"10 per 10" in transito, parla Maya Pacifico.
Maya, raccontaci di questo progetto "Arte in viaggio", la didascalia dell'evento preclude una idea di movimento, spostamento e mobilità del lavoro degli artisti in esposizione, è la risposta degli artisti alla delocalizzazione dell'arte contemporanea?
Lo spirito che anima la collettiva 10 x 10 Arte in Viaggio è quello di creare un percorso che tocchi differenti realtà del nostro paese: a partire da Milano che è considerato l’epicentro del mercato, per spostarsi sempre più verso la periferia.
In questo modo estetiche e tradizioni differenti entrano in rapporto dialettico lasciando una traccia laddove il luogo rappresenta in realtà un transito.
In assenza di istituzioni che propongano un progetto coerente e di lunga durata gli artisti mirano a costruirsi un percorso itinerante alla ricerca di nuove energie e ulteriori stimoli.
Questa può essere una risposta alle scelte culturali degli enti pubblici oppure un nuovo inizio di un percorso autonomo.
Gli artisti hanno lavorato su un formato smart, 10 per 10, è sufficiente un formato 10 per 10 a racchiudere il linguaggio e la poetica di un artista?
Il sistema dell'arte ci ha ormai abituato al gigantismo dell'opera dell'artista in esposizione, quasi come se fosse il formato a determinare il valore di una ricerca artistica...
Il formato 10 x 10 è stato davvero una sfida.
Io stessa dubitavo di riuscirci e solo dopo vari tentativi ce l’ho fatta.
La micro-realtà immortalata nel micro-formato serve ad insegnarci a vedere di nuovo.
Ad aprire gli occhi contro l’ottundimento dello sguardo.
Che ormai non vede più.
Imparare a vedere e a tenere gli occhi bene aperti.
Ognuno di questi lavori richiede attenzione, rappresenta un momento di una piccola storia.
Ecco perché nell’allestimento si è scelto di seguire una linea unica e continua rispettando una cronologia.
L’arte è tempo congelato: una forma di immobilità dinamica che ci permette di vivere un’esperienza fortemente coinvolgente.
Come sono stati selezionati gli artisti?
Come ha risposto il pubblico di "Fiorillo Arte"?
Il viaggio come proseguirà, alla prossima fermata stazione espositiva, muteranno gli artisti e le opere?
Qualcuno salirà e qualche altro scenderà?
Nella selezione siamo stati veramente aperti: tutto è nato in rete ed è stato condiviso in rete.
Valeria Modica di Milano ha ideato il progetto e mi ha contattata perché l’aiutassi a trovare artisti interessati a partecipare.
Da qui la scelta di non adottare un taglio curatoriale-critico preciso ma di effettuare una sorta di censimento degli artisti in grado di misurarsi con le difficoltà del formato indipendentemente dalla tecnica usata.
Chi voleva poteva aderire al tema del viaggio e soprattutto dare senso alla realtà interiore del viaggio verso quei luoghi che dovrebbero nutrire davvero l’immaginazione.
Forse le relazioni e le reti possiedono già, per il solo fatto di crearsi e agire, una valenza culturale-artistica nuova, una condizione e una legittimazione creativa che surroga l’aumento della distanza rispetto al sistema dell’arte consolidato.
Fiorillo Arte ci ha messo a disposizione uno spazio che pur avendo un suo pubblico e un suo trascorso espositivo non veniva utilizzato da tempo.
La risposta del pubblico è stata esaltante : l’idea di un formato così piccolo ha suscitato molta curiosità.
In quest’epoca di crisi e di budget striminziti il tempo dell’arte sembra essersi fermato all’anno zero.
Sta a noi ripartire per toccare, dopo Milano, i punti periferici del paese e quindi vanno bene Palermo e Napoli e poi, perché no, anche Brindisi o la Sardegna. L’importante è procedere, passo dopo passo intraprendere questo viaggio aperto a chiunque voglia viaggiare su questo binario con in tasca un biglietto in cui l’unica destinazione è … il viaggio stesso.
Le tappe del viaggio ci sono tutte, chiunque può salire o, volendo fermarsi per sempre. Diamo loro tempo, perché ogni tappa contiene in sé altre opere e altri viaggi.
ph Antonio Liguori