Intervista a Simone EL RANA, di Ivan Quaroni

AMOR SACRO E AMOR PROFANO

INTERVISTA A SIMONE EL RANA

di IVAN QUARONI

 

Prima di tutto, perché il soprannome “El Rana”? Che cosa  significa?

Dopo essermi tatuato l’ennesima SimoneEl Rana”. Non so spiegare il perché, ma ho sempre avuto una strana ‘passione’ per questo anfibio. Mi sono tatuato la prima rana nel 1996 e poi ho continuato per lungo tempo, fino a collezionarne più di 15! In questi 13 anni il soprannome che mi è stato dato ha consolidato la sua fama, tanto che ormai tutti gli addetti ai lavori mi conoscono come “El Rana”.

Tu hai iniziato il tuo percorso come tatuatore, ma poi hai deciso di non continuare questa professione. Come mai?

Ho sperimentato le mie doti di tatuatore in seguito alla scoperta della mia passione per i tatuaggi. La realtà è che sono sempre stato attratto da quest’arte, fin da piccoli. Ricordo che da bambino rimanevo a bocca aperta dinanzi a tatuaggi rudimentali, probabilmente realizzati in carcere, impressi sul corpo di alcune persone. Ho iniziato a tatuarmi a soli 17 anni, nello studio fiorentino di Maurizio Fiorini, uno dei pionieri di quest’arte in Italia. Dopo qualche tempo, iniziai a frequentare lo studio non più solo come cliente, ma come un vero appassionato. All’epoca coltivare questo genere di passione non era affatto semplice. Esistevano pochi studi in Italia, e non c’erano modelle, attori o calciatori che avessero la pelle tatuata! Questo fenomeno non era ancora diventato una moda e chi si ‘marchiava’ il corpo era davvero malvisto. Io però ho continuato ad andare a Firenze da Fiorini, finché non ho provato a impugnare una macchina. È difficile spiegare la ragione vera per cui fin dal primo istante ho capito che quella non era la mia strada. Certe cose credo che si sentano più con il cuore che con la testa! Quando mi sono reso conto che non avrei mai proseguito questa carriera, ho iniziato a pensare ad un mestiere che più adatto a me, ma che mi permettesse di rimanere in contatto con quel mondo. Così, venendo da una lunga esperienza di operaio orafo, ho deciso di creare una mia linea di gioielli, che trae ispirazione dalle icone del tatuaggio. In seguito ho dato voce anche ad un’altra mia passione, quella per gli Ex voto, che propongo nelle convention ormai da più di dieci anni.

 

(El Rana+Cesko_Sick Head, acrilico su skateboard cm 20x80 2009)

 

Il tuo lavoro artistico consiste nel produrre oggetti in qualche modo legati alla cultura del tattoo world.  Fammi qualche esempio di oggetti che le persone interessate ai tatuaggi potrebbero desiderare e che tu effettivamente produci.

I soggetti del tattoo world a cui mi ispiro per i miei monili sono tanti, da vecchi rasoi anni Venti, a ferri di cavallo ‘porta fortuna’, da fiocchi in stile pin-up e personaggi del freak show, ai robot degli anni Cinquanta. Posso dire, con un certo orgoglio, di essere l’unico in Italia a produrre una linea di gioielli di questo tipo. Sono molto fiero del mio lavoro, innanzitutto perché lo faccio con piacere e in poi perché ho sempre ottenuto un’ottima risposta dal pubblico italiano e internazionale.

Dove hai imparato a lavorare l’argento?

Ho lavorato in una fabbrica che produce argento per ben 19 anni! Quindici anni fa ho creato i miei primi gioielli ed ho proseguito lavorandoci tutti i giorni con grande passione dopo il lavoro. Solo un anno fa ho deciso di smettere con il lavoro in fabbrica per dedicarmi interamente a quello che prima consideravo un secondo lavoro. Realizzo i miei oggetti insieme a Massimo Bennati, un amico ed ottimo modellista orafo.

Oltre ai gioielli, ai monili e agli oggetti, una parte importante della tua ricerca riguarda il recupero  di Ex voto, che tu usi in un contesto diverso da quello per il quale sono stati creati. Perché e come ti è venuto in mente di usare questi oggetti nell’ambito della tattoo culture? Che legame iconografico esiste tra questi due elementi apparentemente così diversi?

Il mondo del tatuaggio è sempre stato legato alle icone religiose. Nel medioevo, durante le Crociate, alcuni cavalieri si tatuavano croci sul corpo, per testimoniare la propria fede. La stessa cosa facevano i religiosi più ferventi. Si dice che in Spagna i marinai si tatuassero immagini sacre sulla schiena scongiurando, così, la possibilità di essere frustati in caso di cattura. Nessuno, infatti, avrebbe potuto colpire una schiena che ospitava Gesù o la Vergine Maria. I cuori sacri, poi, sono tra i simboli religiosi più tatuati da sempre. Essendo stato per molto tempo un collezionista di Ex voto, anni fa ho pensato di proporne qualcuno in una convention. Fin da subito ho avuto un’ottima risposta in termini commerciali e così ho iniziato a cercarli nelle chiese e nei mercatini dell’antiquariato, per restaurarli, incorniciarli e proporli al mio pubblico.

 

(El Rana+Laura Giardino, Venus Invaders, tecnica mista e robot a carica in latta su snowboard cm 29x154 2009)

 

Come sei arrivato a decidere di utilizzare tavole da skate, surf e longboard come supporti per lavori realizzati a quattro mani con pittori e artisti? Voglio dire, si tratta di una tradizione più legata al mondo della street art e della skate culture che non a quello del tatuaggio. Mi interessa sapere come nasce questa commistione, questo fecondo incrocio di subculture…

Ricordo che fosti proprio tu, Ivan, a dirmi una volta: “molte cose belle capitano per caso”. È stato così per gli skate! Anni fa, infatti, la tatuatrice parigina Laura Satana mi invitò a partecipare ad una mostra in cui sarebbero state esposte solo tavole da skate, così pensai di realizzare un’opera che non fosse banale, utilizzando la tavola come se fosse stata una cornice, traforandola e creando una sorta di scatola in cui poi sarebbe stato incastonato un cuore sacro. L’abbinamento tra Ex voto e skateboard è nato in questo modo. In seguito, ho incluso in questa pratica anche tavole da surf e da longboard. Penso che l’accostamento tra sacro e profano sia davvero interessante. Adoro stupire la gente creando delle forti contrapposizioni tra culture e generi artistici.

 

Gli artisti con cui hai realizzato la mostra On Board non sono stati tutti scelti da te. Alcuni ti sono stati proposti dalla Galleria. Come ti sei sentito a lavorare con persone che non conoscevi?

È stato stimolante, diverso. Posso dire di essere pienamente soddisfatto del risultato. Chiaramente sono davvero felice di aver potuto lavorare anche con tanti amici e ottimi artisti come Laura Giardino, Vanni Cuoghi, Massimo Gurnari, Marco About Bevivino, Toño Camuñas, Danilo Pasquali e Leonardo Ermini. È stato bello poter dar vita alla mia prima personale affiancato da tanti bravi artisti.

Alcuni degli artisti con cui hai realizzato le tavole sono appunto tuoi amici, ma mi chiedo, al di là del sentimento che vi lega, qual è il criterio che hai utilizzato per scegliere i tuoi partner in questa mostra?

Con molta schiettezza posso dire di aver scelto i miei collaboratori in base ad un mio gusto personale. Per ciascuno di loro ho pensato al tipo di supporto e all’inserto più adatto. Con alcuni di loro ho anche discusso sulla realizzazione dell’opera, mentre ad altri ho lasciato carta bianca. Alla fine, credo che i lavori che ne sono usciti siano tutti validi...

 

(El Rana+Elena Rapa_Hansel und Gretel, acrilico su skateboard cm 80x20 2009)

 

 

Credo che alcuni artisti, come Massimo Gurnari, Leonardo Ermini, Laura Giardino e Shanti abbiano elementi che rendono più comprensibile una comunanza con il mondo dei tatuaggi, mentre altri, come Vanni Cuoghi, Tiziano Soro, Michela Muserra provengono da contesti completamente differenti. Che cosa apprezzi degli uni e degli altri?

A me piacciono tutti gli artisti che hanno preso parte alla mostra, anche quelli che non hanno alcun elemento in comune con il tattoo world. È stato stimolante scoprire con tutti affinità di vario tipo. Per esempio, io e Vanni, artista che stimo molto, abbiamo scoperto di avere in comune la passione viscerale per il cibo. È bastato il tempo di un pranzo per far nascere l’idea che abbiamo poi realizzato.

Mi piace molto il lavoro di Toño Camuñas, un artista che usa le modalitià e le iconografie tipiche del tatuaggio nell’ambito dell’arte tout court, sull’esempio di quanto già fatto da un artista come Dr. Lakhra. Come l’hai conosciuto e come si è sviluppato il vostro rapporto?

Ho conosciuto Toño durante un’edizione della tattoo convention di Barcellona. È stato amore a prima vista! Condividiamo numerose passioni, a partire da quelle per gli Ex voto e per i tatuaggi. Inoltre, nei suoi lavori ricorre spesso il simbolo buddista della svastica, che io stesso adoro. Devo dire che lui è anche una persona simpatica e stimolante. Colgo l’occasione per ringraziarlo ancora di aver partecipato.

 

(El Rana+Blue & Joy_No girls no pain, ilico su skateboard cm 20x80 2009)

 

In questa mostra c’è anche un mostro sacro come Massimo Giacon, artista, fumettista e designer partito dall’editoria underground e poi approdato al mainstream della produzione Alessi. Giacon è una delle voci più originali del fumetto postmoderno degli anni Ottanta, che ha anticipato le odierne tendenze New Pop e Lowbrow. Tutto sommato, Giacon  è il nostro Robert Williams. Come ti sei trovato a lavorare con lui?

Lavorare con Massimo è stato bellissimo e istruttivo. Ha dato vita a due tavole che vanno molto al disopra di ogni mia aspettativa. E poi, oltre ad un grande artista, si è rivelato una persona estremamente piacevole, molto alla mano, con cui poter chiacchierare di arte e di molte altre cose.

Sono molto incuriosito da alcuni tuoi interventi sulle tavole, che mi sembra che fuoriescano dalla consuetudine. Ad esempio è interessante l’iconografia che hai incastonato nella tavola da surf dipinta da Tiziano Soro, dove compare una donna aggrappata ad una croce, piantata su uno scoglio tra i marosi. Che cosa significa? Che cosa ha a che fare con la cultura del tatuaggio?

L’icona che ho scelto per Soro è una Rock of Ages originale degli anni ‘30 e rappresenta la salvezza per mezzo della fede divina. È un simbolo molto ricorrente nella realtà del tatuaggio americano fin dagli albori e ora è diffuso anche in Europa. Ciò che mi piace molto del lavoro di Soro è la sua rielaborazione in chiave moderna di un simbolo così classico. Credo che lui abbia fatto un ottimo lavoro!

 

 

(El Rana+Vanni Cuoghi_Una dolce idea, acrilico e olio su skateboard cm 20x80 2009)

 

 

Un’altra iconografia inconsueta è quella dei due pupazzetti di “#LoveBus#”, sempre di Tiziano Soro. Cosa rappresentano?

In realtà, i due teschietti appartengono alla tradizione messicana. Durante la festa de “los dias de los muertos”, il nostrano “giorno dei morti”, vengono venduti ovunque oggetti dalla forma di “calaveras”, cioè di teschi, dai lecca lecca, ai pupazzi in gesso, che rappresentano varie scene di vita quotidiana oppure personaggi famosi. Lo stesso Diego Rivera  proponeva tali soggetti nelle sue opere.

Anche il robottino vintage di una delle tavole dipinte da Laura Giardino è una novità…

È vero. In effetti neanche io avevo mai usato prima d’ora robot o giocattoli di latta degli anni Cinquanta. Da poco, però, ho realizzato un gioiello che raffigura un robot vintage e subito dopo averlo creato ho pensato di proporre a Laura di utilizzare lo stesso soggetto anche per il suo lavoro. Mi piacciono molto i lavori di Laura, ma stavolta credo che abbia  superato sé stessa!

 

(El Rana + Michela Muserra_Bloody sunday in coney island, acrilico su skateboard cm 80x20 2009)

 

Ho notato che tra gli Ex Voto che hai utilizzato, molti rappresentano organi umani, come gli occhi di Toño Camuñas, i seni e i polmoni di Shanti Ranchetti, le interiora di Michael Rotondi, gli occhi (dipinti) di Massimo Gurnari, la triade occhi-orecchie-bocca di Valentina Morandi e di Danilo Pasquali… Qual è il significato originario di queste raffigurazioni?

Diciamo che se il Cuore Sacro rappresenta una richiesta di grazia generica, gli Ex voto raffiguranti parti del corpo costituiscono una preghiera nei confronti di un malore specifico, localizzato cioè in una parte ben precisa del corpo. Anticamente - ma anche oggi - se una persona sperava in una guarigione, affiggeva alle mura della chiesa un Ex voto con la forma dell’organo colpito dalla malattia. Ammetto che a me piace molto giocare con le varie forme, come nel caso dell’accostamento di occhi, bocca e orecchio, in riferimento al detto “non vedo, non parlo, non sento”.

Nel catalogo, molti lavori sono corredati dai racconti di Rossella Ammendola, che è anche tua moglie. Mi piace molto l’idea e trovo che contribuisca ad arricchire il fascino delle opere. Come vi è venuto in mente?

È un’idea che abbiamo in mente da tanto tempo. Ogni Ex voto ha alle sue spalle una storia da raccontare e, d’altra parte, anticamente in Italia e in Messico l’Ex voto altro non era che un dipinto raffigurante la storia del miracolo avvenuto, con in basso una didascalia che descriveva le immagini rappresentate. Abbiamo pensato di recuperare tale tradizione, apportando alcuni cambiamenti. Rossella, dopo aver visto i lavori completati, ha immaginato e poi scritto la storia che ciascuna tavola le ispirava. Credo che sia una buona idea da sviluppare anche in altri progetti futuri.

 

(El Rana+Leonardo Ermini, Good Fellas 2, acrilico, glitter su skateboard cm 2009)

 

È divertente il remix della copertina di Sgt. Pepper dei Beatles per la cover del catalogo di On Board. Hai fatto un ready made dell’opera di Peter Blake più “readymadizzata” della storia dell’iconografia rock…

L’idea mi è venuta qualche tempo fa e Marco About Bevivino mi ha aiutato a realizzarla. Adoro Blake e ho pensato che fosse carino dedicargli un omaggio. In più, trovo che il risultato faccia trasparire l’ironia e la gioia che metto nel mio lavoro. In fondo, ho l’opportunità di fare un mestiere bellissimo, sono sposato con la donna che amo, ho una bella famiglia e tanti amici che mi sostengono. Insomma, sono felice e spero che questo sentimento trapeli anche dalle mie opere.

 

 

 

 

 

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