Psicogeografia light in due saggi

Sincronicità o meno, quest'estate mi sono trovato a leggere due saggi in netta contrapposizione tra loro, ma entrambi riconducibili a un discorso che mi sta molto a cuore: la psicogeografia del vivere.
O meglio: come e quanto il posto in cui viviamo può condizionare le nostre esistenze. Argomento già trattato diverse volte in precedenza qui sul blog, tra l'altro.
Il primo libro in questione è San Francisco-Milano, un italiano nell'altra America, del bravo giornalista Federico Rampini. Testo scorrevole e di piacevole lettura, il saggio biografico racconta gli Stati Uniti (e in particolare San Francisco, la “left coast” americana) visti dagli occhi di un italiano che si trova a vivere lì per questioni di lavoro.
Il raffronto che Rampini fa tra Milano, la città da cui si è trasferito, e San Francisco, è il più delle volte impietoso e lancia un grido d'allarme su quanto la nostra città più moderna – almeno secondo il comune sentire – sia oramai ridotta a un grosso borgo di provincia, culturalmente immobile e arroccata su equilibri sociali antiquati e incivili.


Pur mettendo in evidenza tutte le contraddizione dell'american way of life, che pure non sono pochi, Rampini ci racconta come e quanto gli statunitensi degli Stati progressisti siano stati in grado di rialzarsi dopo le botte più dure (11/09, crisi economica, guerra in Iraq) e di guardare comunque al futuro con lecita speranza e voglia di rifarsi. Senza parlare del senso di legalità, patriottismo, giustizia e meritocrazia che a noi italiani non appartengono più da decenni.

Al libro di Rampini si affianca, pur parlando di tutt'altro, quello di Stefano Nazzi, Kronaka, edito da LaTerza. Nazzi cura l'omonimo blog, che si occupa dei tanti, famigerati casi di nera tanto amati dai nostri telegiornali. Il sottotitolo è esplicativo riguardo ai contenuti di questo saggio-inchiesta: Il cuore oscuro del Nord. Nazzi ripercorre infatti alcuni celebri delitti compiuti nell'ultimo decennio su un'ipotetica direttrice Pavia (Garlasco) Brescia. Dall'omicidio di Chiara Poggi al raptus di follia di Ruggero Junker, passando per la suora massacrata da tre minorenni nella pacifica e sonnolenta Valchiavenna.
Oltre alla ricostruzione giornalistica, che può interessare o meno, Nazzi è bravo a tracciare una sottile linea che unisce questi efferati casi di cronaca nera: il mal di vivere. Giovani stanchi e senza prospettive, calati quasi sempre in un contesto borghese che offre futuri preconfezionati (ereditare il lavoro dei genitori, oppure finire in qualche fabbrica a due passi dal paese in cui si vive), che non riescono ad accettare questa immobilità granitica in cui sembra imprigionata l'Italia.
Kronaka getta quindi una luce diversa e inquietante sulla leggenda – a dire il vero già un po' sbiadita – del Nord ricco e benestante a cui tutti ambiscono come se si trattasse dell'Eldorado. Forse senza nemmeno volerlo Stefano Nazzi traccia una disamina impietosa di un paese che sembra aver rinunciato a sognare un futuro diverso dal presente sbiadito che stiamo vivendo da oltre vent'anni.

E se la soluzione fosse andarsene?
Argomento su cui torneremo presto.

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