Intervista ad Emiliano Audisio dei LINEA 77
di Chiara Todeschini
Qual è il tuo rapporto con l'arte?
Insieme a Massimiliano Ferramondo, giornalista e amico, ho attraversato - forse è l'unico termine utilizzabile - le installazioni di Max Neuhaus, un artista che lavora unicamente con il suono. In effetti si trattava più di sentire e ascoltare piuttosto che di guardare. Magari anche per un quadro si potrebbe dire lo stesso. Ho ascoltato, poi ho visto, ho avuto forse l'impressione di capire, prima un'emozione, quindi un sentimento e un pensiero. Tutto ciò seguendo un percorso prima sconosciuto alla mia ragione.
Quali impressioni ti hanno lasciato le sue installazioni?
Ci fai qualche esempio?
A Ginevra invece, nel parco Promenade du Pin si trova un'altra sua opera. Anche qui due grate per terra, una di fronte all'altra, distanti non più di un metro e mezzo, lunghe non più di due, come quelle per raccogliere l'acqua. Un suono che gioca con il bosco intorno. Incuriositi abbiamo chiesto ai passanti, ovviamente senza dire loro che si trovavano al centro di un'installazione sonora, di raccontarci cosa sentivano. La maggior parte riferiva di rumori che non c'erano realmente, come ad esempio il rombo di un aereo. Nessuno di loro, sebbene alcuni fossero assidui frequentatori del parco, si era mai accorto dell'installazione. Tutti però, dopo un primo momento di imbarazzo, rimasero sorpresi e attivamente coinvolti quando scoprirono quel suono e quello spazio sempre esistito e mai percepito. Per quanto viviamo immersi in un ambiente sonoro e caotico, è grande la disattenzione che abbiamo oggi nei confronti del suono e la poca predisposizione all'ascolto.
Come hai conosciuto Neuhaus? Per caso, leggendo un libro e mi ha incuriosito subito. A tal punto che insieme a Massimiliano abbiamo deciso di realizzarci un piccolo lavoro video, visitando tre sue opere che si trovano in Svizzera: a Ginevra, nel parco di cui ti ho parlato, a Saint Luc, dove una sua opera, raggiungibile solamente a piedi e intitolata "La Barma", si trova lungo un sentiero di alta montagna, e infine a Berna, dove una sua installazione si sviluppa lungo il corridoio di ingresso della sede della Swiss Telecom.
C'è una corrente o espressione artistica con la quale ti senti più in sintonia? No. Su questo tema non sono in grado di arrivare ad una sintesi. La mostra su Mario Schifano alla galleria d'Arte Moderna di Roma l'estate scorsa, gli affreschi da poco restaurati del Masolino e del Masaccio nella Cappella Brancacci a Firenze, i "Sette Palazzi Celesti" di Anselm Kiefer e le sculture di luce di Anthony McCall all'Hangar Bicocca a Milano. Ognuna di queste visioni si accompagna a una storia, come una serie di accordi creano una composizione. Per invadere, mi lascio invadere.
C'è un'artista in particolare che vorresti conoscere? Uno al giorno forse, quindi direi di no. Mi piacerebbe visitare la Biennale, anche perché non sono mai stato a Venezia. La scorsa estate mi sono avvicinato a lei, ma è stato grazie ai sogni. Ero in treno dovevo scendere a Mestre per un concerto, arrivò il sonno, mi svegliai a Venezia Santa Lucia. Vidi soltanto la stazione, tornai subito a Mestre scivolando sull'acqua con l'ingenuità e l'innocua presunzione di essere il protagonista di un film di Miyazaki. Allora parlo dell'irraggiungibile, di quanto sarebbe stato magnifico poter assistere ad uno spettacolo di Pina Bausch se solo avessi avuto il coraggio e la fortuna di avvicinarmi prima alle meraviglie della danza. E infine, in questa lista della spesa dell'immaginazione, parlo del possibile, quindi del desiderio - da rimandare al prossimo anno - di visitare l'Ars Electronica di Linz.
A fine settembre partirai insieme ai Linea77 per la California a registrare il nuovo disco. Quando sarai lì, oltre all'album, c'è qualcosa che hai messo in agenda che vuoi fare/vedere in particolare?
Emilano Audisio fotografato da Chiara Mirelli