The Italian Newbrow. Di Ivan Quaroni

rubrica di ivan quaroni

THE ITALIAN NEWBROW

di Ivan Quaroni

 

 

La contaminazione tra la pittura e altri linguaggi creativi, come ad esempio il fumetto, l’illustrazione, la letteratura fantascientifica e il cinema di genere, si compie per la prima volta in Italia durante gli anni Novanta, nell’ambito di quella che, forse con poca immaginazione, è stata soprannominata Nuova Figurazione. Questo movimento o scenario culturale, culminante nel 2000 nella collettiva Sui Generis, curata da Alessandro Riva al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, ha avuto il merito non solo di riportare la pittura al centro del dibattito artistico, in un contesto ancora fortemente influenzato dall’arte post-concettuale, ma anche di proporre un nuovo modello artistico, basato sul crossover e la contaminazione con molteplici aspetti della cultura di massa. 
 
elena rapa

(Elena Rapa, Teste aperte, tecnica mista su tela, 80x80 cm., 2010)

 
Prima di esaurire la propria carica innovativa, perdendosi in perniciose, quanto inutili, forme di rappresentazione foto-realistica e iper-realistica, la Nuova Figurazione è riuscita ad avviare un salutare processo di rinnovamento delle arti tradizionali, pittura e scultura in primis, attraverso il saccheggio di fonti iconografiche basse, popolari. Si conti poi che nella prima metà di quel decennio si assisteva alla diffusione di massa di internet, uno strumento che di lì a poco avrebbe iniziato ad influire anche sulle scelte e sui processi operativi degli artisti delle generazioni più giovani. Iniziava, infatti, a profilarsi sullo scenario artistico italiano quella che Luca Beatrice definiva sulle pagine di Flash Art “Google Generation”, ossia una nuova schiera di artisti, i quali includevano nella propria prassi creativa l’impiego delle nuove tecnologie digitali oppure l’uso di risorse iconografiche facilmente reperibili nel web.
 
vanni cuoghi

(Vanni Cuoghi, Tre pensieri di primavera, acrilico su tela, 80x80 cm., 2010)

 
Le frange più evolute della Nuova Figurazione sono responsabili, quindi, della nascita di un nuovo approccio dell’arte nei confronti della rappresentazione e dello sviluppo progressivo di un’attitudine più aperta e inclusiva verso discipline creative limitrofe o addirittura estranee al cotè dell’arte contemporanea. D’improvviso, i videogame, le forme della computer grafica, le texture e i pattern della moda o dell’architettura d’interni, i linguaggi del tatuaggio e dei cartoni animati fanno capolino nell’immaginario della giovane arte italiana. La cultura pop, anche se nessuno ha l’ardire di definirla tale, si propone come unica alternativa, in un sistema artistico dominato dai concettualismi e dai minimalismi di “fine stagione”.
 

(Fulvia Mendini,Tokyo-Ga, acrilici su tela, cm. 60x69, 2008)

 

Molte delle intuizioni degli artisti neofigurativi degli anni Novanta confluiscono, inevitabilmente, nella cultura del decennio successivo. In particolare, nello scenario dell’Italian Newbrow, comprendente istanze pittoriche composite, che spaziano da stilemi neopop a espressioni new folk, passando per atmosfere gotiche di matrice neoromantica.
 

(Giuseppe Veneziano, La cosa più bella di Firenze è il McDonald's, acrilico su tela, 100x60 cm., 2010)

 

 
Ciò che germogliava nella Nuova Figurazione fiorisce nell’Italian Newbrow, con l’unica differenza che quest’ultima, oltre ad escludere fermamente le espressioni pittoriche foto realistiche, matura una maggior consapevolezza collettiva rispetto al contesto in cui si trova a operare. Ciò significa che, oltre alle esperienze dei singoli artisti, vi è anche una coscienza dei cambiamenti in atto a livello collettivo e globale. Esperienze come la Lowbrow Art californiana, il Superflat giapponese, il New Folk newyorkese e persino la pittura della Leipzig Schule, tanto per citare alcuni dei più significativi movimenti degli ultimi due decenni, hanno esercitato una notevole influenza sulle giovani generazioni.
 

(Massimo Gurnari, Untitled, tecnica mista su tela, 150x150 cm., 2010)

 

 
Ed è indicativo che tutti questi movimenti si considerino come espressioni di una cultura pittorica popolare, persino nel caso della Scuola di Lipsia, stilisticamente più distante dagli stilemi formali del neopop.
In Hellbound. New gothic art, una ricognizione ad ampio raggio sulle espressioni gotiche e orrori fiche dell’arte contemporanea, la giornalista Francesca Gavin introduce l’interessante definizione di post-pop- art per indicare quel tipo di espressione “che usa immagini della vita quotidiana e dei media per raggiungere il grande pubblico”.
 

(Giuliano Sale, Father, olio su tela, 50x50 cm., 2010)

 

 
In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso è naturale che l’arte si muova verso linguaggi universalmente intellegibili, capaci di comunicare con il più ampio numero possibile di persone. Una delle specificità degli artisti dell’Italian Newbrow è, infatti, l’attitudine verso la creazione d’immagini di assoluta immediatezza, dove l’universalità della cultura pop si mescola con le specificità culturali del contesto italiano.  Una pletora di elementi formali e stilistici si affastellano gli uni sugli altri quasi senza soluzione di continuità in questo scenario eterogeneo. Quelli di matrice globale, come ad esempio i riferimenti iconografici a eroi dei fumetti e dei cartoni animati o a personaggi illustri della cronaca, del cinema, del rock ricorrono sovente nelle opere di Giuseppe Veneziano, Michael Rotondi, Vanni Cuoghi e Massimo Gurnari. Soluzioni grafiche decorative, con influssi derivanti dal graphic design si trovano, invece, nei lavori di Eloisa Gobbo, Fulvia Mendini e Tiziano Soro, sebbene pattern e texture siano ravvisabili anche in certe immagini di Vanni Cuoghi e Massimo Gurnari.
 

(Eloisa Gobbo, Siamo Stati Uniti, acrilico su tela, 50x50 cm., 2009)

 

 

 

 Mentre il linguaggio formale di Paolo De Biasi si attesta su stilemi prossimi alla pittura eurocentrica della già citata Scuola di Lipsia, le immagini di Sale sembrano riecheggiare l’interesse della cultura contemporanea verso un’estetica neogotica, distopica e radicale. Italian Newbrow è, quindi, uno scenario in cui si coagulano molteplici istanze, talora persino contrastanti e contraddittorie, che riflettono quanto accade, pur con le varianti del caso, nel clima generale dell’arte contemporanea. Innanzitutto, è uno scenario in cui la pittura sembra aver recuperato una posizione preminente rispetto a media considerati tradizionalmente più sperimentali, come il video, la fotografia, l’installazione. In secondo luogo, è un contesto in cui le specificità abbondano non solo sul piano formale, attraverso una ricca differenziazione di approcci e stili, ma anche sul piano dei riferimenti e delle citazioni, che sono spesso il terreno sul quale è possibile individuare le peculiarità del genoma italiano.
 
 

( Paolo De Biasi, Qwerty happy tune, acrilico su tela, 100x150 cm., 2010)

 

 

 
Infine, è un panorama culturale, più che una scuola, una corrente o un gruppo artistico, il cui denominatore comune consiste piuttosto in un atteggiamento, un approccio, una modalità di pensiero ricettiva nei confronti di stimoli e sollecitazioni extra artistiche. Si tratta quindi di qualcosa di diverso anche rispetto alla propensione postmoderna verso il pastiche di generi e stili in auge durante gli anni Ottanta.

 

(Michael Rotondi, Argo, tecnica mista su tela, 100x100 cm., 2010)

 

 

 

L’Italian Newbrow è l’espressione artistica di un mood spirituale ed emotivo inclusivo, vitale e, dunque, realmente sperimentale. Si tratta, forse, dell’unico scenario in grado di fare fronte, in termini artistici, alle variabili di quella che Zygmunt Bauman ha definito “Società liquido-moderna” in riferimento alla fluidità e alla rapidità dei mutamenti economici, sociali e geopolitici. Che cosa, infatti, muta altrettanto rapidamente della borsa, della tecnologia, dei consumi, della moda, e degli assetti politici se non la cultura di massa? Quale altra forma di pensiero è capace di adattarsi agli stravolgimenti periodici della vita liquido-moderna con eguale precisione ed efficacia?
 
 

( Silvia Argiolas, acqua miracolosa, olio e smalto su tela, 50x60 cm., 2010)

 

 

 

 

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