E’ stata inaugurata sabato 9 febbraio 2013 alle ore 18.00, presso la galleria d’arte studio 71 di Palermo via Vincenzo Fuxa n. 9 la mostra personale di Lorenza Parrotta dal titolo: Il tempo del sogno.
I dipinti di Lorenza Parrotta sembrano raccontare storie perdute, legate a brandelli della nostra memoria persa nel tempo.
Il popolo dei Kirùk rivive nelle sue tele. I colori piatti e squillanti rimandano al Tempo del Sogno australiano. Più che l’Africa, quindi, l’Australia. Più che George Lilanga è Henri Matisse e il suo particolare fauvismo.
Approdata alla pittura da autodidatta, Lorenza Parrotta ha in sé la magia di tempi lontani, quando ancora l’uomo dialogava con la natura e con la parte più intima di sé. La sua spiccata sensibilità artistica le fa affrontare temi impegnativi con una leggerezza incantevole.
La musica pervade i suoi dipinti. Strani esseri si plasmano e plasmano altresì il mondo circostante. La pittura è istinto fuggevole che l’artista imprigiona e rimodella. La semplice decorazione lascia il posto a forza e grazia. Novella Kalbalà, Lorenza crea con il suo canto pittorico un mondo in cui la natura umana è indissolubilmente legata alla terra. Chitarre moderne si fanno protagoniste in scenari fantastici, ma più che strumenti reali esse sono epifanie simboliche del nostro stesso essere, della nostra anima, di un corpo sinuoso di donna (ricordiamo ad esempio Man Ray con “Violon d’Ingres”). Sì perché la pittura di Lorenza Parrotta è essenzialmente surreale. Benchè questo aspetto sia il più delle volte messo in secondo piano a favore di una lettura più superficiale ed unicamente piacevole, il carattere onirico delle sue pitture scaturisce da una visione interiore che riesce a creare una piccola breccia anche nell’inconscio dello spettatore. Il suo è un “automatismo psichico” puro. Nei suoi quadri, l’uomo diventa chitarra e questa si tramuta in sax per poi ridefinirsi in donna; la donna si fa pianta, il ventaglio diviene mano. Ogni cosa è altro nella visione dell’artista. Il suo è un surrealismo che poco si accosta a Salvador Dalì o René Magritte ma coglie in pieno il messaggio di Breton. Non c’è sofferenza nelle sue opere. Esse risultano sospese in una dimensione armonica in cui il ciclo della vita è in continuo divenire in un riuscito incontro, quindi, tra il surrealismo di Juan Mirò, la forza di Henri Matisse e l’universo pop di Keith Haring.
I suoi non sono idoli, creature totemiche da temere e riverire, bensì propagazioni e “rivelazioni” interiori, frutto di ricordi ancestrali desiderosi di manifestarsi al mondo intero per ritornare a vivere.
La mostra è visitabile fino al 28 febbraio 2013
Galleria Studio 71 Palermo Via Fuza n. 9
dalle 17.00 alle 20,00 compreso i festivi.
Vinny Scorsone