Se Gianni Cuomo (Battipaglia, Salerno, 1962; vive e lavora a Milano) fosse uno scrittore, il suo universo di discorso si accosterebbe alla produzione letteraria cyberpunk di James Graham Ballard e alla sceneggiatura del film existenZ di David Cronenberg. In tutti questi casi abbiamo infatti a che fare con la riflessione su una condizione esistenziale oltre-umana inquadrata in un mondo possibile dove la tecnica reifica l’individuo in un’entità post-organica o non-soltanto-organica. Di suo, Gianni Cuomo orienta la propria ricerca verso un certo tipo di critica sociale, concentrata sull’individuo in rapporto a se stesso e con dispositivi sociali alienanti, attraverso la sperimentazione tecnica su materiali poveri come cartone, legno e metallo. Il risultato è la realizzazione di sculture antropomorfe senz’anima, prive delle connotazioni identitarie fisiche ed emotive che definiscono un ente naturale come persona umana e che incarnano il residuato fisico della persona nel corso del processo di alienazione in atto nella società contemporanea.
Il luogo dove esistere, cha dà il titolo alla mostra in corso presso la Galleria Marelia di Bergamo, è il nostro stesso microcosmo rispetto al mondo là fuori, il macrocosmo. Se Marx aveva preconizzato la reificazione dell’essere umano sotto i colpi dell’organizzazione capitalistica della produzione commerciale e industriale, ora tale profezia sembra essersi spostata ancora un po’ più in là: l’uomo non solo ha introiettato la macchina dentro sé, ma ne ha assunto anche i connotati informativi. Insomma, non solo l’hardware ma anche il software. Ecco perché gli “umanoidi” di Gianni Cuomo sono plasticamente fissi in un ripiegamento interiore senza pensiero e a-cerebrale, o s’impegnano in azioni che hanno la sembianza del processo random delle macchine pensanti. La loro epidermide di cartone non è il territorio delle rughe, delle increspature e degli avallamenti che segnano la pelle di una persona cosciente e autocosciente, ma è la superficie interamente percorsa da codici alfanumerici sconnessi e privi di senso che denotano un ipotetico crash informatico. Che è in tutto e per tutto il collasso informativo dell’attuale società della comunicazione immediata e globale, dove tutti parlano un affabile non sense che mistifica e conculca la naturale intima essenza dell’essere umano, al di là della Rete e delle quattro cazzate ad essa connesse: pensiero e sensazione.
Galleria Marelia arte moderna e contemporanea
via Guglielmo d'Alzano, 2b
035 0603115
www.galleriamarelia.it
info@galleriamarelia.it
orario: lunedì/venerdì 14 - 20; sabato 15.30/20