La fotografia è da sempre il mezzo principale attraverso cui il passato personale e il passato della memoria collettiva si palesano, ci informano e ci commuovono. Ogni memoria collettiva è però allo stesso tempo il passato personale di qualcuno; più spesso qualcuno che non conosciamo. Guardando i volti in posa di sconosciuti vissuti in anni precedenti, ci ritroviamo proiettati nel passato ma distanti da una nitida percezione conoscitiva. Nonostante i lineamenti, i contorni delle figure e dei pensieri, siano precisi, non possiamo dire di riconoscere questi visi ignoti, di sentirli vicini per via genealogica. Quando la limpidità scompare e tutto si fa più sfuocato e più rado, paradossalmente siamo prossimi al ricordo. Gli sguardi, i contorni e persino i paesaggi diventano riconoscibilmente irriconoscibili e quindi realmente collettivi.
Il lavoro di Nebojsa Despotovic, giovane artista serbo, rende possibile questo passaggio, dalla memoria collettiva “sconosciuta” alla memoria collettiva “percepita”. Selezionando immagini, fotografie, ritagli di giornali, riviste, libri e manuali, l’artista preleva elementi del patrimonio collettivo per dare vita al suo lavoro. Sulle tele di Despotovic il passato perde forma. E ne acquista una nuova, che non lascia spazio alla libera interpretazione - del tipo “ognuno può vedere ciò che vuole” - : da queste nuove immagini, ognuno vede ciò che gli altri vedono, senza il vantaggio di una conoscenza maggiore o altrimenti familiare.
Con il progetto Basement, promosso da FaMa Gallery, l’artista realizza un’installazione a tutto tondo sfruttando la suggestione del luogo: uno spazio della galleria collocato a livello interrato. Un ambiente privo di illuminazione naturale e dal soffitto ribassato, simile nelle caratteristiche a un bunker. Alle pareti, piccoli quadri dipinti e ricamati offrono vedute di paesaggi, altri di interni, a cui fanno da contraltare tele di più grande formato, con ritratti di bambini in posa seppur fedelmente accompagnati dal momento del gioco. L’idea del luogo raccolto e chiuso viene portata all’estremo da una grande parete, decorata a simulare l’estendersi della stanza, e da un tappeto, disposto a ricoprire parte della superficie calpestabile.
Diamonds and Rust è il titolo che anticipa e accompagna questo luogo della memoria, in cui l’uso morigerato del collage conferisce il senso della forma e del volume; volutamente appiattito dalla scelta di pochi colori, lividi e polverosi.
Sara Passigato
Dal 3 marzo 2012
Nebojsa Despotovic – DIAMONDS AND RUST
FaMa Gallery
Corso Cavour, 25/27 – Verona
mar-sab 10-13 14.30-19.30
045 8030985