Sono ancora convinto che vi siano luoghi troppo malvagi perché sia consentito loro di esistere. Di tanto in tanto, sogno nubi atomiche a forma di fungo che levano su una città, e figure umane che danzano sullo sfondo del rogo che un tempo era Calcutta.
Da qualche parte ci sono cori oscuri pronti a proclamare l'era di Kalì. Ne sono certo. Così come sono certo che ci saranno sempre servi pronti a eseguire i Suoi ordini.
« Ogni forma di violenza è potere, signor Luczak. »
Nostro figlio nascerà in primavera.
Voglio che lui o lei conoscano tutti i piacere delle colline sotto i cieli limpidi, della cioccolata calda in una mattina d'inverno e delle risate in un erboso pomeriggio domenicale d'estate. Voglio che nostro figlio senta le voci amichevoli dei buoni libri e i silenzi anche più amichevoli della compagnia di brave persone.
(...)
Il canto di Kalì è con noi. È con noi da tanto tempo, oramai. Il suo coro cresce e cresce e cresce.
Ma ci sono altre voci da ascoltare. E ci sono altri canti da cantare.
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Ci sono estratti, paragrafi o pagine di alcuni romanzi che ti si fissano in testa e nel cuore, e li rimangono finché si respira. Questa è la potenza dello scrittore fuoriclasse. Tutti possono imbrattare fogli, pochi riescono a farlo con inchiostro indelebile.
Avrei potuto recensirvi Il canto di Kali, ma alla fine ho preferito tracrivervi questo estratto che, per me, è pura poesia.
Il primo romanzo di Dan Simmons è anche uno dei suoi migliori. In esso c'è tutto: stile, mistero, personaggi credibili, descrizioni che sembrano fotografie, miti oscuri del passato che si riallacciano alla nostra contemporaneità. E poi, appunto, poesia. Non a caso il protagonista principale del libro, Bobby Luczak è un poeta.
Per una recensione seria, vi rimando a quella su Book and Negative.