L'artista che sa modulare il suo linguaggio con i tempi e con l'azione digitale, dedica una quantità significativa di tempo ed energia all'interazione quotidiana con i nuovi media.
I nuovi media, lo si voglia o no, sono i nuovi addetti ai lavori e i nuovi intermediari dell'arte contemporanea, si sono sostituiti allo spazio della galleria e all'intermediazione degli addetti ai lavori e delle riviste specializzate.
L'artista digitale è oggi uno "spettautore" e un "commentautore"; il suo spazio d'azione è interreale; il suo linguaggio è una risultante vettoriale di una intelligenza collettiva distribuita, che gli consente la chiave d'accesso a qualsiasi fonte d'informazione; dematerializza i contenuti con l'atteggiamento del pirata che dopo averli conquistati e depredati, li possiede.
La sua intelligenza è collettiva, diffusa, si espande e arriva ovunque; valorizzata e coordinata in tempo reale, in grado di portare a una mobilitazione effettiva delle competenza di rete.
L'artista nato digitale, controlla e modula professionalmente, la propria identità sociale e la propria relazione, lo fa dal proprio social con il suo smartphone, crea, condivide e commenta contenuti mediali.
L'ossessione (nei più navigati) sapientemente calcolata, di fotografarsi e condividere le proprie immagini, è il tentativo di costruire una identità sociale il più possibile vicino al sé ideale; il selfie è la sua palestra laboratorio di vita.
In altre parole è l'adattamento della specie a una propria immagine, che necessita rispecchiarsi nell'altro per creare una nuova identità sociale e collettiva che in tempo reale passa per la propria dimensione corporea.
L'immagine e il contenuto, cominciano a essere un collegamento ipertestuale nel corpo dell'artista nativo digitale.