Il Premio Celeste sbarca a Catania
di Giovanni Scucces
1.865 opere partecipanti suddivise in 4 categorie. Un comitato di 22 critici e curatori scelti per sancire le 40 opere finaliste esposte dal 19 al 23 novembre alla Fondazione Brodbeck di Catania.
Un montepremi complessivo di 20.000 euro da spartire ai 4 vincitori di ogni sezione, scelti mediante il voto espresso dagli artisti finalisti.
Questi sono i numeri principali del Premio Celeste 2010, nato nel 2004 da un’idea di Steven Music e giunto alla sua settima edizione.
Punto di incontro tra artisti e curatori, il Premio offre la possibilità, anche a coloro che sono distanti dai grandi centri dell’arte contemporanea, di confrontarsi e attingere a un circuito altrimenti difficilmente arrivabile.
I vincitori di quest’anno, decretati dalla giuria composta da Julia Draganovic e Gabi Scardi, sono: Laura Bisotti per la categoria pittura, Mario Rossi per fotografia e grafica digitale, Paula Sunday per video e animazione, Quiet Ensemble per installazione, scultura e performance.
L’opera “Appunti” di Laura Bisotti è un “mosaico” formato da poco meno di 200 piccole stampe incisorie attaccate sulla parete e accostate tra di loro, su cui è intervenuta imprimendo delle iscrizioni con una vecchia macchina da scrivere e con piccoli schizzi e disegni eseguiti a matita. In mezzo sono presenti alcune fotografie di lenzuola stese al vento, piccole citazioni di ciò che ha ispirato l’artista e dato vita all’opera. Come gran parte dei suoi ultimi lavori, a metà strada fra pittura e installazione, anche questo ha una doppia possibilità di lettura. Da una visione ampia e totalitaria, è possibile ravvisare un vasto paesaggio. Focalizzando lo sguardo sui singoli frammenti si ha, invece, una concezione più intima, si pone l’attenzione su cosa voglia esprimere quella singola scheda, quel particolare.
Grandi assemblaggi fotografici a collage caratterizzano il lavoro di Mario Rossi che vince con l’opera “Synchronicity 1”. Scomponendo e riducendo in frammenti la realtà, ricrea una nuova visione, soggettiva, che invita a riflettere sulle relazioni che si instaurano tra l’uomo contemporaneo e i luoghi in cui vive.
“Madre” di Paula Sunday è il titolo del brevissimo ed efficace video che racchiude in pochi secondi il rapporto odierno tra società e religione. Anche nella devota Napoli, città natale dell’artista, il culto religioso è sempre più “impolverato”. Così una madonnina poggiata sul comodino di una camera da letto, con panno e detergente in mano, è ridotta a “farsi luce” da sola. Abbandonata a se stessa, è costretta a diventare autosufficiente.
Infine, i Quiet Ensemble con l’installazione “Quintetto”, cinque acquari equidistanti tra loro contenenti un pesciolino rosso ciascuno. Ogni teca rappresenta uno strumento ben preciso. Il movimento dei pesci, influenzato dall’attivazione di luci poste su ogni vasca, viene catturato e tradotto in musica. In questo modo, l’installazione potrebbe essere accostata all’idea di un'orchestra in cui a dirigere sono dei pesci. L’opera si fonda sul concetto di casualità, basandosi esclusivamente sulla posizione assunta dai pesciolini all’interno dell’acquario. Pertanto, i suoni emessi possono risultare melodiosi e rilassanti o disarmonici e fastidiosi.
Ritornando al Premio e alla sezione dedicata alla pittura, mi sovviene una piccola perplessità. Dov’è andata a finire la pittura? Nulla da ridire all’artista vincitrice. Credo solo che l’opera in questione sia stata la meno pittorica fra tutte quelle presenti in finale, difficilmente catalogabile e quindi inseribile in una sezione ben definita in quanto, come detto, è a metà strada fra pittura (molto poco per la verità) e installazione, e “condita”, oltretutto, con alcune foto.
A parte questo mio legittimo dubbio, il Premio ha avuto un ottimo riscontro in termini di partecipazione e di pubblico. Per curatori e galleristi, un buon bacino dove poter pescare nuovi talenti, mentre per gli artisti un’occasione di lancio nel mondo dell’arte, ancor più utile per chi, magari, è distante dal circuito e dai grossi centri dell’arte contemporanea.
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