L'ICONA POP HA LE "BORSE" AGLI OCCHI

 

Le borse di Walter Xausa hanno soggetti cari alla pop-art. Riconosciamo il volto già warholiano di Marilyn Monroe, ma anche quello di Audrey Hepburn o di Valentina. La bandiera degli Stati Uniti, che venne rivisitata dalla pop-art di Johns, per Xausa ha un “arcobaleno” di strisce. Queste borse inducono a guardare anche le linee dei loro soggetti, spesso disegnate in via espressionistica, “caricandone” lo spessore. Xausa esibisce volti che paiono “coricati”. La loro inclinazione si percepisce in maniera più “espressionistica”, contro il fermo immagine della pop-art. Andy Warhol ad esempio esibisce frontalmente e centralmente i volti, accentuandone il simbolismo iconografico. Sulle borse di Xausa, il “peso” delle diagonali espressionistiche indurrebbe la nostra visione a cadere. Quasi non potremmo più “appenderla”, sulle maniglie in alto. La borsa serve a contenere piccoli oggetti, spostandoli a piacimento. Un’ovvietà che per Xausa andrebbe valorizzata. Quando il volto di Marilyn Monroe, Audrey Hepburn o Valentina pare “coricarsi”, questi virtualmente fanno in modo che anche la borsa “venga contenuta”, almeno dal nostro sguardo. Le maniglie spostano e “si spostano”: ma siamo abituati a percepire solo il primo dinamismo… Il volto “iconografico” s’inclina per valorizzare visivamente la borsa “che tiene”, anziché (più semplicemente) la borsa. L’artista ha scelto la bellezza femminile, preservandone le differenze caratteriali. Il volto di Valentina s’inclina in via sognante, dormendo, mentre noi siamo abituati a desiderarla. Quello di Marilyn Monroe si percepirebbe principalmente per la bocca carnosa, che deve parlarci. In fondo l’attore è qualcuno che recita. Ciò non toglie che Marilyn Monroe possa avere un’aria più malinconica, ricordandone le delusioni sentimentali. Il volto di Audrey Hepburn sembra molto raffinato, mettendosi a pensare. Simbolicamente, i soggetti di Xausa hanno pure le “inclinazioni” personali.

Per il filosofo Foucault, noi viviamo l’epoca in cui “trionfa” la multimedialità. Tutto diventa immagine, oppure immagine… dell’immagine (addirittura sostituendola al suo oggetto materiale di riferimento, come accade nella realtà virtuale). Nel secondo caso, certo più “radicale”, Foucault parla di simulacro. Se non possiamo vivere senza le immagini, almeno le selezioneremo, partendo dal nostro gusto. Soprattutto nella pop-art di Warhol, esteticamente la realtà e la virtualità si confondono fra di loro. La sua serigrafia su Marilyn Monroe certo non può eguagliarne la corporeità, e tuttavia, superato ampiamente il più “classico” ritratto pittorico, la prima equivarrà alla seconda. Si parta dal fatto che Warhol vive nell’epoca dei “simulacri”. Una grande attrice come Marilyn Monroe è già… “ritratta” in se stessa, quando, innanzi al televisore, noi la stimiamo “un’icona” di stile. Lei si percepisce reale e virtuale, proprio nella sua vita materiale. Come suggerisce il sociologo Alessandro Dal Lago, il poster di Warhol su Marilyn Monroe nei fatti equivale all’icona di “stile” che tutti le conferiscono (anche senza fare gli artisti). Roy Lichtenstein invece non sarebbe altrettanto “neutrale”. I suoi fumetti, tipicamente in commercio, alla fine hanno soggetti “straniati”, entro colori che, perso il chiaroscuro, s’accostano fra di loro per schegge, a “bombardarci” come la pubblicità. Oldenburg è forse più apertamente “critico”, nei confronti del mondo “per simulacri”. Egli trasfigura gli oggetti quotidiani: in specie ammorbidendoli, sgonfiandoli, ingrandendoli ecc… Lichtenstein ed Oldenburg arriverebbero ad idealizzare il materialismo “del mercato”, paradossalmente per “contestarlo”, attraverso l’ironia. Alessandro Dal Lago scrive che Warhol è più “neutrale”. Semplicemente, il suo poster su Marilyn Monroe prende atto che lei vive nell’idealizzazione di se stessa (in quanto “icona” di stile per tutti). Qualcosa che Warhol voleva paradossalmente materializzare, attraverso l’arte.

Nelle borse di Xausa, i volti che paiono cadere virtualmente “si lasceranno prendere” dal nostro sguardo. Essi sarebbero già “in se stessi” un… ritratto. La vita materiale di Marilyn Monroe, Valentina o Audrey Hepburn si “offre” alla nostra… “presa”, ancor prima che lo facciamo noi. Warhol “freddamente” aveva constatato che il mercato idealizza alcune persone. La neutralità della sua poetica era confermata dai volti, lasciati frontalmente e centralmente, quasi nel fermo-immagine di se stessi. Probabilmente le borse di Xausa hanno una vena più malinconica. Lui parte da un volto inclinato, arrivando ad incrinarne l’iconografia pop. Forse Xausa chiede che percepiamo l’anima dei soggetti (Marilyn Monroe, Valentina, Audrey Hepburn). Limitarsi a vederli sarebbe troppo malinconico, anche conoscendo la commercializzazione della loro iconografia. Quest’ultima sarebbe velatamente “criticata” dallo stesso Xausa, quando la bandiera degli Stati Uniti ha le strisce ricolorate, con l’arcobaleno transnazionale “della pace”.

Hamish Fulton s’espresse artisticamente viaggiando a piedi. Dato un qualunque paesaggio, da questo lui avrebbe preso solo delle fotografie, e lasciato una semplice traccia del suo passaggio. Viaggiando a piedi, si percepirebbe una sorta di tempo primordiale, in cui trovarsi ad essere (con la stabilizzazione che avverrà solo negli anni). Dentro al paesaggio, Fulton si limitò a disegnare, tracciare e spostare: azioni di trascinamento (di “camminamento”). Gli interessava la trasformazione “che si trovasse ad essere”, avendo una… “presa” sul mondo che “si lasciasse” continuamente.

Nelle borse di Xausa, sembra che i volti si trascinino, chiedendo che noi “li prendiamo” con lo sguardo. Ciò avverrà ancor prima che le dita serrino le maniglie… Dal canto suo, l’artista ha provveduto a disegnare e tracciare “lo spostamento” dei volti verso il nostro sguardo. Bisogna che simbolicamente conferiamo alle borse un animo. Oldenburg aveva materialmente gonfiato l’oggetto pop. Non è casuale che Xausa disegni un cuore sopra le borse, permettendoci virtualmente di sentirne il “battito vitale”.

 

P.S. Recensione d'estetica dopo una mostra dell'artista Walter Xausa, nel suo atelier a Desenzano del Garda (BS), Venerdì 29 Giugno 2012

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