L’opera di Giorgio Pignotti …L“Identità” … questa strana cosa!!!

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Giorgio Pignotti è nato  ad Ascoli Piceno nel 1979. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Macerata si affaccia sul panorama artistico relativamente tardi.  Solo nel 2008 grazie all’incontro con l’artista Nazareno Luciani e  Spazio MoHoc, isitituzione da sempre molto attenta alle giovani tendenze, inizia ad addentrarsi nei seducenti meandri di questo ambiente accattivante e dissennato in egual misura. Per un artista oggi è obbligatorio doversi rodare intorno a quei caroselli osceni, a mio avviso cinici e perversi, movimentati da ingranaggi economici e massivi,  celati sotto forma di gavetta. Così   viene chiamata, l’operazione di marketing, spesso priva di un’identità artistica, ma atta a restituire la  giusta visibilità all’artista stesso.  Ma  è in casi diversi, come ad esempio quello di Giorgio Pignotti, artista libero da compromessi di mercato che, l’uomo e la mente possono dar vita a lenti  scossoni di linguaggi socio-culturali di comunicazione visiva. Senza legacci o ingabbiamenti, Giorgio materializza una ricerca impegnata e tagliente capace di destabilizzare le radicali certezze di troppe menti, spesso troppo uguali, appannate da un puritano voyeurismo conservatore.

Chi è Giorgio Pignotti dove e quando inizia la tua carriera artistica?
Sono entrato nel mondo dell'arte relativamente tardi, dopo aver frequentato l'accademia di Macerata. Appena terminati gli studi è stato come un salto nel vuoto. L'accademia non preparava assolutamente all'impatto con la realtà artistica. Lasciamo perdere, era una realtà autistica, grazie all'inettitudine di alcuni docenti e all' inefficienza dell' allora direttrice. Per fortuna le cose dopo alcuni anni sono migliorate, grazie all'ingresso di docenti capaci e veramente interessati all'arte e agli studenti. Per me è iniziato tutto nel 2008 grazie all'incontro con l'artista Nazareno Luciani e le iniziative sul territorio dell' associazione culturale “ Spazio MoHoc”, sempre molto attenta alle nuove generazioni e uno dei pochi punti reali di confronto tra artisti,curatori, collezionisti.

Cos’è per te oggi l’arte?
Ho sempre pensato che l'arte fosse una pratica catartica. La catarsi è una cerimonia di purificazione che può riguardare sia la sfera materiale che spirituale. Fare arte non dovrebbe essere un esercizio di compiacimento. A volte può sembrare un gioco, un intrattenimento molto serio, o una terapia...è un equazione, con un fattore comune a tutte le varianti : il denaro. Probabilmente parecchi artisti, senza l'arte sarebbero dei disadattati, o dei maniaci. per questo è utilissima alla società. o dovrebbe esserlo. È  quello il suo ruolo, essere utile, dichiarare qualcosa, avere delle intenzioni, indicare delle direzioni. Al meglio delle sue potenzialità opera una diagnosi dello stato della nostra società. Non dovrebbe essere di tendenza. Oggi mi sembra diventata una tautologia.

Creare una zona d'ombra nelle certezze del fruitore
per annichilirle di fronte alla fatalità della creazione…

Giorgio il tuo è sempre stato un percorso volto al figurativo. Un figurativo dal carattere importante, dai contenuti sostanziali, dai tratti provocatori. Ti va di parlarne?
La base del mio lavoro è la ricerca sul concetto di “identità” . Dal punto di vista “formale” cerco di coniugare diversi linguaggi, per esempio usando negli ultimi lavori il telone di camion. È una metafora del viaggio attraverso la trasformazione fisica. Anche se il medium è sempre la pittura. Questa deve essere percepibile, carnale, quasi materica. Non mi piace una pittura che imita i processi meccanici, tipo la stampa o la fotografia.

Un lungo ed elaborato lavoro di ricerca, di studio, di concretezza, nel 2011 ti porta ad essere selezionato alla 54° Biennale di Venezia padiglione Giovani. Nella vita di un giovane artista che rilevanza ha un evento del genere?
Mi dispiace deludere le aspettative ma per me non ha avuto nessuna importanza. Un giovane artista raramente è autonomo. Molti dei presenti a quell'evento erano artisti già presenti sul mercato dell'arte da anni. Quindi immagino anche, che le istituzioni accademiche si siano confrontate con alcune realtà galleristiche e abbiano accompagnato l'artista in questa circostanza. Si capiva che molti avevano avuto la possibilità di sviluppare dei lavori studiati apposta per l'occasione, o con opere elaborate in situ. Hanno cercato di trarre il massimo insomma. Mi sono trovato catapultato lì, con opere vecchie di due anni, senza la possibilità di poter valorizzare il mio lavoro e quasi senza nessun contatto con l'istituzione di riferimento. Un occasione persa.

Come sottolineato il tuo lavoro, dalle complesse sfumature ha avuto una graduale ma, poi esplosiva evoluzione, quasi come se fosse una gestazione. Oggi sei impegnato alle “Identità mutanti”. Una ricerca molto delicata per le tematiche trattate e, allo stesso tempo dai messaggi forti. Identità mutanti cosa è, ma soprattutto da cosa nasce?
La mia ricerca si basa sul concetto di identità. È facile pensare di averne una, ma è difficile prendere coscienza di “chi” siamo e di chi siano gli altri. Guardare gli altri e credere di sapere chi siano è un' inesattezza molto comune, che genera a sua volta errori fatali, e che mettono a nudo la nostra stupidità. Il giudizio è una forma di condanna, ma nella creazione non vi è giudizio. Giudicare significa scindere il bene dal male e il giudizio sessuale carica le persone di un senso di colpa. Ciò ha messo spesso l'uomo in ginocchio. Quello che cerco di fare è di “silenziare” e mettere in dubbio la nostra capacità di giudizio. Creare una zona d'ombra nelle credenze e nelle sicurezze dell'osservatore, per annichilirle di fronte alla fatalità della creazione.

Dinanzi ai tuoi lavori, siamo coscienti che il pubblico sia assai diviso. Il ritaglio conservatore avverso al cambiamento, si confronta in pari modo, con la parte munifica senza preconcetti che, con distaccata criticità riesce ad analizzare i contenuti, senza limitarsi alla sola rappresentazione. Perché secondo te, esistono ancora tante divergenze e spaccature, in un società evoluta e civile?
Dipende cosa si intende per “evoluta” e “civile” . A me non sembra che siamo evoluti e civili , non in senso assoluto e pieno come ci piace pensare. C'è un basso livello di coscienza e consapevolezza in troppe persone. Molti costruiscono la loro vita sulle macerie delle vite altrui. E se da un lato è umano errare, perché dall'osservazione dell' errore si può costruire una consapevolezza, d'altro canto è stupido e diabolico fare cento volte gli stessi errori. È stupido rimanere ancorati per sempre ad una immagine di sé, e non mettersi mai in discussione. I miei lavori scaturiscono anche da questi concetti.

 

 

..Scegliere l’Italia per far carriera,
è come cercare di coltivare in una palude.
Meglio lasciar stare. Prima bisogna bonificare…

 

Giovani talenti come te, hanno abbandonato il nostro paese? Nel campo dell’arte per un artista che decide di restare,  cosa offre oggi l’ Italia. Ma soprattutto guardando l’Italia con i tuoi occhi cosa vedi?
Penso che ci siano molte realtà interessanti, soprattutto a livello locale. Basta saper guardare. A livello artistico, penso che si ridimensionerà l'ubriacatura delle gallerie e dei curatori autoreferenziali, anche se ancora mancano fiducia e apertura. La mancanza di queste è sintomatico della mancanza di forza ed energia di una società. Per questo, chi fugge avrà i suoi buoni motivi, ma anche i cattivi :vigliaccheria, opportunismo, miopia o fabulismo esistenziale. Non perché non sia giusto andarsene, ma perché è sbagliato il momento. Chi resta e non fa nulla per migliorare la situazione, anche fosse solo la propria, è però afflitto dalle stesse “patologie”.

Convinceresti qualche tuo collega straniero a venire nel nostro Paese?
Dipende sempre dalle circostanze. Se si pensa di venire qui per far carriera, è come cercare di coltivare in una palude. Meglio lasciar stare. Prima bisogna bonificare.

Progetti per il futuro?
Continuare a proporre il mio lavoro, e a cercare spazi di confronto, anche all'estero ( ma senza andarmene). Ho da poco partecipato ad un progetto in una nuova galleria londinese, la Mori+Stein gallery, spero di continuare la collaborazione e che da qui possa nascerne una personale

In Bocca al lupo…

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