Igor Eškinja, The Day After

 

Igor Eškinja, The Day After

Milano, Galleria Federico Luger

 

Certamente, tra le realtà formatisi negli ultimi anni a Milano, la Fondazione Pomodoro è tra quelle più amate, per la sua programmazione ricca di esposizioni aperte a quella parte dell’arte contemporanea che fa della sperimentazione formale uno dei propri cardini, assecondando quindi quel desiderio della città lombarda, a volte sotterraneo e altre volte più evidente, di confermarsi come uno dei principali luoghi dell’avanguardia internazionale. Nel frattempo però i centri dell’arte contemporanea divengono geograficamente sempre più indefiniti e, soprattutto, i finanziamenti indispensabili per la loro sopravvivenza finiscono. Ecco quindi che la Fondazione Pomodoro chiude. La mostra dell’artista croato Igor Eskinja, allestita presso la Galleria Federico Luger, è l’esempio di come il senso di un progetto possa essere ampliato positivamente anche a causa di un imprevisto avvenimento negativo. Le opere di Igor Eskinja, inizialmente progettate per essere esposte alla Fondazione Pomodoro, nell’adattarsi allo spazio della Galleria Luger mantengono intatto il loro senso iniziale, aggiungendo ulteriori interessanti spunti di riflessione sull’indipendenza dell’opera d’arte rispetto allo spazio espositivo che le ospita, questione centrale nell’attualità dell’arte, spesso incline a sottolineare il prestigio dei contenitori più delle opere in essi contenute. L’opera resiste alla chiusura degli spazi espositivi e delle istituzioni, perché frutto di una riflessione che va al di là del tempo e del luogo in cui viene creata. L’esposizione, la terza dedicata da Federico Luger all’artista croato, è stata allestita nella nuova sede della galleria, situata in una delle poche zone intatte della vecchia città, nel centro storico milanese. La sala a piano terreno ospita le opere fotografiche, formalmente eleganti nella loro freddezza compositiva e cromatica. Le fotografie documentano e completano delle effimere installazioni site specific create da Eskinja negli spazi della Fondazione Pomodoro: ambienti ottenuti dall’artista ricalcando con della sabbia, disposta con grande meticolosità, l’immagine di increspature e vortici sulla superficie del mare, riportata sul pavimento con l’ausilio di un proiettore. La sabbia così disposta sul pavimento, oltre a riportare l’immagine delle onde marine, va a formare una forma geometrica che, interagendo con le asettiche pareti che la circondano, crea un interessante sfalsamento percettivo dovuto alla prospettiva del cono visivo dello spettatore o della macchina fotografica, abilmente sfruttato dall’artista in modo da ottenere delle fotografie che pur documentando un ambiente reale, a prima vista possono sembrare delle artefatte elaborazioni digitali. In particolare la prima immagine della serie Project Room rappresenta una sorta di quinta scenica formata da una parete bianca in posizione frontale, davanti alla quale l’artista ha disposto il consueto pattern creato con la sabbia, delineando una sorta di tappeto con una forma trapezoidale dall’inclinazione dei lati precedentemente calcolata, in modo da risultare, nella fotografia finale, come un rettangolo regolare. La riflessione sulla percezione dello spazio e la sua correlazione con la percezione del tempo è confermata da Eskinja nell’installazione allestita nella sala sotterranea della galleria, al centro della quale l’artista ha creato una sorta di teatrino con delle pareti bianche in miniatura, sulle quali dei proiettori riportano dei loop video che documentano l’atto finale del lavoro dell’artista, che con pochi e ampi gesti distrugge interamente il disegno di sabbia documentato nelle fotografie precedenti e creato in lunghe sessioni di lavoro. I video proiettati sulle piccole pereti al centro della sala trasbordano sulle pareti della galleria, aumentando così l’effetto “fantasmatico” della ripresa, ricordo di un’azione che, pur essendo impermanente, persiste nell’eterica memoria del mondo. La personale di Igor Eskinja si configura quindi come una preziosa occasione, introdotta con poesia ed eleganza formale, per riflettere su temi importanti come la percezione della realtà e l’impermanenza delle cose, confermando la funzione sociale dell’arte contemporanea come allenamento che mantiene sana ed elastica la mente dell’uomo, spesso chiusa in credenze univoche, aprendola alla comprensione di più possibili percezioni del mondo.

 

Info:

Dal 15 novembre 2011 al 1 gennaio 2012

Igor Eškinja, The Day After acura di Giorgio Verzotti

testi catalogo di Giorgio Verzotti e Daniele Capra

Galleria Federico Luger

Via Circo 1, Milano

Orario d’apertura: dal lunedì al venerdì 15,00 – 19,30 o su appuntamento

www.federicoluger.com – info@federicoluger.com

Tel +39 02 67391341

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