Educatore del fantastico

L'ultimo che seguo è Lilith, un po' angosciante nella sua lenta semestralità, ma di qualità piuttosto buona (Luca Enoch è davvero bravo).
Inoltre quest'estate ho letto Stria, un vero e proprio romanzo a fumetti che mi è piaciuto molto e che vi consiglio senz'altro di recuperare.
Per il resto ultimamente ho comprato ben pochi album della Bonelli, rimanendone più che altro deluso. In passato ho parlato spesso del monopolio italiano in materia fumettistica e di quanto esso abbia frenato l'apertura ad altri generi e ad altre tematiche. Inutile e ipocrita rimangiarsi ora quelle considerazioni, che infatti confermo.

Tuttavia Sergio Bonelli, scomparso ieri dopo una malattia-lampo, è stato un encomiabile professionista del “mondo del fantastico” italiano. Uno dei pochi, a voler ben vedere. Ha iniziato quando in questo campo il nostro paese era a un livello zero. Sdoganare il fumetto come forma di divertimento (anche) per adulti non dev'essere stato semplice.
I nostri compatrioti hanno da sempre il brutto vizio di cianciare di arte e cultura, spesso a sproposito, non accorgendosi nemmeno che al contempo, nel resto del mondo, l'arte e la cultura si veicolavano attraverso nuovi media.
I fumetti, perché no.
Vedi per esempio la voce “supereroi” negli USA, simboli di un popolo (nel bene e nel male).
Adesso i fumetti va di moda chiamarli graphic novel – definizione che in alcuni casi è più appropriata – ma il concetto è sempre quello.


Di Tex, Zagor e Martin Mystère e Mister No ne avrò letti a centinaia, quand'ero ragazzino. Mystère è sempre stato il mio preferito, fin quando è subentrata l'infatuazione per Dylan Dog. Col senno di poi devo ammettere che DD è un fumetto fatto di alcune vette poetiche e di uno sterminata quantità di uscite dimenticabili. Però DD ha sdoganato l'horror nella cultura popolare italiana, visto che fino ad allora era esclusiva degli appassionati di cinema di genere.
Lo stesso è successo con Nathan Never, collana di cui possiedo quasi duecento numeri. La fantascienza a fumetti venduta in edicola. Una rarità per i primi anni '90, in cui gli appassionati di “nuvole parlanti” si rivolgevano soprattutto alla supereroistica di matrice statunitense e ai manga giapponesi.
Potremmo dibattere a lungo sulla natura delle collane bonelliane e sul loro costante ispirarsi al mercato e alle tematiche americane. Ciò non toglie i meriti della casa editrice milanese, che attraverso la famiglia Bonelli ha tentato dal 1940 di educare gli italiani al fantastico e all'avventuroso. Spesso riuscendoci.
Scusate se è poco.

Ciao Sergio e grazie di tutto.

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