo di Gianluca Russo, poliedrico artista di Nardò, in provincia di Lecce, che attualmente espone per la collettiva "Lumina Terrae" all'ex Conservatorio di Sant'Anna nel centro storico di Lecce e per "Obiettivo Mediterraneo" alla LivingGallery della Capitale del Barocco.
Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Lecce, con specializzazione in fotografia, Gianluca Russo ha vissuto a Milano, partecipando al workshop dello scrittore e curatore Jens Hoffman e perfezionando la sua tecnica. Un'artista eclettico, che utilizza i diversi linguaggi dell'arte figurativa in una sintesi creativa originale, in un percorso costantemente aperto e tendente verso la creazione semplice ed essenziale ma ficcante. Ecco cosa ha riferito al cronista:
Nel tuo percorso artistico emerge, tra tutte, la tematica del doppio. Da dove nasce questo tuo interesse?
E' nato casualmente, durante i primi anni di studio all'Accademia. Mi piaceva in particolare scattare foto ritraendo soggetti che rimandavano alla tematica della clonazione. Di conseguenza ho iniziato ad affrontare, nella mia ricerca, il tema del dualismo e della doppia identità, che mi affascinano fortemente.
Perchè proprio questa scelta?
In quel periodo mi ponevo domande sulle mie scelte personali e professionali. E ne è scaturita una riflessione a spettro più ampio, anche su questioni sociali. L'arte costituisce, a mio avviso, il risultato del rapporto tra la realtà e l'artista. E' il frutto del filtro posto dall'artista. Non amo lavorare nella banalità dei canoni estetici e concettuali e vorrei che nell'arte ci fosse una complementarietà, un fil -rouge, ma non troppo forte, tra un'opera e un'altra. Inoltre non mi piace lavorare nella ripetitività.
Quando hai capito che l'arte visiva sarebbe stata la tua strada?
Anche questa scelta è stata del tutto casuale: non ho stabilito nulla. Inizialmente mi piaceva l'aspetto estetico dell'arte, poi verso il secondo o terzo anno di Accademia, ho capito che, oltre a ricevere stimoli dall'arte ho capito che potevo anche dare anch'io qualcosa ad essa. Attualmente lavoro con la galleria Antonio Battaglia insieme a docenti dell'Accademia di Brera. Ma risiedo in Salento, anche se ho vissuto a Milano per alcuni anni. Sono partito per Milano motivatissimo nell'esplorare l'arte: amo Milano come città e allora mi piaceva l'idea di vivere in una grande città. Poi ho deciso di ritornare a Lecce per lavorare con tranquillità, perchè comunque i ritmi frenetici della metropoli non mi lasciavano creare. Qui in Salento riesco a trovare la tranquillità, ma quando ho bisogno di stimoli torno a Milano.
Danilo Riva, della galleria Rivartecontemporanea di Lecce afferma che "l'arte cominicia dalla pittura". Cosa ne pensi in proposito??
Penso che abbia ragione, ma in parte. Nel senso che, per quanto riguarda il mio linguaggio espressivo amo utilizzare vari mezzi come la fotografia, la performance, la videoarte. Dipende dal periodo che sto attraversando, dalle tematiche che intendo trattare, dall' ispirazione del momento.
Una tua riflessione sul sistema dell'arte in Italia..
Il sistema dell'arte in generale non può accogliere tutti gli artisti, è giusto che ci sia una selezione. Ci sono tanti bravi artisti, è vero, ma è necessaria una scelta critica. E' giusto che ci sia la selezione, che parte dall'Accademia. Certo tocca all'artista, poi, decidere se lasciarsi "selezionare" o meno. Non è il mio fine entrare nel sistema dell'arte, altrimenti si finisce per farsi sfruttare da esso. Rifuggo dal clientelismo: penso che sarebbe banale lavorare solo per entrare nel sistema, con la mercificazione come unico fine.
Nella tua arte c'è sempre una sottile provocazione..
Amo la provocazione, si ma con leggerezza, ironia. Per esempio la mia opera "l'Arca di Noè" parte idealmente da Gallipoli, dove nel 2001 ci fu uno sbarco di profughi dell'Est, verso la Turchia. Una sorta di percorso al contrario: i profughi che dall'Occidente partono verso l'Oriente, come critica verso il sistema capitalista che non è poi così affascinante come appare o come millanta di essere. E' chiaro che il sistema economico attuale non può dare ricchezza a tutti. Molti immigrati, infatti, si sono pentiti e sono tornati indietro, delusi dall'Occidente. Gallipoli era stato teatro di un sogno - infranto - di una vita migliore. Ed è infranto anche il sogno capitalista di capitalismo, che non da ricchezza a tutti ma solo ansia, nociva per il processo creativo. Ho rappresentato questo concetto nei frame pubblicitari inseriti nel video dell'Arca di Noè.
Quando riacquisti la serenità, l'equilibrio con te stesso, sfuggi automaticamente all'arrivismo. Prima cercavo una mia identità artistica, ora invece non più, perchè tendo verso una continua ricerca.
Sempre a proposito della provocazione, con un mio amico artista abbiamo realizzato un'opera ispirata al film "The Passion" di Mel Gibson. Qui la provocazione è all'ennesima potenza. Ebbene, a mio avviso non c'era bisogno di quella provocazione. Abbiamo realizzato, dunque, "La passione di Cristo", un film che riprende le 15 tappe del percorso di Gesù verso la crocifissione. Abbiamo contrapposto le "still" originali di Mel Gibson con l'ironia, tipo: invece della corona di spine, abbiamo messo sulla testa di Gesù una corona di fiori. Il tutto come critica al film, che secondo me è troppo spettacolarizzato.
Una tua opera, esposta anche nella mostra "Lumina terrae", è una foto che ritrae due mosche durante un amplesso. Come mai hai scelto proprio le mosche come soggetto?
Le mosche di solito comunicano un senso di disprezzo. Se, invece, riesci a decostentualizzare il significato che l'opinione comune, troppo spesso omologata, conferisce alle cose, cambia anche il punto di vista creativo.
Dato che non amo il sensazionalismo, la provocazione fine a se stessa cerco di rifarmi alla semplicità: c'è una linea sottile a confine tra semplicità e banalità. Non sono contro il progresso ma, come dice il filosofo Edgard Morin: "Il progresso porta a posizioni sia positive sia negative".
Siamo abituati ad accettare tutto senza utilizzare il senso critico. Bisognerebbe andare più lentamente, più razionalmente, solo così si riuscirebbe a creare meglio. I ritmi stressanti che la società attuale ci impone non ci lasciano assaporare nulla. La mia soluzione a questo l'ho trovata, momentaneamente, nel godere delle cose. Non si può comunque prescindere dal progresso ma bisogna sempre stare in equilibrio tra lo "sfruttare" e "farsi sfruttare". Ad esempio il concetto di moda può indurre all'omologazione acritica. Che ci fa perdere di vista l'essenziale.
Le mie opere sulla clonazione, per esempio, nascono da una mia riflessione sulla scienza. Attraverso la clonazione l'uomo ha la presunzione di diventare creatore. Ma la vera creatrice è la Natura. Per corrispondere alle leggi di mercato, l'uomo cerca attenzione con la spettacolarizzazione Io, invece cerco la semplicità.
C'è una marcata connotazione di sensualità nella tua arte, come Marcuse che vede nella famiglia il simbolo del controllo sessuale e dunque sociale da parte del sistema capitalista..
L'arte mi ha permesso di essere sincero con me stesso. Si, è presente, nella mia ricerca artistica, un aspetto sensuale. Sempre legato, però, alla tematica del consumismo. Per esempio le mie "gemelle" sono immagini "rubate" dal web" e fotografate come in una copertina di rivista patinata. Gli ammiccamenti delle gemelle simboleggiano le strategie della comunicazione capitalistica.
E' necessario, invece, decontestualizzare e cambiare il sistema utilizzando le stesse strategie del capitalismo. E fruire dell'arte e dell'informazione in maniera critica.
L'arte è rivoluzionaria?
Si, l'arte può fare molto. Mi piace immaginare il mio lavoro come un libro in cui ogni lavoro è un capitolo che si può leggere sia separatamente che in modo unico..Mi piace lavorare evitando la banalità e utilizzando i vari media. E soprattutto amo dare sempre qualcosa di più, in ogni lavoro che faccio.
L'arte dev'essere elitaria o no?
L'arte dovrebbe essere fruibile per tutti. Ma c'è molta strada da fare. Le istituzioni pubbliche, infatti, soprattutto nelle province, non fanno ancora educazione alla cultura.
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