Un tuffo nell’acquario di Silvio Giordano...

 Un tuffo nell’acquario di Silvio Giordano, migliore talento nella sezione videoarte di Romaeuropa WebFactory

“Siamo diventati guardoni sterili del disastro ecologico attraverso la TV. Siamo quello che produciamo, siamo cuori di plastica senza natura e nulla ci tocca, il disfattismo e l'ignoranza dominano”.

 

 

Dopo l’approfondimento-intervista dedicato a Packaging’s Life, opera vincitrice del Premio Celeste 2009, ritroviamo l’artista Silvio Giordano, questa volta in veste di migliore talento nella sezione videoarte, premiato alla seconda edizione di Romaeuropa WebFactory, laboratorio creativo che intercetta e valorizza il talento di tutti gli internauti che esprimono sul web la propria creatività. Il concorso prevedeva di girare un video sul tema dell'acqua con la possibilità di utilizzare delle clip originali fornite dal REWF e Giordano ha colpito la giuria con un video, intitolato Water Monitor,  che esce dai confini del già visto. Un’opera che si presenta sottoforma di un’acquario digitale, sensibile agli stimoli esterni. Una manipolazione tra il reale e il digitale, che fa emergere differenti punti di vista, in una giocosa altalena di causa-effetto.

Silvio, com'è nata l'idea?
L'idea parte da una riflessione sull'acqua e sulla violenza. L'acqua è l'utero del mondo, precede ogni forma di vita, è li che tutto ha origine...poi c'è l'infezione, il tracollo imminente del nostro ecosistema e le contaminazioni ambientali che sono tra le più forti violenze invisibili esistenti. Il nostro rapporto con la natura è imprescindibile, siamo un tutt’uno con il pianeta, tuttavia nell'essere umano persevera un'atavica predisposizione all'autodistruzione, esiste un cordone ombelicale che lega l'uomo alle piante, agli animali e all'acqua, ma sembra che non sia abbastanza per la nostra inclinazione all'auto - boicottamento. Città maleodoranti affondate nei rifiuti, oceani neri di petrolio, scorie nucleari, malattie infettive, animali in via di estinzione, profughi di catastrofi ecologiche. Assuefatti alla violenza ambientale siamo diventati guardoni sterili del disastro ecologico attraverso la TV. Siamo quello che produciamo, siamo cuori di plastica senza natura e nulla ci tocca, il disfattismo e l'ignoranza dominano.

Cosa ti ha ispirato? Film, musica, immaginari, altre opere... o la realtà delle cose che ti circonda?
Tante cose, per me è importante non essere solo militanti della propria poetica. Mi spiego meglio...credo che la firma sia spesso la pietra d'inciampo dell’artista, ci si ossessiona sull’essere riconosciuti e si omette l’idea, piuttosto che pensare all’idea si pensa all’ideale. L'ideale è spesso demagogico. Nel cercare la riconoscibilità si rischia di cadere in una fotocopia continua del proprio lavoro che viene ben accettata e codificata dal pubblico ma solo per una petulante reiterazione del prodotto. Non amo lo stesso film al cinema con attori diversi e non amo la stessa opera d'arte riproposta per tutta la vita nelle fiere. Scopo della ricerca è indagare altri linguaggi che ti consentano di metterti alla prova, di abbandonare la proprie convinzioni comode e sbloccare le proprio idee persistenti in modo da rivelare la propria vera attitudine, solo così può emergere la follia fuori dagli argini delle regole. Per quanto mi riguarda cerco l’annullamento di tutto ciò ero stato un tempo, non per rinnegarlo o abnegarlo, ma al contrario per portarlo in superficie degnamente. Ci sono cicli che vanno conclusi come diceva Nietzsche –“Ci vuole più coraggio a concludere, che a fare un verso nuovo: tutti i medici e i poeti lo sanno”. Sento l'arte vicino alla medicina intesa come un centro di disturbo alimentare dove trovare la mia terapia opportuna per la fame, sento che l'artista e lo scienziato sono molto simili perchè condividono un spetto fondamentale; sono entrambi impegnati a rendere visibile l'invisibile. Il resto non mi interessa, è solo moda che induce ad una autoreferenzialità inutile.

In genere, hai un metodo di lavoro o meglio un percorso attraverso il quale la tua creatività si concretizza?
L'idea è un proiettile che esplode anarchicamente. Noi forniamo alla pistola tutte le informazioni necessarie, ma non sappiamo quando sparerà. Inutile impegnarsi a premere il grilletto. Recupero le informazioni attraverso testi, saggi, riviste o ascoltando le persone.
In questo modo ho un bagaglio culturale semi-latente che sarà risvegliato da lì a poco.
Disegno tutte le idee su carta in attesa che l'idea più forte si imponga dispoticamente nel mio cervello. Una vera pulsione che va concretizzata prima che inizi a tornarmi durante la notte. Dopo bisognerà decidere come metterla in scena e collocarla nella contemporaneità assumendosi la possibilità di poter sbagliare o riuscire nell'intento.

Come hai sviluppato l'idea embrionale nella pratica, cioè come hai fatto a realizzarla tecnicamente?
Inizialmente ho avuto un rifiuto nel poter lavorare su qualcosa di non mio, una forma di ego precedeva qualsiasi ragionamento creativo e minacciava la mia autonomia artistica. Completamente assorbito da me stesso e dalla mia ricerca tutto si tramutava in un contrattacco distruttivo verso le nuove idee e azioni. Ero semplicemente cementato da un orgoglio proteso a non affrontare l'inconveniente di aprirmi al nuovo. Poi ho pensato che la giusta terapia era accettare nuove sfide quindi nuovi territori da esplorare e nuove idee con cui “giocare”. Ho realizzato il video smontando il tubo catodico a 10 televisori in disuso, ho tenuto solo gli schermi di vetro con la struttura vuota. Videoproiettandoci sopra ero libero di bagnar il monitor o dargli fuoco ecc. poi ho incontrato un amico chiedendogli di girare un video nelle prossime 6-7 ore, lui ha follemente accettato. Due giorni dopo era tutto pronto. Mi son molto divertito sopratutto con l'asciugacapelli, un oggetto feticcio della mia quotidianità che spesso ritrovo tra le mie mani per via dei miei lunghi capelli.

A proposito, in questa opera quanto è arte e quanto è tecnica (digitale)?
Il saper fare e lo sporcarsi le mani sono delle regole ben salde per me, ma il virtuosismo tecnico spesso può mistificare l'idea. La tecnica fine a se stessa non è arte. Prediligo alleggerire l'idea da zavorre stilistiche e sgrassarla da troppa figurazione. Non sono della generazione video di Matthew Barney dove tutto è perfetto. Come artista so che il mio video ha degli errori scenici, si vedono le mie braccia, si vede il naso, le ombre ecc. ma questo atteggiamento è invece un scelta ben voluta. È un'approssimazione domestica responsabile, dettata dal sottrarre più che dall'aggiungere. Nel divertirmi, paradossalmente adopero la tecnica per sottrarmi dalla tecnica, voglio comunicare qualcosa piuttosto che sentirmi dire “sei bravo”. Nell'arte non cerco la pacca sulla spalla, per me l'arte è tanto divertimento quanto sofferenza.

L'elemento sonoro, qui come in Packaging's Life, è molto realistico... Come scegli la "colonna sonora" dei tuoi lavori?
In passato ho lavorato con linguaggio LIS, quindi cerco di mettermi nei panni di un sordo che osserva e sente solo vibrazioni fisiche. Se un video funziona senza audio, trovo l'esperienza riuscita. L'eccessivo utilizzo di musiche nei video è un escamotage seduttivo troppo facile e immediato, distrae oltremodo dall'idea, preferisco piccoli rumori reali a violini virtuosi. Nel caso di Water Monitor tutto l'audio è stato ricreato con la mia voce, ho puntato un microfono in gola e ho simulato il suono dell'analogico disturbo del televisore o dell'acqua in ebollizione ecc ecc. Rendo me stesso uno strumento musicale perchè il corpo umano nelle sue infinite possibilità lo permette. Il corpo umano non è solo il luogo della trasformazione per eccellenza ma anche un ottimo attrezzo creativo nelle nostre mani. Metaforicamente più che una “colonna sonora” nei miei video si parla di “capitello sonoro” ovvero non sostiene tutto il peso del video ma lo vezzeggia.

Indiscrezione...Cosa ne hai fatto del premio in denaro del concorso?;-)
Ancora nulla, ma ti faccio due conti.. il premio è in gettoni d'oro e bisogna prendersi anche la briga di capire quando è il miglior momento per cambiarli. Il premio è di 5000 euro, detratte le tasse sono 3.700 euro, il cambio in oro puoi perderci anche 800 euro.

Progetti in vista?
Diversi...il progetto più ambizioso è fare la pace con me stesso. 

 

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