Il contributo di Georges Bataille

Il contributo di Georges Bataille

di Dario Lodi

 

Contributo non indifferente allo svecchiamento delle idee e delle ricerche intellettuali, fu dato da Georges Bataille (1897-1962) con le sue opere trasgressive, erotiche sin quasi alla pornografia. Ma l’erotismo di Bataille non è mai fine a se stesso, né ha a mai mire che siano dissociate da un principio al quale lo scrittore francese sembra voglia attenersi: quello di dimostrare che l’uomo possiede un’arma formidabile per sconfiggere il caso, e cioè l’eros. A questo punto, Bataille traduce esattamente il significato della parola. Eros significa vita e questa vita si manifesta interiormente come spinta esistenziale, ma poi, come consapevolezza umana. Se doto l’eros di ragione, avrò una logica affascinante da perseguire, un fine, una possibilità di battaglia continua contro il nulla con qualche speranza di vittoria.

Se mi affido alle convenzioni, alla religione in particolare, umilierò sia la ragione che l’eros. Bataille faticò a dimostrare le sue tesi perché era condizionato a un insieme di teorie in formazione che trattavano di Freud, di Hegel, di Nietzsche. Il maggior hegeliano del tempo, Alexandre Kojève, fu essenziale per la formazione del pensiero del nostro. Kojève predicava una sorta di misticismo, ricavato dalla “Fenomenologia dello spirito”, nel quale a dio era sostituito l’uomo. Tutto ciò era molto simile alla confusa filosofia nicciana, dove l’Oltreuomo paventava la venuta di un essere superiore, un dio senza gli attributi dogmatici e passivi di quello tradizionale. Freud serviva come fonte di’ispirazione eterna, per quanto riguarda la possibile formulazione di propositi e di suggestioni provenienti da un mondo interiore non frenato dalla razionalità utilitaristica. Da qui la difficile prosa di Bataille, nel senso che essa gira continuamente alla ricerca di un centro. Cosa impossibile in quanto il centro è ripudiato dallo stesso autore, salvo che non si parli della irrefrenabile e incontentabile ricerca umana. Quando il Nostro decide di dare un senso compiuto al messaggio che intende lanciare – e questo senso è: riflettete su ciò che conta veramente – egli licenzia saggi (numerosi) e romanzi (altrettanto numerosi) colmi di paradossi.

Ad esempio, nel 1937, Bataille scrive “Madame Edwarda”, romanzo nel quale una prostituta afferma che dio è lì nel bordello e che soltanto lì può stare. La mistione di amore meccanico e morte è una sottolineatura di quanto entrambe le cose siano misere (per quanto Edwarda si dia da fare per dimostrare che l’amore, pur meccanico, è tutt’altro) rispetto a un eros cosciente. Qui Bataille esagera la portata del suo richiamo perché sia maggiormente evidenziato. Ma pure insiste con il misticismo di Edwarda, riferito alla strana situazione della donna, per una remota incertezza nel sostegno alla sua tesi.

Questo ondeggiare fra affermazioni e negazioni, fra certezze e incertezze, caratterizza il suo romanzo esistenzialista “L’azzurro del cielo” (1935) dove il protagonista assiste allo svolgersi della sua vita. Ciò è reiterato ne “L’esperienza interiore” (1943) e ne “L’impossibile”, opere che completano, per così dire, quella d’esordio, “Storia dell’occhio” (1928). Sartre definì Bataille un folle visionario, meritevole di psicanalisi.  L’affermazione, sicuramente esagerata (semmai anche a Sartre uno psicanalista sarebbe stato necessario), spiega in parte la presenza nella mente di Bataille delle discussioni filosofiche e artistiche del tempo – tempo di sperimentazione – alle quali erano impegnati Michel Foucault, Gilles Deleuze, Jacques Derrida, Roland Barthes, Pierre Klossovski (fratello del pittore Balthus), Andrè Masson (pittore) e altri: tutti impegnati a fondare il post-strutturalismo (che sfocerà nel testo di Jean-François Lyotard del 1979, riportante lo stesso nome e nel Decostruzionismo di Derrida). Non più la costruzione di una struttura preordinata, bensì la creazione di più strutture, maggiormente complesse e aperte a nuove suggestioni.

Qui l’opera di Georges Bataille trova la sua logica e la sua importanza. 

 

 

Dario Lodi

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