Crossover italiano.
Intrecci tra arte e rock dagli Ottanta a oggi
di Ivan Quaroni
L’intreccio e l’interscambio tra arte contemporanea e musica rock negli anni Ottanta fu la conseguenza di un’attitudine eclettica a mescolare suggestioni e stili d’origine diversa. Nei primi anni di quel meraviglioso decennio, le frange più creative del rock nostrano si distinguevano per la loro capacità di innestare sulle note di un sound moderno un apparato visivo altrettanto originale.
( Andy, copertina di THE MIRRORS-HINKEL, The Big Eye)
Come scrisse Pier Vittorio Tondelli in quella sorta di summa epocale della cultura eighties che fu Un weekend postmoderno (1990), “La giovanile ed eclettica fauna del ‘postmoderno di mezzo’ mischia e confonde immagini, atteggiamenti e toni con la prerogativa non già di sconfessarsi ciclicamente nel passaggio da un look all’altro, quanto piuttosto di trovare un’inedita vitalità espressiva proprio nel fluttuare delle combinazioni e nell’attraversamento dei detriti vestimentali. Ciò che apparteneva al già remoto ‘primo postmoderno’ - databile al piano quinquennale 1975 -1980 e segnato dal massiccio culto del revival e del repêchage – non è più. Tutto tramontato o piuttosto sfociato in un diverso atteggiamento frenetico. Quindi che pena e che noia sentire ancora parlare di punk e postpunk, di look gallinaceo e look satanico, di new dandy, new romantic, metallari e skinhead, look sadomaso, new wave e preppy d’accatto, raffinate giapponeserie dei Gaz Nevada, nazinipponerie di Rettore, american-stracci di Berté(1)”.
L’idea di mescolare pratiche diverse era però già nell’aria. Grazie alla nascita del movimento Post e Neo-Modern in Italia, Giancarlo Maiocchi (aka Occhiomagico), che allora partecipava alle attività di gruppi multimediali e collaborava con architetti come Alessandro Mendini, Aldo Rossi ed Ettore Sottsass Jr, poté sperimentare nuove forme di contaminazione tra fotografia pittura, musica, video e moda.
( Dani Vescovi,copertina di AUDIORAMA)
Occhiomagico assunse la direzione artistica dei Matia Bazar, per i quali realizzò le copertine degli album Aristocratica (1984) e Parigi, Berlino, Londra (1981), nonché il videoclip di Aristocratica, premiato da Masserini nella trasmissione RAI “Mister Fantasy”, collaborando, insieme con Studio Alchimia, anche all’allestimento scenografico del Tour del gruppo, di cui peraltro Cinzia Ruggeri disegnava gli abiti.
Con le postmoderne scenografie dei concerti di “Parigi, Berlino, Londra” s’inaugura anche la collaborazione tra i Matia Bazar e Alessandro Mendini, che sfocerà poi nel curioso episodio di Architettura sussurrante (1983), una compilation pubblicata dalla Ariston su testi del famoso architetto e che contiene i brani Casa mia, interpretato dalla splendida voce di Antonella Ruggero, e Manifesto degli addio, superbamente recitato dai Magazzini Criminali.
Un altro ensemble teatrale, quello dei fiorentini Krypton, è l’artefice dell’importante incontro tra l’artista cosentino Alfredo Pirri e i Litfiba per lo spettacolo Eneide (1983-84). Eneide coinvolgeva da un lato gli emergenti Litfiba, sfruttando le spiccate doti performative del gruppo di Piero Pelù, e dall’altro Alfredo Pirri, il quale realizzava per lo show multimediale dei Krypton immagini proiettate e luce, riducendo al minimo gli elementi fisici della scenografia tradizionale.
(Elena Rapa,copertina di GEOFF FARINA, MASSIMO PUPILLO, MICHAEL ZERANG, Still life with commercials)
Sempre Occhiomagico, invece, collabora con il waver comasco Garbo – innamorato delle atmosfere berlinesi di Bowie e autore delle indimenticabili Radioclima e Quanti anni hai? - intervenendo sulla copertina del disco Il Fiume (1986).
Nonostante le episodiche collaborazioni tra artisti, gruppi teatrali e musicisti, il vero innesto tra arte e musica negli anni Ottanta, avveniva sotto il segno del recupero di elementi eterogenei, attraverso la reinterpretazione dell’estetica delle avanguardie del Novecento, dal Bauhaus al Futurismo, fino al Costruttivismo. Basti pensare al filosovietismo dei CCCP, che al suono di brani al vetriolo come Live in Pankov, Spara Jurij e Punk islam, dichiaravano di scegliere l’Est “non tanto per ragioni politiche, quanto etiche ed estetiche”. “All’effimero occidentale – affermva Giovanni Lindo Ferretti in una intervista del 1984 riportata da Pier Vittorio Tondelli nel suo Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta – preferiamo il duraturo; alla plastica l’acciaio. Alle discoteche preferiamo i mausolei, alla break dance, il cambio della guardia. […] Siamo filosovietici e non filorussi. Amiamo le repubbliche asiatiche, amiamo l’Islam…non esiste un punto centrale del filosovietismo che ci affascina: i fascini sono molteplici”.
(Elena Rapa, copertina di UDUS, DooMood)
Diversamente, nell’estetica dei Righeira si avverte una fascinazione per il Nuovo Futurismo e per l’arte ludica. “Abbiamo collaborato con diversi creativi come Massimo Mattioli – dice Johnson Righeira -, che realizzò la copertina del disco in cui c’è un missile che ci proietta nello spazio e noi siamo raffigurati come supereroi volanti, inseguiti da una popolazione di scimmie, mentre sorvoliamo il cielo sopra Italia 61 sullo sfondo del palazzo del lavoro di Nervi con la monorotaia che sfreccia2”. Curioso, invece, che sulla copertina del primo album del duo di Vamos a la playa, compaia la foto di una galleria d’arte torinese con appeso un unico quadro di Schifano, l’artista che verso la fine degli anni Sessanta si esibiva al Piper di Roma col gruppo Le Stelle di Mario Schifano.
Nel decennio successivo aumentano le collaborazioni tra musicisti e artisti italiani. Lo dimostrano booklet e copertine curati da giovani pittori per altrettanti giovani e promettenti band. Nel 1995, i romani Tiromancino si affidano alla pittura “a pixel” di Cristiano Pintaldi per le allucinate copertine dell’album Alone Alieno e del singolo Amore amaro, entrambi stampati da Ricordi.
Legatissimi a Robert Gligorov sono i Bluvertigo. Per la band monzese di Morgan (Marco Castoldi), Andy (Andrea Fumagalli) e Marco Pancaldi, Gligorov ha svolto il ruolo di mentore e talent scout, riproponendo, in chiave provinciale, il modello Andy Warhol-Velvet Underground. Firmati da Gligorov sono gli artwork dei dischi Acidi e basi (1995) e Metallo non metallo (1997), dove è riconoscibile la tipica tendenza dell’artista a deformare e re-interpretare il corpo umano. “La volontà di Gligorov all’epoca – dichiara Morgan in un’intervista a cura di Roberta Accettulli (Rockit, 2001) realizzata in occasione del Tora! Tora! Festival di Torino, - era quella di trovare un gruppo che in qualche modo potesse essere gradito a lui, in cui potesse identificarsi, e credo gli sia piaciuto molto il fatto che il nostro approccio era molto da urlatori. […] Ed è stato secondo me formativo lavorare a contattato con Gligorov per quanto riguarda tutti gli aspetti legati all’immagine”.
I cuneesi Marlene Kuntz, formatisi alla fine degli anni ’80, preferiscono affidarsi al realismo fotografico e allucinato della pittura di Daniele Galliano, che realizza per loro sia la copertina del mini album Come di sdegno (1998, Polygram), sia i dipinti nel booklet di Ho ucciso paranoia + Spore (1999).
Una stretta collaborazione è pure quella tra Giacomo Costa e Marco Parente, il quale per la copertina dell’album Testa, dì cuore (Sonica, 1999) usa l’immagine di una delle spaventose metropoli immaginate dall’artista fiorentino. Di contro, nel 2002, per la mostra personale di Costa alla Galleria Tossi di Firenze, intitolata sintomaticamente Megàlòpolis, Marco Parente e Marco Tagliola realizzano la performance sonora MegaPopoli.
(Luca Beolchi, copertina di Kisk, Jazzy Tourism EP, Apparel Music)
Un discorso a parte, per l’intensa interdipendenza tra arte e musica, merita la ricerca di Andrea Chiesi, la cui pittura, incentrata sul tema dell’archeologia industriale, risente delle influenze di gruppi industrial punk, dagli Einstuerzende Neubaten ai Test Department, dagli SPK ai Laibach, fino ai Throbbing Gristle e agli Psychic TV. Nel 1991 l’artista emiliano collabora alla realizzazione dell’opera multimediale Opificio del gruppo musicale Officine Schwartz, mentre nel 1995 Massimo Zamboni e i Disciplinata compongono la colonna sonora della mostra Taccuini, alla Galleria Rossana Ferri di Modena. Sue sono anche le 20 copertine di Taccuini, la collana di musica aliena su etichette Sonica e Dischi del Mulo, che raccoglie le più curiose e assurde contaminazioni a firma di Andrea Chimenti, Marco Parente, Beau Geste (un ensemble che comprende Gianni Moroccolo e Francesco Magnelli dei C.S.I., Antonio Aiazzi dei Litfiba, Steven Brown dei Tuxedomoon e lo stesso Andrea Chimenti), Divine, Marco Paolini, AFA, Ulan Bator e molti altri. L’evento più importante è, invece, la collaborazione con Giovanni Lindo Ferretti e i C.S.I., che compongono testi e musiche per L’Apocalisse di Giovanni, personale dell’artista ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, curata da Luca Beatrice, Valerio Dehò e Gianluca Marziani.
( Massimo Giacon, copertina di KID LOCO, The italian job)
Diverse sono le collaborazioni tra Mimmo Paladino e i musicisti italiani, da Lucio Dalla, per il quale l’artista disegna la copertina di Henna (1993), agli Almamegretta, per cui realizza l’artwork dell’album Scioglie e’ cane (2003). Di respiro internazionale è, invece, il progetto intitolato I Dormienti, ideato con il musicista e compositore Brian Eno e poi sfociato, nell’autunno 1999, nella suggestiva mostra londinese nei sotterranei della Roundhouse. Di questo lavoro, dove la scultura dell’artista si mescola agli interventi sonori e luminosi dell’autore di Music for Airports (1978), rimane una preziosa testimonianza nel volume I Dormienti - pubblicato nel 2000 da Gabrius –, contenente, oltre a numerosi saggi critici, il Cd delle musiche originali di Brian Eno.
Sul fronte cantautoriale sono da segnalare la copertina di Piero Pizzi Cannella per Amore nel pomeriggio (2001) di Francesco De Gregori, l’opera di Marco Lodola contenuta nel greatest hits degli 883, Gli Anni (2000) e poi il recente artwork di Valerio Berruti per Angoli nel cielo (2010) di Lucio Dalla, caratterizzato dal suo tipico stile lineare e rarefatto.
Per i bresciani Timoria, invece, Lodola cura scenografie dei concerti, copertine di album e gadget. In realtà, i rapporti dell’artista neofuturista col mondo della musica e dello spettacolo spaziano dall’organizzazione dei premi musicali “Tribe Generation” (1999), “Brescia Music Art” (2000) e “Roxi Bar”, all’ideazione della mostra Sinestesie (2005) – in cui intervengono Max Pezzali, Timoria, Jovanotti e Andy dei Bluvertigo –, fino all’istituzione di Lodolandia, una sorta di fucina sperimentale dove artisti di discipline diverse creano opere ibride, a metà tra l’arte, il rock, la moda e la fotografia.
Proprio il già citato Andy dei Bluvertigo è un interessante esempio vivente di contaminazione tra arte e musica pop. Musicista e Dj, Andy è non solo autore di quadri spesso incentrati sull’iconografia pop e new wave degli anni Ottanta, ma presta i suoi fluorescenti pennelli anche la copertina di uno split intitolato The Big Eye (2008), esperimento su etichetta Ecophonic & Piperine in bilico tra rock, psichedelia ed elettronica, che vede impegnati la rock band milanese The Mirrors, recentemente scoperta da Steve Zuckerman, e Hinkel, progetto solista di Volker Hinkel, chitarrista dei Fools Garden.
Curioso è anche il caso dell’artista, fumettista e designer Massimo Giacon, che nel 1996 pubblica il suo primo album solista, intitolato Horror Vacui, seguito nel 2003 da Nella città ideale, dei quali firma ovviamente anche le copertine. Il secondo album è particolarmente interessante perché è realizzato utilizzando il programma “Music” per Playstation ed è quindi caratterizzato da basi elettroniche semplici e da testi bizzarri, cantati in coppia col romanziere Tiziano Scarpa. Il CD contiene, tra l’altro, diverse cover, tra cui I wanna be your dog degli Stooges, Sex machine di James Brown e Donna di gomma dei Gaznevada. Di Giacon è anche la copertina di The Italian Job (2008) di Kid Loco, che sull’etichetta milanese Right Tempo registra un parodistico tripudio alle musiche cinematografiche di Cinecittà, con rivisitazioni electro-trip hop di brani di Piero Umiliani, Stefano Torossi, Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Gak Sato ed altri.
Nell’ambito della musica indipendente, infine, sono da segnalare le copertine d’artista delle produzioni discografiche di Rock targato Italia. La compilation Fuori Orbita (2003) ha sulla cover un’opera di Davide Nido, come pure il disco Rete Metallica (2003), con il meglio delle band emergenti metal e hard rock nostrane. Di Dany Vescovi è la copertina dell’omonimo album d’esordio degli Audiorama (2005), mentre è di Federico Guida quella di Rock Targato Italia 2005. Una produzione, quella dei tre artisti, che non si ferma alle sole copertine per l’etichetta Divinazione, ma riguarda anche i manifesti dei concerti e addirittura, come nel caso di Dany Vescovi, la personalizzazione di una chitarra per gli emergenti Punto G.
( Massimo Gurnari, copertina dii VACCA, Poco di buono)
Nel sottobosco musicale underground molteplici sono le collaborazioni tra alcuni artisti pop dell’Italian Newbrow e gruppi e progetti musicali che incidono per etichette indipendenti. Un esempio tipico è Michael Rotondi, che oltre a includere l’universo culturale e visuale della musica pop all’interno della propria ricerca artistica si presta sovente a collaborazioni con gruppi di musicisti. Per gli strokesiani The Walrus, Rotondi realizza l’artwork del cd intitolato Never leave behind feeling always like a child (2009), dove il suo classico approccio punk appare più controllato. Più rotondiana è, invece, la copertina per Duchenne music project (2009), nato da un idea dei musicisti Matteo Caldari e Alessio Carli con il proposito di sostenere il Parent Project Onlus, associazione fondata da genitori con figli affetti da Distrofia Muscolare di Duchenne e Becker.
(Michael Rotondi, copertina di THE WALRUS, Never leave behind feeling always like a child)
Ancora più alternativo ed esoterico è il contesto musicale in cui si trova ad operare Elena Rapa, composto da gruppi di musica ultra-sperimentale. Sua è, infatti, la diabolica copertina dell’album DooMood (2007) degli Udus, edito dall’etichetta fiorentina Fromscratch, dove l’artista gioca con la tradizionale simbologia satanica per un combo jazz core davvero infernale. Insieme ai fumettisti Maicol e Mirco, Elena Rapa firma anche la cover di Split CD (2007), esperimento italo-canadese che raccoglie tracce di due gruppi, sospesi tra art-punk e no-wave, i nostrani Miranda e i nordamericani The Creeping Nobodies. Tuttavia, il lavoro forse più riuscito dell’artista marchigiana, che tocca corde affini all’estetica pop surrealista d’oltreoceano, è quello per la copertina di Still life with commercials (2009), sessioni d’improvvisazione ultra-sperimentali del trio Geoff Farina-Massimo Pupillo-Michael Zerang.
Luca Beolchi presta le sue matite per l’etichetta Apparel Music, che mescola sonorità elettroniche e virtuosismi jazz nell’ambito specifico della club culture, con tracce remixate ad uso e consumo dei Dj. Il giovane artista disegna non solo il logo della label, ma anche l’immagine del sito, la copertina del primo vinile firmato Kisk, Jazzy Tourism EP (2010) e le cover delle uscite digitali.
Nell’area dell’hip hop italiano si muove, per affinità elettiva, Massimo Gurnari, che firma la cover della demo di Poco di buono (2008), del rapper Vacca, che presenta molti degli elementi tipici del linguaggio pittorico dell’artista, come, ad esempio, l’amore dichiarato verso l’estetica del tattoo old school.
note:
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1 Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, pag 196, 1996, Bompiani, Milano.
2 ca Beatrice e Johnson Righeira, I don’t care, in NOISE, catalogo della mostra omonima, a cura di Luca Beatrice, 2002, Galleria Pack, Milano.