Breve nota sul piacere dell'ornamento. Di Ivan Quaroni (Butterfly Effect n.6)

butterfly effect n.6 la rubrica di Ivan Quaroni

 

 

 

 

 

 

BREVE NOTA SUL PIACERE DELL'ORNAMENTO
di Ivan Quaroni

 

 

Viviamo oggi in un clima di abnorme sovrabbondanza iconica. Immagini di ogni specie si affollano nel nostro orizzonte visivo. Le figure invadenti della pubblicità, che troviamo lungo i percorsi urbani, sulle schermate dei siti web, tra le pagine delle riviste, sulle fiancate dei tram e degli autobus, ci stringono in un quotidiano assedio che ci lascia basiti e intontiti dinnanzi a tanta veemenza ottica. La realtà in cui viviamo è evidentemente satura d’immagini che costituiscono una sorta di rumore di fondo visivo. La pittura, d’altra parte, è tornata a sbranare, con inedita voracità, il serbatoio iconografico della realtà. L’Astrazione, come modalità espressiva che un tempo fu forma di resistenza estetica e ideologica, oggi si confonde volentieri con biomorfismi quasi figurativi. Sono ricomparsi, piuttosto, le grammatiche ridondanti della decorazione e dell’ornamento, ovvero i linguaggi basati sulla ripetizione ritmica di segni, segnali e icone variamente stilizzate. Si tratta di una nuova forma di horror vacui? Oppure della necessità da parte dell’artista, in quanto creatore (e di conseguenza del pubblico come fruitore), di reintegrare il godimento ottico tra le opzioni della pittura?

 
 
 
alice colombo

(Alice Colombo, più in alto,40x50 cm. 2010)

 

 

 
 
Ornamento e decorazione, che avevano, in origine, significati distinti, sono termini usati oggi per indicare addobbi e orpelli superflui, posti a guarnizione di opere architettoniche, pittoriche o scultoree. Tuttavia, nel suo fondamentale De Architectura, Vitruvio attribuiva all’ornato un ruolo essenziale, a patto che non si trasformasse in decorazione ridondante e sfarzosa. Per l’architetto e trattatista latino, infatti, l’ordine e la distribuzione degli elementi in un edificio possedevano già una finalità ornamentale.
In ogni epoca, gli ornamenti hanno svolto un ruolo accessorio, ma determinante rispetto alle caratteristiche funzionali degli edifici architettonici, tanto da contribuire alla formulazione di nuovi stili artistici. Nel caso dei mosaici bizantini, ad esempio, le decorazioni servivano ad alleggerire visivamente il senso di opprimente ponderosità dei muri. Le decorazioni a traforo gotiche, invece, potenziavano il senso di smaterializzazione aerea e di slancio verticale delle cattedrali.

 
 
 
sam punzina

(Sam Punzina, La Mia Casa Attorno Ai Pois, 30X30cm., 2010)

 

 
 

Perfino durante l’epoca Barocca, segnata dall’eccedenza accessoria degli stucchi e degli affreschi, l’ornamento assecondava, in realtà, il desiderio dei costruttori, degli artisti e dei committenti di celebrare, attraverso lo sfondamento prospettico delle superfici, il dominio spirituale della pura luce.
Nel Novecento, in conseguenza dello sviluppo dell’architettura modernista, il dibattito tra fautori e detrattori dell’ornamento divenne centrale. Per lo studioso Henri Focillon, la decorazione era “il primo alfabeto del pensiero umano alle prese con lo spazio”, ma per l’architetto Adolf Loos, “ornamentare” significava “insozzare i muri con disegni osceni”. C’erano anche opinioni più moderate in merito, come quella di Frank Lloyd Wright, che considerava l’ornamento come una qualità “che non è mai stata sulla cosa, ma della cosa”, anticipando così la tendenza ad usare i materiali edili per le loro caratteristiche morfologiche e quindi estetiche.

 
 
Kyoko Yamazaki
 ( Kyoko Yamazaki,Senza titolo,acrilico su tela, 18x20 cm., 2009)

 

 

 
Oggi, nell’arte contemporanea, la componente esornativa è tornata a fare capolino nel lavoro di artisti appartenenti a diverse generazioni. In parte, ne è stata cagione l’affievolirsi del diktat “minimalista” e “poverista” nei confronti della decorazione. Dopo anni di dominio culturale ed intellettuale delle tendenze più concettuali dell’arte, soprattutto in pittura, ma anche in altre discipline, il recupero dell’ornamento come elemento in grado di dialogare con la struttura formale e concettuale dell’opera, è diventato un fatto ricorrente. L’interesse odierno verso l’ornamento non dipende solo dalle esigenze un’indagine puramente formale, che intende il “decorum” (termine che in latino indica anche un atteggiamento etico) unicamente come elemento linguistico da reintegrare nelle grammatiche artistiche. Si avverte, piuttosto, una rinata propensione verso il piacere dell’arte. L’immagine diventa, allora, non solo un mezzo di comunicazione e di denuncia, ma anche uno strumento di godimento ottico, un dispositivo di meraviglia e delizia dello sguardo.

 
 
 
siva
(Siva - Rarefazione dalla sedimentazione, tecnica mista su tavola, 60x60cm., 2009)

 

 
 
Questo incantamento è il risultato di un mantra segnico, di una partitura ritmica di elementi visivi che si affastellano, con maggiore o minor ordine, sull’epidermide dell’opera. Pattern è il vocabolo inglese che, tradotto letteralmente, significa modello, esempio, campione e che, per estensione, può indicare una regolarità o una ripetizione di elementi grafici. Il numero e il ritmo sono i fattori fondamentali di ogni ornamento. La ricorrenza di segni, grafemi o immagini di senso compiuto (non necessariamente in ordine regolare) è, dunque, il modus peculiare della decorazione.
 

 

 

 

[Butterfly effect n.06, "Breve nota sul piacere dell'ornamentoi" di Ivan Quaroni, pubblicato su lobodilattice il 26-05-2010]

 

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