La video-arte concettuale di Raffaele Fiorella in "Lumina"

La poetica dell'intangibile, la rappresentazione del percepibile che non corrisponde alla realtà fenomenica  ma che risulta pur sempre esistente. Un sottile gioco di proiezioni, tra luci ed ombre, tra apparenza ed essenza, che anima le video-installazioni, in un'ottica puramente concettuale. Sono gli universi paralleli di Raffaele Fiorella, artista di Barletta, classe 1976, protagonista della personale "Lumina" al Palazzo della Cultura di Galatina, in provincia di Lecce. La mostra, a cura della giornalista Cecilia Leucci e della Art&Arts Gallery di Galatina, si inserisce nella sesta edizione dello “Streamfest. Festival internazionale di cultura digitale e sperimentazioni audio visive”, in linea con il tema della manifestazione, il "lightech". La luce artificiale, la tecnologia che diviene digital art e la tridimensionalità sono al centro dell'indagine di Fiorella, teso, nella sua ricerca  artistica, all'esplorazione del confine tra reale e immaginario. Partendo dalla rappresentazione della dimensione ludico-grottesca, Raffaele Fiorella ha proseguito il suo percorso dedicandosi alle suggestioni psico-sensoriali di video-installazioni dalla valenza profondamente evocativa.

Come scrive Cecilia Leucci:

Evocare in un'ombra apposita l'oggetto taciuto, con parole allusive, mai dirette, che si riducono a silenzio uguale, comporta tentativo vicino a creare. Così scrisse Mallarmé e così Raffaele Fiorella crea i suoi mondi paralleli sfruttando ingegnosamente le potenzialità dell'arte digitale.

Racconti in immagini che vivono in spazi circoscritti, ma simultaneamente abissali ed oscuri nella propria inintelligibilità.

Fiorella crea universi mobili, smontabili e ricostruibili in base alla percezione sensoriale. Le sue installazioni, impersonali nella propria rappresentazione, ma riconducibili a centinaia di suggestioni individuali, danno vita a scherzi luministici, in cui ciò che apparentemente si percepisce come concreto è proprio ciò che risulta senza vita, esanime; mentre ciò che realmente abita lo spazio è l'impalpabile, ciò che non c'è, eppure esiste.

Con The Box, Raffaele Fiorella ricrea un ricordo, dandogli forma e respiro. Utilizza un oggetto della vita vissuta (una scatola usata per trasportare i propri lavori) per creare una finestra nel ricordo, nell'esistenza pura. La scatola diviene strumento di viaggio e lo spiraglio visivo, varco verso un mondo altro che esiste eppure non esiste più, perchè già mutato.

In The Kiss, Fiorella gioca sulla misura dell'emozione. Un atto semplice, riconoscibile diviene enigmatico e sospeso nel tempo e nello spazio. Il movimento rallentato prolunga l'estraniamento e porta lo spettatore a soffermarsi sull'atto illusoriamente banale, cogliendo dettagli e metamorfosi formali dell'unione di due corpi che appaiono uno soltanto.

Nel diorama di Landscapes il riferimento alle calviniane città invisibili, risolve l'inconcretezza dell'idea. L'artista ricrea luoghi della memoria e dell'illusione che potrebbero tradursi quasi in land-escapes: fughe dai luoghi, dagli spazi reali, per rifugiarsi in un mondo altro, fantasticato, ricordato o anche semplicemente simulato. Lo spettatore indaga, immagina, ma non saprà mai se si tratta di verità o pura invenzione, rivivendo la condizione di Kublai Khan dinanzi ai racconti di Marco Polo.

Con le videoinstallazioni In My Concert e Micromacromondi (L'Equilibrio) Fiorella migra dal contenitore al contenuto. Non più luoghi indeterminati, ma interni in cui l'umanità appare inesistente, eppure presente e percepibile nella realtà “umbratile”. Solo la luce genera vita. Senza ombre esisterebbero solo oggetti inanimati: un pianoforte, due sedie. La proiezione in questo caso non genera solo movimento, ma ricrea l'esperienza umana, fondendola – nel caso di In My Concert - con le percezioni uditive della Turkish March di Mozart.

La stessa esperienza umana si respira anche in The Dinner: minuscola finestra su un mondo invisibile per definizione; trasposizione figurativa della solitudine che convive nella sua essenza col voyeurismo di chi osserva ma non compare, è presente ma non riempie il vuoto dell'isolamento. Il paradosso di chi – parafrasando Nietzsche - nella solitudine divora se stesso, ma nella moltitudine è divorato da molti.

 

 

Fino al 2 settembre 2012

"Lumina"- Raffaele Fiorella

Palazzo della Cultura

piazza Alighieri, 51 - Galatina (Le)

Orari: ogni giorno dalle 21 in poi

Info: cecilialeucci@gmail.com

 

Informazioni su 'Cecilia Pavone'